Ventiquattresima Uscita
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Costume & Società
La società volatile
La NEOMODERNITA' (Pagina 13)
Leonardo da Vinci
La Vergine delle Rocce (Dettaglio). (1483 – 1486). Museo del Louvre (Parigi) Olio su tavola
Libri:
Johannes
Itten
Arte del colore
(Pagina 3)
"Solo a chi ama il colore manifesta tutta la sua bellezza e la propria intima essenza. Può essere usato da chiunque ma solo a chi lo adora appassionatamente svela il suo profondissimo mistero"
Johannes Itten
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GROUND ZERO (USA)
New York 23 anni dopo
Dopo i fatti sconvolgenti dell'11 settembre 2001 l'America si è rialzata: nel luogo dove avvenne il crollo delle Torri Gemelle ora sorge il Ground Zero (nome che deriva dall'area desertica del New Mexico in cui nel '45 avvennero i test atomici).
Nel sito del World Trade Center infatti sono stati eretti edifici commemorativi all'evento che in origine ospitava sette edifici: oggi sorge il grattacielo One World Trade Center (Freedom Tower) il sesto più alto del mondo e ne sorgono altre sei. Spicca la One World Observatory da cui si può ammirare New York per giungere alla Memorial Plaza costituita di due fontane con le targhe in bronzo con i nomi delle vittime di quel giorno indimenticabile.
Il monumento è denominato Reflecting Absence ed è
circondato da querce che andarono in fiamme durante l'attentato. A questo fanno
da sfondo il Museo dell'11 settembre con oggetti recuperati; il Memoriale Glade
dedicato alle squadre di soccorso. Ognuno di noi terrà a mente le immagini
televisive del terribile attacco che ha cambiato il volto della storia.
Palazzo della Regione (Milano)
Marcello Morandini
20 giugno 2023 – 20 giugno 2028
Milano ospita cinque opere del mantovano Marcello Morandini creati dall'artista con materiali diversi come il legno e il cartoncino e saranno presenti come istallazione fino al 2028.
Le nuove opere sono collocate nel Foyer Testori, una galleria vera e propria posta all'ingresso dell'Auditorium mentre altre sculture sono state realizzate per le personali del 2014 alla GNAM di Roma in lamina stratificata, l'altra ancora fa parte della collezione della Fondazione Marcello Morandini di Varese.
La sua carriera parte come designer per un'industria e come grafico per poi partecipare artisticamente negli anni '60 a diverse mostre internazionali. A Varese progetta architettonicamente nel '78 la sua casa-studio e partecipa ecletticamente a diverse forme espressive come le sue sculture.
La caratteristica portante dell'artista consiste nell'elaborare i suoi lavori con la poligomia dei materiali: dal legno come dicevamo sopra all'utilizzo del plexiglas per la costruzione progettuale dei suoi modellini.
Lui si sente profondamente architetto proprio per questa spiccata vocazione alla progettualità.
Ragioni che lo han portato all'accostamento oltre che dei materiali anche del bianco e del nero proprio per avere il controllo della forma e delle dinamica funzionale che definiscono l'essenza del suo lavoro.
Per lui la progettazione è determinante come punto di partenza per l'impalcatura della creazione: soprattutto nell'architettura è fondamentale avere il senso utopico per giungere a quello abitativo e per questo coniuga il design come forma di riempimento e funzione.
Classe 1940 frequenta la Scuola d'Arte di Brera a Milano e proprio qui inizia ad operare nel mondo del designer e nelle sue opere pittoriche spazia dalla tridimensionalità della forma alla sua dilatazione nello spazio.
Soprattutto negli anni '80 ha avuto collaborazioni internazionali soprattutto con studi di architettura del Giappone ed in tantissime città del mondo.Pagina 3
Johannes Itten
Arte del COLORE
Come abbiamo definito su altri numeri il colore rappresenta uno dei concetti fondamentali per lo studio dell'arte ed in particolar modo il testo di Itten ci mette innanzi a problematiche analitiche tali da farci comprendere elementi altrimenti sconosciuti dalla teoria stessa.
In questo testo di riflessioni uscito nel 1961 l'artista, insegnante e teorico analizzò il fenomeno esclusivamente da un punto di vista estetico e teorico.
