Venticinquesima Uscita

01.11.2024

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PRIMO PIANOl'altra faccia dell'arte. Cenni di un mondo che non cambia (Pagina 10)

Libri da leggere:

Scienza o fantascienza?

PARA-ARCHEOLOGIA:

Zecharia Sitchin

Il Pianeta degli DEI (Pagina 3)

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ARCHITETTURA: PARIGI e la musica

Jean Nouvel

Philarmonie de Paris

Il luogo deputato alla musica sinfonica si trova nel Parc de la Villette della capitale francese. L'ideatore Jean Nouvel ha avuto l'incarico a partire dal 2007 dopo un vero e proprio bando di concorso a cui hanno partecipato mostri sacri dell'architettura contemporanea tra cui spiccavano nomi di archistar del calibro di  Zaha Hadid, Coop Himmelb, Francis Soler e Christian de Portzamparc.

Posto nella zona sud orientale del parco nei pressi della Grande Halle de la Villette fa parte del complesso della Cité de la Musique: l'edificio dispone di una grandiosa sala per i concerti, la Grande Salle Pierre Boulez oltre che di spazi espositivi, laboratori vari e sale per le prove.

In particolar modo la Grande Salle è stata progettata per un valore di efficienza per quanto riguarda l'acustica in cui la tipologia di riverbero consente a chiunque di adattarsi ottimamente alla tipologia dei suoni.

A questo dobbiamo aggiungere che nella sala sia stato disposto anche un organo realizzato da Rieger Orgelbau il quale contiene oltre seimila canne oltre che una struttura in legno e metallo. L'opera si è conclusa nel 2015 ed è stata inaugurata come tributo alle vittime dell'attentato terroristico per la sede parigina di Charlie Hebdo e al tempo oltre agli elevati costi ha fatto discutere tantissimo.

Dopo otto anni di costruzione facendo lievitare i prezzi: dai 200 milioni previsti è arrivata ad oltre 386 milioni di euro. 


Reggia di Venaria Reale (TORINO)

PaoloVeronese 

Dal giorno 11 ottobre 2014 all'8 febbraio 2025 La Reggia di Venaria Reale a Torino ospita una retrospettiva dedicata al grande maestro dell'arte italiana con una mostra intitolata PAOLO VERONESE. Le quattro allegorie ritrovate.

Tra le maestose sale barocche delle Cacce Infernali assiatiamo alle opere del genio veronese vissuto tra il 1528 ed il 1588.

Tutto questo è avvenuto grazie al ritrovamento di due tele presso la Villa San Remigio di Pallanza e di altre due provenienti da Los Angeles presso il County Museum of Art.

In questo modo il mosaico delle Allegorie è stato ricomposto: per giungere a questo livello sappiamo che le due tele piemontesi sono state restaurate presso i laboratori proprio della Venaria Reale.

Ora c'è da dire che il tema delle allegorie rinviava alla Perseveranza, alla Menzogna, alla Fortuna ed alla Prudenza. Paolo Veronese fu sempre affascinato da questa tematica: sappiamo dell'esistenza di altri quattro dipinti non facenti parte di questa esposizione ma autografati proprio da Paolo Caliari, vero nome di Paolo Veronese e risalenti al 1565. Queste opere facendo riferimento alle allegorie sono invece conservate presso la National Gallery di Londra; in queste ad esempio dominava il tema dell' amore seguendo tematiche come l'Unione Felice, l'Infedeltà, il Disinganno ed il Rispetto. Ora Veronese ebbe una delle botteghe più prestigiose dell'epoca pensando alle collaborazioni di Giovanni Battista Zelotti, di Giovanni Antonio Fasolo e Benedetto Caliari ovvero suo fratello. Fu Carlo Ridolfi verso la metà del XVII secolo ad esaltare il valore del suo operato in un catalogo d'arte intitolato Meraviglie dell'Arte e fu definito come grande esponente della scuola coloristica veneziana. Poi nel Settecento la sua fama fu momentaneamente messa nell'ombra per poi tornare alla ribalta nell'800 al punto che Eugene Delacroix descrisse sul Journal del debito che aveva con il maestro italiano. Mostra da ammirare con un senso di trasporto.

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Il pianeta degli DEI

Zecharia Sitchin

Para-Archeologia

Zecharia Sitchin è stato sicuramente uno dei ricercatori più controversi del secolo scorso poiché ha riportato in vita ciò che in gergo viene definita Archeologia misteriosa o para-archeologia.