Lo studio partiva proprio dalle esperienze che Itten aveva ereditato sin a partire dal 1913 ovvero ai tempi in cui mentre affinava gli studi su Goethe, Chevreul e Runge conobbe Adolf Holzer sino poi al momento in cui entrò come docente alla scuola di Vienna tra il 1916 ed il 1919. Dopo di che passò al Bauhaus di Weimar dal 1919 al 1923 operando con i suoi studenti ciò che poi avrebbe affinato e sviluppato definitivamente presso la scuola di Berlino tra il 1926 ed il 1934.
Partiva proprio dalla consapevolezza che negli studi umani esistessero leggi oggettive ed imprescindibili tali da non poter essere confutate se non innanzi a nuove visioni capaci di stravolgerle e nello stesso modo concepì lo studio dei colori come forma di ricerca e analisi scientifica atta a definirne quelle caratteristiche fondamentali tali da essere considerate universali.
Questo tipo di indagine sovrapponeva ovviamente un discorso oggettivo rispetto alla tavolozza individuale e personale messa in campo dagli artisti di ogni epoca.
In questo modo l'oggetto di questo studio diveniva una sorta di strumento essenziale, oggettivo ed universale che, al pari di una scienza, serviva come punto di riferimento strutturale agli artisti di qualunque ideologia, cultura o visione personale.
Fu così che intorno al 1921 generò la celebre stella dei colori a dodici punte presso la rivista Utopia in cui metteva in chiaro la sua visione tanto empirica che deduttiva.
Nel testo analizzava i colori ed il loro rapporto con la fisica ottica oltre che sviluppare il rapporto tra la dimensione del reale e l'effetto cromatico che esso determinava. Spingendosi verso il concetto di armonia tra i colori giungeva agli accordi cromatici soggettivi sviluppando così il disco cromatico diviso in dodici parti.
Numerologicamente affrontava anche i sette contrasti del colore e le loro combinazioni sino a comparazioni definite dalla sfera cromatica.
Inoltre c'è una parte dedicata al rapporto tra la forma ed il colore così come un'altra dedicata alla spazialità cromatica.
Infine giunge alla teoria impressionistica dei colori sino a quella espressionistica che giunge al culmine nella composizione.
Un testo variegato, carico di dettagli ed esperienze dirette costellate di concetti profondi e ponderati.
Itten rappresenta un caposaldo nello studio dell'arte e questa analisi
diviene punto focale di un'indagine necessaria alla conoscenza.
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House of GUCCI
"Un cast d'eccezione per Ridley Scott"
E' del 2021 la pellicola di Ridley Scott che celebra il libro House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine di Sara Gay Forden. Nel cast Scott fa lavorare Lady Gaga nel ruolo di Patrizia Reggiani, Adam Driver in quello di Maurizio Gucci, Jared Leto nel ruolo di Paolo Gucci, Al Pacino in Aldo Gucci, Jeremy Irons in Rodolfo Gucci. Cast stellare per un film diverso da quelli colossali del regista statunitense anche se ha ricevuto numerose critiche per questa impresa.
Il film è ambientato nella Milano degli anni'70: da una parte Patrizia
Reggiani figlia del padrone di una ditta
di autotrasporti conosce ad una festa Maurizio il giovane rampollo della
facoltosa famiglia Gucci. Il giovane apparentemente preso da dal fascino di lei sembra accettare le sue avance e nel tempo si
innamorano al punto che Maurizio la porta da suo padre non ottenendo la sua
approvazione.
A questo punto lui abbandona il padre e decide di seguirla andando a vivere a casa sua e della famiglia Reggiani decidendo di lavorare all'autolavaggio della ditta. Dalla loro unione nasce Alessandra e decidono così di sposarsi: da quel momento lo zio venuto dalla sede di moda statunitense tenta di metterli a proprio agio facendo regali e spingendoli a partire per l'America. Intanto Patrizia frequenta una sensitiva che le fa credere di essere predestinata al successo.
Una volta dentro la famiglia Gucci iniziano i complotti: Maurizio tenta di mettere in cattiva luce suo zio che aveva evaso le tasse sino a chiedere all'inetto Paolo di vendergli le sue quote azionarie.
Dopo l'arresto di Aldo la vendetta di Paolo costringerà Maurizio a scappare in Svizzera e presso St. Moritz trova una sua vecchia fiamma.
La moglie comprende il legame che c'è tra i due e nonostante i suoi tentativi di riconquistare il marito e scacciare l'intrusa viene via via tagliata fuori.
A questo punto Maurizio si trova ad avere il controllo delle azioni e della società del padre con il quale si era timidamente riappacificato prima della sua morte.
Intanto Aldo esce dal carcere e si allea al figlio per contrastare Maurizio ma questo non basta: Patrizia non accettando le scelte extraconiugali del marito decide con la sensitiva di assoldare dei delinquenti e far uccidere il proprio marito.
E' per lei una scelta doloroso ma non accetta di essere soppiantata da un'altra donna. Lo raggiunge una sera davanti al portone di casa come ultimo tentativo di riconquista ma lui la tratta con freddezza e la manda via minacciandola con astio.
E così torniamo all'inizio del film quando giungono i sicari e sparano diversi colpi di pistola a Maurizio proprio davanti all'ingresso del suo ufficio.
Alcuni anni dopo Patrizia verrà chiamata in tribunale signora Reggiani ma lei correggerà il giudice dicendo di essere la signora Gucci. Dalle didascalie apprendiamo che Aldo muore qualche anno dopo di cancro, suo figlio muore in miseria mentre Patrizia ed i complici dell'assassinio finiscono in galera e la società Gucci viene acquisita dalla Investcorp.
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La Vetrina
Simone Camerlengo
La VETRINA tratta di un artista unico nel suo genere: Simone
Camerlengo. L'opera in questione si intitola Human Space della collezione di Rinascenza Contemporanea (n°9 R.C.)
e custodita presso la Serafica di Torino. Quando giunse per la prima volta
nella galleria pescarese lo riconobbi: tempo prima lo avevo notato diverse
volte in giro per le vie del centro o sugli autobus. Mi aveva colpito il modo
in cui osservava la gente. Quando decidemmo di esporre alcuni suoi lavori lui
mi donò questo pezzo fantastico che custodisco gelosamente. Lo Human Space rappresenta una sorta di
alieno antropomorfo seguendo una linea di contorno unica e ben strutturata
entro la quale le cromie descrivono questa cubizzazione espressiva in cui la
concettualità dell'artista prende forma: la ricezione del mondo esterno sembra
essere risucchiata nel vortice delle sensazioni messe in campo
dall'immediatezza, dalla frenesia realizzativa sino poi al concepimento
definitivo del gesto. Tra cenni di una consapevolezza informale e proiezioni
surreali che rinviano ad un ipotetico altrove Camerlengo è riuscito con quest'opera
a sintetizzare il Novecento assorbendolo, sintetizzandolo e riproponendolo
oltre le proprie tematiche di partenza. Aspetti questi che sono stati
affrontati ne AION. Il Tetramorfo
ovvero Il Quarto Libro della Natura.
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Jeremy Irons
Il noto attore hollywoodiano è nato nel '48 a Cowes in Gran Bretagna ed ha conseguito nel 1991 il Premio Oscar come migliore attore nel film Il mistero Von Bulow. Cresciuto sull'isola di Wight si diploma alla Sherborne School e dopo un periodo tra band come batterista ed altre esperienze di apprendistato va alla Old Vic Theatre School di Bristol sino al ruolo del Battista in un musical. Collabora a numerose serie televisive sino ad entrare nel Royal Shakespeare Company ed approdando a Broadway.
Da qui inizia la sua carriera cinematografica esordendo in Nijnsky e successivamente in La donna del tenente francese dell'81. Dal thriller psicologico degli Inseparabili decolla senza fermarsi e lo vediamo ne La casa degli spiriti di Bille August e tratto dal romanzo di Isabel Allende, poi ne Il mercante di Venezia dalla tragedia di William Shakespeare ed ancora in Missiondi Roland Joffè al fianco di Robert De Niro.
Partecipa anche in ruoli secondari ed in numerosi film come Le Crociate di Ridley Scott e persino nella serie televisiva dedicata a I Borgia.
Ancora nelle pellicole di L'uomo che vide l'infinito, in Batman sino al ruolo di Ozymandias in una serie televisiva intitolata Watchmen nel 2019.
Sappiamo che è stato sposato con Julie Hallam per risposarsi con Sinead Cusack figlia di Cyril Cusack da cui ha avuto due figli.
Altri dati su di lui lo vedono impegnato come Ambasciatore di Buona Volontà in cui proprio a Roma ha presenziato per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Ma a parte la sua vita privata spicca per lo sguardo intenso, per la profondità dei suoi ruoli così come per la tenacia ed energia che prorompe dalle sue interpretazioni. Come dimenticarlo ne Il Danno di Louis Malle nel 1992 o nel celebre film di Bernardo Bertolucci del 1996 Il ballo da sola.