Partiva infatti dalla teoria degli antichi astronauti secondo cui la vita sulla Terra non sarebbe stata un atto spontaneo derivato direttamente dalle scimmie e sconvolgendo i parametri darwiniani così come quelli teologici della Creazione divina giungenva così alla definizione di una civiltà aliena e tecnologicamente avanzata che sarebbe giunta sul nostro pianeta determinando così la giustificazione al cosiddetto anello mancante dell'evoluzione dagli animali all'uomo.

Seguendo questo filone di teorie che hanno fatto sicuramente discutere il mondo accademico lo studioso proveniente dall'Azerbaigian sosteneva l'approdo della razza aliena denominata Elhoim od Anunnaki provenienti dal pianeta Nibiru ed approdata in Mesopotamia.

Secondo lo studioso infatti intorno alla fascia degli asteroidi del nostro Sistema Solare esisterebbe questo pianeta che gli antichi Sumeri denominavano Tiamat il quale scontrandosi con Nibiru, narrato nel poema sumero-babilonese Enuma Elis, da cui sarebbe derivata la Terra.

A questo poi avrebbe aggiunto la colonizzazione del nostro pianeta da parte di questa civiltà extraterrestre la quale avrebbe apportato un grado civilizzazione e tecnologia che le popolazioni autoctone avrebbero assunto venerandoli come divinità. Nonostante l'assenza di prove specifiche queste notevoli Teorie fecero davvero scalpore facendo in breve tempo il giro del mondo tra dissertazioni e dibattiti controversi.

Secondo queste visionarie prospettive il nostro sistema solare avrebbe anche un decimo pianeta il quale ogni 3600 anni entrerebbe all'interno del sistema solare: questo corpo chiamato Nibiru o Marduk secondo gli scritti babilonesi avrebbe impattato Tiamat all'epoca posizionato tra Marte e Giove.

Da questo scontro come già detto avrebbe preso vita il nostro pianeta: più nello specifico da una delle lune di Nibiru sarebbe stato colpito Tiamat sino a spezzarsi in due. Inoltre da una delle due porzioni avrebbe generato non solo la Terra ma anche la Luna mentre l'altra metà si frantumò in quella zona compresa tra i pianeti definita fascia degli asteroidi.

Oltre alle teorie relative alla deriva dei continenti una razza aliena simile all'uomo sarebbe discesa sulla Terra e la avrebbe colonizzata: sarebbero stati proprio loro a generare l'Homo Sapiens attraverso l'ingegneria genetica con lo scopo di creare una razza subordinata di schiavi che potesse servirli e venerarli, che lavorasse nelle miniere e che li trattasse con venerazione.

Su questi postulati si sarebbero civilizzati e da questo input extra-mondo sarebbero derivate le civiltà mesopotamiche, egiziane e indiane: ancora nel 2024 a.C. sarebbe scoppiata una guerra nucleare tra Anunnaki ovvero tra i fratelli Enki ed Enlil e dalla catastrofe non sarebbe rimasto nulla se non un'Arca tra i flutti del mare di ciò che nei testi biblici di tutte le culture definiscono Diluvio Universale. L'archeologia dunque andrebbe riscritta.

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Intervista di Pasolini ad Ezra Pound

Ezra Pound

La narrazione cruda e barbarica nell'entourage perbenista del secolo scorso

Ezra Weston Loomis Pound è stato uno dei poeti e saggisti del secolo scorso che portò una ventata di modernismo alla cultura mondiale: nato negli Stati Uniti nel 1885 definì con Thomas Stearns Eliot la forza innovativa del pensiero attraverso il Vorticismo che nel mondo britannico di inizio secolo spingeva all'energia ed alla forza così come all'Imagismo secondo cui fosse necessario un linguaggio conciso e chiaro, diretto e specifico. Pound in particolare mostrò un linguaggio essenziale, scarno e totalmente semplice attraverso la propria poetica.

Sappiamo che negli anni turbolenti tra le due guerre espresse ammirazione per Hitler, per Mussolini e nel 1924 trasferitosi in Italia sostenne proprio il regime fascista sino poi alla caduta della Repubblica Sociale Italiana: per questa ragione fu catturato dai partigiani e consegnato alle forze armate statunitensi le quali lo processarono per tradimento e detenuto per dodici anni in un manicomio giudiziario.

Dopo questa triste esperienza fu liberato e tornò in Italia in cui rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1972.

Interessante nel 1968 l'incontro a Venezia tra Pound e Pier Polo Pasolini il quale lo intervistò in un celebre documento televisivo che fa parte delle Cineteche Rai: il maestro italiano in dialogo con il maestro dei maestri che parlava italiano con un accento esterofilo.