Il capolavoro che lo contraddistingue è nel remake del film di Kubrick Lolita di Adrian Lyne del 1997 in cui interpreta il professor Humbert Humbert che resta folgorato dalla bellezza della giovane Lolita interpretata da Dolores Haze alle spalle di Charlotte Haze in cui vediamo una fantastica Melanie Griffith ignara di questa tresca tra la figlia ed il suo nuovo inquilino.
Non a caso il film aveva le colonne sonore di Ennio Morricone affiancando i motivetti della musica leggera americana del tempo. La serietà dei suoi personaggi spesse volte tenebrosi, altre volte perfidi o persi nell'introspezione determinano l'intensità di interpretazioni che richiedono sempre il coinvolgimento del pubblico. Oltre queste caratteristiche spicca l'eleganza, lo stile, il portamento che ne fanno un sex symbol per l'universo femminile.
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Principi funzionali e disfunzionali del linguaggio contemporaneo
Il
valore dell'arte ai tempi dell'innovazione
Tra artifizio e artificiale
L'arte ha fatto da sempre da apripista nella storia umana perché da sempre rappresentava l'applicazione di idee potenziali che poi prendevano forma sino ad anticipare i tempi, precorrendo le mode e sviluppando tendenze che poi prendevano forma nella realtà. Quindi dal mondo antico l'atto del creare era legato alla tecnica: da qui techne ovvero tecnica, cioè l'artifizio o l'artificio creativo.
Secondo una panoramica in pillole, date le ragioni di spazio, era la figura umana ad esempio nel mondo egizio a predominare poiché erano le leggi divine ed esterne ad incidere sugli uomini come riflesso di questa forza primigenia, caratteri che furono assorbiti dai greci i quali relegavano queste forze ad una forma di armonia superiore a cui poteva accedere l'uomo in qualità di creatura inferiore ad essa subordinata: in questo senso proprio l'arte era strumento di imitazione di queste leggi superiori di bellezza ed armonia in cui l'equilibrio nascondeva il sacro. Dal mondo antico a quello medioevale questi principi si snaturarono perdendo quest'elezione a figura privilegia nel senso che la perfezione veniva sempre più estroflessa ovvero proiettata a qualcosa di esterno, trascendente ed i misteri di tale perfezione erano di Dio e non di competenza umana intesa come creatura dannata, impura, scimmiottante della perfezione.
La conseguenza fu un graduale distacco dal mondo reale rinchiudendo l'uomo in sé al punto di generargli un'individualità che proprio nell'umanesimo perse forma e sbocciò: i suoi limiti prefiguravano una grandezza proprio perché limitati e la volontà di ispirarsi all'ordine divino lo innalzavano ad un rango superiore. Fattori che dissociarono sempre più l'umano dal sacro sino all'alba del Secolo di Lumi in cui la poetica della perfezione poteva essere raggiunta dal ritmo di un verso poetico così come nella capacità discorsiva della rappresentazione umana: fattori che spinsero ad un nobile decadimento che nell'800 permeò l'artista dannato di un'aura sublime dedita alla ricerca ed alla sua lotta per l'esistenza. Valori che poi nel corso del'900 presero forma sostituendo la natura con la meccanica e la tecnologia.
Fu qui che l'artifizio diveniva artificiale e l'umano marginale, effimero, condannato a questo pianeta comprendo la propria solitudine e tentando attraverso il meccano di trovare nuove vie, di scoprire, di viaggiare ed oltrepassare le proprie barriere.
Quel funzionalismo ideologico si frammentò nel possibilismo e nel relativismo dei valori e degli ideali: l'individualismo derivante tende oramai dall'entrata nel ventunesimo secolo alla soggettività relativa in cui non esistono verità superiori se non leggi momentanee relegate a teorie scientifiche pronte ad essere contraddette da altre più efficaci. Il desiderio di progresso e di qualcosa che sia più vicino al vero mette costantemente in dubbio i raggiungimenti precedenti e al funzionalismo succede in ordine di tempo nel mondo attuale in dis-funzionalismo.
Il relativismo derivante consente a tutti di attraversare diversi contesti senza per forza di cose identificarsi in quelle: è come se in una sola vita un essere umano potesse viverne tante cambiando lavoro, cambiando continente, cambiando moglie se non addirittura cambiando sesso.
La verità relativa è canone per quella determinata fase e come tutte le esperienze dell'uomo ha un tempo, ha una durata, una sua manifestazione possibile.
Nulla dura in eterno e questa distanza tra l'uomo e le cose, tra l'uomo e la natura, tra l'uomo e gli affetti, tra l'uomo e se stesso genera una dissociazione, una solitudine ed un malessere perché privato di quei valori universali che generavano la sua certezza.
Oggi l'uomo è consapevole della sua mortalità ma anche di quella del pianeta su cui abita o del fatto che anche le stelle che vede nel cielo hanno un'origine e che siano destinate a soccombere anch'esse. Le leggi della natura possono essere lette e comprese servandosi dell'osservazione e del tentativo di comprendere attraverso l'esperienza: la scienza progredisce su parametri che tentano la via dell'utilizzo per uno scopo necessario alla vita, al progresso, all'esistenza.
Lo svuotamento del sacro alla natura ora è sostituito dalla scienza. Il passaggio graduale da uno stadio all'altro di questa consapevolezza ha reso il funzionalismo efficiente in dis-funzionalismo inefficiente ed i parametri di adattamento trasformano l'artifizio i con l'artificiale.
L'arte per queste ovvie ragioni non bada più all'imitare od al sentire: ora scruta e ragiona. L'arte intelligente è figlia del concettuale ma non si limita più ad ipotizzare valori analitici ma si muove su considerazioni delle considerazioni che il vecchio novecento richiedeva in termini sperimentali.
Se Dio e la natura hanno perso interesse ora l'umano tende a dialogare con i meccani che derivano dalla fase precedente anzi, perfezionandoli è capace di sintetizzare macchine efficienti capaci di ragionare rapidamente e con esse delineare scenari per noi impossibili.
Dunque se la Dio ha generato la natura come spirito concretizzato attraverso la materia, l'umano ha fatto lo stesso con la macchina a cui invece ha permeato di intelligenza. Ad essa ora manca solo una coscienza: per questo credo, dovremo aspettare ancora qualche tempo.
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Un incontro per caso:
Edoardo Bennato
Il paroliere polistrumentista
Una curiosità uscita per caso: avevo dimenticato questa fotografia scattata circa due anni fa in via Po a Torino. Stavo bevendo un caffè seduto ad un tavolo sulla strada quando ho riconosciuto Edoardo Bennato. Il celebre cantante stava passeggiando per le vie del centro torinese ed era in giro da turista.
Appena l'ho riconosciuto chiamandolo per nome ha simpaticamente accettato che gli scattassi la fotografia che vedete sopra. Bennato è cantautore e polistrumentista italiano che alternando folk e blues è riuscito negli anni '80 ad avere più di 50000 spettatori a San Siro. L'artista napoletano frequenta la Facoltà di Architettura di Milano e rappresenta sicuramente una pietra miliare nella discografia italiana.
Dagli anni '80 il successo giunse alle stelle tanto da far studiare i suoi pezzi nelle scuole. Tra la vocazione all'uso di diversi strumenti musicali all'uso di parole e versi da renderlo un grande paroliere resta impresso per quelli della mia generazione che sentirono la canzone cantata con Gianni Nannini ed intitolata Un'estate italiana. Le notti magiche di Italia 90 furono davvero magiche: l'epoca sorrideva agli italiani e nonostante il fatto di non aver vinto quel mondiale fu poco rilevante: il motivetto di quella canzone che fa Notti magiche ancora riecheggia in quelli come me che ancora credevano in questo Paese.
E nel momento in cui immortalavo il celebre cantautore in quella fotografia
sentivo di fotografare un artista che fa parte della mia cultura, della mia
storia, dei miei ricordi più cari. E lui con molta eleganza ha accettato
percependo questo stato interiore
11/9/2001
Come ricordavamo all'inizio di questo numero nel settembre di ventitré anni fa avvenne il disastro che avrebbe cambiato la nostra Storia. Fino a quel fatidico momento la globalizzazione viaggiava a passo umano: le economie funzionavano, gli stati sembravano dialogare tra loro nonostante le distanze politiche e culturali e la diplomazia internazionale sembrava contare veramente nello scenario politico. Da quel momento la sicurezza mondiale è stata messa a dura prova e le nazioni occidentali hanno assistito all'attacco dell'Iraq e poi dell'Afghanistan sino all'entrata dell'Italia in Europa e la caduta della prima Repubblica. Quella data ha segnato un taglio netto tra un'epoca ed un'altra: dall'internazionalismo al globalismo, dall'era spaziale a quella digitale, dal capitalismo all'egemonia delle élite.