Pasolini gli confessava di intendere il suo stile barbarico chiedendogli se nella sua prima visita in Europa a Gibilterra dall'America avesse percepito il fatto di sentirsi un invasore barbaro. E lui rispose cordialmente di aver avuto nessun complesso di inferiorità in gioventù e che quando giunse a Gibilterra nel 1908 non fosse il suo primo approdo e che fosse già venuto all'età di dodici anni come aveva definito in Indiscretions un manoscritto autobiografico in prosa del 1923 in cui narrava dei suoi primi anni in Europa. Poi Pasolini definiva i suoi saggi oltre qualcosa di erudito qualcosa di barbarico: e lui rispose che fosse considerato crudo dati i tempi in cui c'era un entourage perbenista.

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La Vetrina

Antonio Ricci

La VETRINA di questo numero affronta Antonio Ricci, artista frusinate poi stabilizzato a Roma che ha esposto presso Rinascenza Contemporanea II di Torino in una personale del 2016 intitolata Lemuria: il continente perduto. Dapprima coinvolto dal suo lavoro come ingegnere presso l'Istituto Poligrafico e Zecca di Stato inizia negli anni '90 a dedicarsi alla pittura. Qui prende forma l'impatto verso la realtà e il suo desiderio Iperreale di descrizione di ciò che rinvia alla bellezza. La sua ricerca da autodidatta ne mette in luce l'abilità tecnica e l'impatto emotivo che lo hanno condotto verso mostre in Italia ed all'estero. Dopo l'evento donò allo spazio espositivo una stampa di una sua opera facente parte della collezione privata di Rinascenza Contemporanea e che è catalogata presso la Serafica di Torino. L'opera originale intitolata Abbandono è un olio su tela di con un formato 70x90: aveva delle stampe di cui questa catalogata come la n°2 Collezione RC esprime questo senso di bellezza e di staticità. Caratteristiche che mi spinsero ad operare per lui e a descriverne le caratteristiche tecniche ai frequentatori dello spazio espositivo. Partendo da queste considerazioni è stato dal sottoscritto inserito nel gruppo di artisti affrontati analiticamente nel racconto meta-artistico enunciato nel quarto Libro della Pentalogia della Natura detto AION. Il Tetramorfo

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 Il divo dallo sguardo rassicurante

Dustin Hoffman

Classe 1937 Dustin Hoffman è uno dei più grandi attori e produttori americani che vive a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo. Nato a Los Angeles proviene da una famiglia ebraica di origini ucraine e rumene e lasciati gli studi di medicina si trasferisce a New York per studiare recitazione accanto a mostri sacri del calibro di Robert Duvall e Gene Hackman sino poi ad approdare all'Actors Studio.

Il suo esordio è del 1967 con Il laureato di Mike Nichols grazie al quale ebbe la candidatura all'Oscar e al Golden Globe come miglior attore protagonista. Sono gli anni di Un ragazzo da marciapiede e Il piccolo Grande uomo. Poi negli anni '70 il film di Pietro Germi intitolato Alfredo Alfredo per poi spingersi al capolavoro con Steve McQuenn Papillon. Da qui approda a pellicole controverse come quella interpretata con Robert Redford Tutti gli uomini del Presidente e poi Kramer contro Kramer con una splendida Meryl Streep. Nell'82 è la volta di Tootsie in cui veste abiti femminili per trovare lavoro in una soap opera di una rete televisiva.

Ma la grandezza dell'attore non si consuma qui: sarà la volta di Rain Man con Tom Cruise per approdare poi agli anni '90 in Hook - Capitan Uncino di Steven Spielberg e Virus letale del '95. Sino a ruoli secondari come in Giovanna d'Arco del 1999. Ultimamente lo vediamo in film meno impegnati come in Chef – la ricetta perfetta.

E' uno degli attori più richiesti dal mercato cinematografico internazionale. Come dimenticare il suo ruolo ne Profumo – Storia di un assassino in cui interpreta un profumiere parigino? Volto dolce, intenso, a volte serio e drammatico altre volte sorridente e gentile. Un volto da bravo ragazzo il cui sguardo rassicurante lo ha coinvolto in numerose pellicole come nel 1976 a proposito de Il maratoneta.