Ricordo ciò che stavo facendo in quel momento: ero disteso sulla spiaggia a prendere il sole e terminai la rilettura di Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche. Quando alzai lo sguardo un amico mi disse quello che stava accadendo e corsi a casa ad accendere la televisione.
Sembrava un film, qualcosa di irreale: per la prima
volta dopo lo sbarco dell'uomo sulla Luna avveniva uno spettacolo orribile in
cui morivano le persone e la tragedia dilagava mostruosamente. Oggi siamo
abituati a questi scenari dell'orrido come sta avvenendo nelle guerre in
Ucraina e nella Striscia di Gaza o alle immagini di attentati terroristici come
quelli di Parigi od in altri luoghi nel mondo. Realtà e finzione si
inter-scambiano divenendo l'uno parte dell'altra.
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Costume & Società
La società volatile: La NEOMODERNITA'
L'epoca in corso tra guerre, cataclismi e tecno relegamenti è destinata a mutare trasformandosi in qualcosa di nuovo. Per questo tratterò di ciò che definisco Neomodernità in nome di una prossima e latente società volatile. Ebbene la società volatile sarà indeterminata, incapace di calcolare o di prendere iniziative. Sarà sterile, priva di ideali, qualunquista e senza valori. Vediamo di descriverla partendo da un mostro sacro dell'arte universale: Leonardo da Vinci. Cosa c'entra il genio toscano con il principio di volatilità? L'aere lo affascinò da sempre tanto che tra le sue annotazioni spicca in proposito il Trattato della Pittura scritto poi nel 1540 da Francesco Melzi in cui valutata il modo di ottenerla pittoricamente.
Partiva infatti dalla prospettiva aerea secondo cui allontanandosi da quella geometrico prospettica osservava cromaticamente il divenire delle cose mediante il progressivo sfocarsi delle immagini. Quindi al di là della prospettiva lineare quella aereo cromatica partiva empiricamente dallo studio della realtà stessa mettendola in pratica. Ed è la stessa cosa che intendo fare osservando la realtà di riferimento in cui viviamo. Sociologicamente ci viene in soccorso per l'epoca al suo crepuscolo Zygmunt Bauman il quale coniò il concetto di società liquida partendo proprio dall'idea che la globalizzazione minasse la coesione sociale traducendo così il passaggio dal moderno al postmoderno come dallo stato solido a quello liquido.
L'essere umano trasformato dalla civiltà in
cittadino ora veniva ridotto a consumatore inutile e instabile teso verso una
realtà standardizzata dai media asserviti ad una élite dominante. La cosa si è
complicata ulteriormente da quando il noto sociologo si è spento nel 2017: il
panorama globale si è radicalizzato intorno ad egemonie sovranazionali che
esprimono ideali culturali, ideologici e politici in forte contrasto tra loro.
In questo scenario da seconda guerra fredda assistiamo allo scontro di due
civiltà, a due modelli, due mondi nello stesso mondo ovvero tra un occidente
elitario ed un oriente autocratico le cui forme in antitesi hanno innalzato
barriere invalicabili che solo una serie di guerriglie possono soddisfare come
discarica dei vecchi armamenti favorendo lo sviluppo di nuove tecnologie. Dalle macerie di questa crisi da Bauman definita post-modernità il
vecchio mondo risorgerà consapevole questa volta di aver raggiunto solo una
tregua da cui la civiltà a venire che definisco NeoModerna tramuterà la
precedente società liquida baumaniana in SOCIETÀ VOLATILE. E la volatilizzazione già in atto senza rendercene conto eliminerà le
certezze materiali, i valori, i confini. Si spazierà dalla de-globalizzazione
sino a nuove nicchie che avranno per modelli nuove evanescenze ideologiche atte
a illudere gli speranzosi. È cominciato con l'era informatica e sta diventando
intelligenza artificiale; è partito dal livellamento dei costumi e sta
diventando relativismo pressapochista; è partito dall'alleanza tra i popoli e
si è mutato nella caduta delle frontiere trasformandosi in flusso esponenziale
di masse dai paesi più poveri verso quelli ricchi.
Il blackout di questa trasformazione dal postmoderno al neomoderno, dalla società liquida a quella volatile avverrà con lo sconvolgimento dei mercati determinato dalla cancellazione del denaro. La volatilizzazione digitale prenderà così forma violando il corpo dell'individuo, la privacy, la sua economia.
Per descrivere questo blackout dobbiamo tornare alle origini cercando in qualche modo di comprenderne i meccanismi.
Dunque torneremo al baratto quando sparirà il denaro? Spero di no eppure quando parliamo di baratto pensiamo al tempo in cui avveniva lo scambio di beni primari: era una sorta di economia di sussistenza fondata sull'agricoltura e la caccia e funzionò gradualmente sino all'individuazione di un bene unico da utilizzare nello scambio. Nel mondo antico e così nel medioevo fu utilizzato sino all'uso della moneta. In altre parole esisteva una forma di scambio delle merci (merce - merce) a cui sarebbe seguita quella legata a valori specifici di scambio come sale, grano, spezie ovvero (moneta - merce) ed in fase successiva alla produzione di metalli preziosi sino poi a leghe che indicativamente sostituivano la quantità con qualità di valore e portando l'economia fondata sull'autoconsumo a quella di mercato. Il passaggio successivo avvenne ancora con l'introduzione delle banconote ed al signoraggio all'interno dei differenti stati nazionali. Già i cinesi pensarono nel medioevo a questa soluzione seguita da titoli di scambio ma fu nell'era industriale che la quantità di denaro era equiparabile a mercati nazionali competitivi fondati sullo sviluppo e la crescita. Già verso la fine dell'800 si svilupparono le banche commerciali fondate su titoli azionari trasformando così l'oro in valore di deposito e di riserva nelle cosiddette banche centrali.
E questo andò avanti sino alla progressiva svalutazione che si tradusse nel '29 con il crollo della borsa di Wall Street sino agli anni '70 con la fine della convertibilità del dollaro in oro. Nel regno d'Italia nel 1962 il re Vittorio Emanuele II dette vita alla lira italiana che ebbe la sua storia per 140 anni perché a partire dal 2002 sarebbe stata convertita in euro.
Ed eccoci catapultati nella storia attuale: il passaggio all'euro avrebbe dovuto garantire una esponenziale stabilità dell'economia da parte degli stati membri rinunciatari della propria moneta perdendo progressivamente libertà politica, gestionale ed affidando ad una Banca Centrale Europea la ricchezza generale. Nel nostro Paese in particolare il divorzio tra Banca d'Italia ed il Ministero del Tesoro ci ha gettati nella miseria. Insomma tutto alla stregua di un ente privato che interagisce in maniera inconcludente mettendo a rischio le economie più fragili come la nostra. Secondo gli studi della Modern Money Theory della scuola post-keynesiana la conseguenza dell'euro è stata l'austerità così come l'aumento della povertà e della disoccupazione.
A questo scenario sconfortante seguita la sperimentazione della moneta digitale che entro un paio d'anni sostituirà totalmente la moneta comportando una chiusura progressiva dei rubinetti di credito che porterà molte banche a ridurre prestiti che a loro volta andranno in perdita. La volatilità del denaro riporterà indietro l'orologio storico all'età del baratto perché la merce sarà scambiata con altrettanta merce. Qualunque operazione sovranazionale interverrà sul singolo individuo oramai digitalizzato, omologato e marginalizzato.
La volatilità del denaro volatilizzerà una civiltà sempre meno concreta in cui il network definirà i modelli, l'AI individuerà gli stereotipi contrastando ciò che verrà definito obsoleto.
La società volatile terrorizzata dalle pandemie, dalle continue guerre e dalle spinte tecno-green dimenticherà la storia e vivrà connessa all'eterno presente. L'aere leonardesco ci ha fatti andare avanti nel tempo quando oramai dell'umanità rimarrà ben poco.
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Critica della Critica
Dal postmoderno al globale
La svolta linguistica
In ogni fase della storia è difficile compiere una valutazione corretta dei fenomeni in corso perché sono mutevoli e soggetti a contraddizioni.
Eppure questo non deve scoraggiare gli intellettuali o presi da un'idea che ne contraddistingue il pensiero o perché seguaci di modelli a cui è difficile porre resistenza. Qualunque sia la portata del pensiero di provenienza è fondamentale tentare la sconnessione ideologica e contenere il proprio sguardo nei limiti dell'essenziale. Partendo da questa consapevolezza tenterò una dissociazione dall'epoca in corso osservando la provenienza dei fenomeni che ci hanno condotti sin qui per addentrarmi nel discorso puramente artistico. Seguendo le idee osserviamo le concezioni psicologiche così come quelle sociologiche guidate dal percorso storico e l'arte seguita questi processi influenzando le masse. Quando parliamo di postmoderno intendiamo quel tipo di ragionamento culturale che stabilisce il linguaggi contemporanei che hanno segnato il passaggio dalla fine del XX secolo al nuovo millennio: in questo calderone si sono amalgamate diverse tendenze che avevano in comune una sorta di crisi dalle certezze del positivismo precedente. In questo ambito veniva ridotto il bagaglio delle esperienze ereditate dalla tradizione con un senso critico sempre più forte da parte degli artisti i quali erano spinti culturalmente a conoscere più che vedere, a criticare più che fare, a sperimentare più che a ripetere. Quindi quei valori razionalisti e funzionali del vecchio secolo ora entravano in contraddizione a quello spirito d'avanguardia modernista e la trasversalità spingeva alla transavanguardia italiana, al neoespressionismo tedesco e americano di rompere gli schemi e aprirsi al nuovo. Un esempio di questa rottura è stata la Young British Art in cui nomi importanti come Damien Hirs, Charles Saatchi o Jake e Dinos Chapman hanno riletto rompendo e stravolgendo tutto.
Questa rottura degli schemi ha portato alla dispersione globalista aprendo ulteriormente lo sguardo verso culture lontane, verso il poli-culturalismo, verso le multi-realtà andando verso linguaggi primitivi messi sullo stesso piano di quelli iper tecnologici, occidentali ed orientali: un'eterogeneità che non limiti, che non abbia barriere o verità assolute.
E' come se il cirticismo stesse implodendo in se
stesso rimangiandosi la coda e raggiungendo per paradosso un'ipercriticismo in
cui tutto vale , nulla è assoluto ed ogni cosa miri al suo essere ora.
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Adolf Gottlieb
L'irascibile
Newyorkese, classe 1903. Adolf Gottlieb fu allievo di Robert Henri anch'egli statunitense fondando quel gruppo degli Otto presso l'Ashcan School al servizio del realismo americano.
Sappiamo che Adolf ancor giovane fece una visita in Europa negli anni '20 e proprio nel '23 iniziò la fase delle esposizioni in America.
La sua pittura influì gli effetti della psicologia junghiana delineando aspetti interiori in relazione ad archetipi e simboli dell'universo onirico.
Poi con Mark Rothko attraversò la fase espressionistico astratta spingendosi attraverso il surrealismo grazie all'esodo di molti artisti europei scappati dall'Europa invasa da Hitler.
Oramai era diventato artista dell'inconscio e del subconscio sino all'innamoramento successivo verso l'arte asiatica ed in particolare verso quella giapponese: lo spazio e la profondità divenivano contenitori essenziali di un linguaggio universale e dove i paesaggi venivano ridotti a pochi tratti elementari ed evolvendo in forme circolari, spiraliformi, serpentinate.
Il colore prese un po' alla volta il suo rilievo dominante quasi ad inglobare la forma stessa e ridurla a segni primitivi di un linguaggio archetipico: il colorismo di Gottlieb raggiunse l'apice proprio verso la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.
Ad un certo punto però la salute venne meno e dalla paralisi iniziale tentò di non scoraggiarsi continuando a produrre. In questa fase in cui era sulla cresta dell'onda organizzò una protesta al Metropolitan Museum of Art che lo fece spiccare con un altro gruppo di pittori ai quali fu dato il soprannome di Irascibili. E lui, Glotlieb l'irascibile fu il primo americano a conseguire nel '63 il premio alla Biennale di San Paolo: fu il primo statunitense a vincere questo riconoscimento.
Oramai era leggenda vivente e verso la fine degli anni '60 il Whitnet Museum of Art ed il Museo Solomon R. Guggenheim di New York organizzarono una retrospettiva sul maestro oramai allo stremo delle forze.
Alla fine si spense a New York nel 1974.
Ciò che resta del suo contributo al linguaggio dell'arte è una profonda riflessione che volge all'autoanalisi ed alla riflessione simbolica di tutto ciò che apparentemente sembra rimosso.
Il ritorno della Voyager (1946)