Sappiamo di lui che nel '89 sposa Anne Byrne attrice americana da cui ha avuto una figlia. Dal divorzio si è risposato con un'imprenditrice da cui ha avuto quattro figli. E' celebre in tutto il mondo e successivamente ha partecipato con Mia Farrow ad una serie televisiva della PBS. Poi nel 2017 lo scandalo: dopo il caso del produttore Hervey Weinstein viene aperta un'inchiesta anche su di lui a proposito di molestie alla volta di una stagista diciassettenne ai tempi di Morte di un commesso viaggiatore girato nel 1985 ed ancora alla volta di una scrittrice per un adattamento ad un film che doveva girare negli anni'90. Nonostante accuse in corso per altre situazioni non neghiamo artisticamente il valore della recitazione di questo artista immemorabile. Resta il top, intenso e strafottente: è in grado di stravolgere la complessità della storia mediante il suo sorriso beffardo.

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Riflessi post-globalisti sul mondo dell'arte e della cultura

I Tasselli Mancanti

Ritrovamenti di tesori perduti

Il percorso della storia segue documentazioni e dati provenienti dalla ricerca e dall'attuazione di categorie che ci consentono di catalogare, studiare, verificare il materiale che ci proviene dal passato. Seguendo questa premessa è facile comprendere la necessità per gli storici di giungere alle fonti e classificarle secondo ordine e criterio per avere una progressione sistematica e temporale del fluire storico. A mano a mano che il tempo avanza vengono in superficie maggiori prove che vanno ad aggiungersi ai dati precedenti e che valutati con attenzione mettono gli analisti nella posizione di dare una valutazione precisa e sempre più dettagliata.

Questo vale per la storia e nello stesso tempo per la storia dell'arte e per l'archeologia.

Tracciando questo filo discorsivo dobbiamo tornare alle scoperte clamorose che si sono verificate nel corso del biennio precedente: nel corso del 2023 è ad esempio stata rinvenuta da un team di archeologi presso San Casciano di Bagni una statua di Apollo Sauroctonos (Apollo con la lucertola) ovvero una statua di marmo spezzata in due e risalente al V secolo d.C. l'opera del tutto ricomponibile era sul bordo della vasca sacra.

Ci dà la possibilità di aggiungere nuovi dati alla conoscenza del passato nel senso che era risalente al II secolo a.C. fu poi distrutta proprio nel V secolo d.C. con la chiusura del santuario dato l'avanzare del cristianesimo. Quindi resta un documento fondamentale proprio di quel passaggio da una cultura all'altra all'interno di quella globalità dell'impero romano orami votato alla decadenza.

Altro fenomeno su cui desidero concentrarmi risale sempre a qualche tempo fa all'annuncio di apertura al pubblico della stanza segreta di Michelangelo scoperta nel 1975. Posta proprio dietro la Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee è stata restaurata e messa in sicurezza con lo scopo di far entrare poche persone alla volta: qui si possono ammirare i disegni a carboncino sulle sue pareti su cui evidentemente si esercitava Michelangelo intorno al 1530 ovvero nella fase della sua latitanza per salvarsi dall'ira del papa Clemente VII Medici proprio perché responsabile delle fortificazioni del governo repubblicano: tra queste pareti spicca il senso creativo del grande maestro. I Medici cacciati dalla città incisero sulle sorti di Michelangelo che in seguito perdonato tornò liberamente ad operare a Firenze proprio nel 1530 per poi trasferirsi a Roma a partire dal 1534. Ed in questa fase di reclusione michelangiolesca progettò la testa del Lacoonte, le gambe di Giuliano de' Medici ed un'altra serie di schizzi per altre opere.

Questi ritrovamenti aggiungono testimonianze fondamentali per la via della conoscenza: come dicevamo sopra è essenziale che la ricerca e lo studio mettano i posteri nella possibilità di entrare in contatto della verità e della storia attraverso prove, documentazioni e reperti in grado di farci ammirare da vicino la sequenza ordinata degli aventi con lo scopo di avere un quadro dettagliato dello scorrere degli eventi.

Al di fuori del nostro Paese è emersa anche un'altra scoperta effettuata nel 2021 risalente cioè a più di 24000 anni fa: nella grotta ispanica di Cova Dones ovvero nei pressi di Valencia è stato scoperto uno dei più antichi santuari paleolitici spagnoli in cui spiccano incisioni rupestri che descrivono antiche immagini, diverse specie di animali oltre a forme geometriche come ad esempio rettangoli. Spicca l'utilizzo di tecniche particolari come le ombreggiature ottenute raschiando direttamente il calcare ed utilizzando per la decorazione una tipologia di argilla rossa carica di ferro.

Tutte queste scoperte costituiscono un valore aggiunto all'analisti storica perché consentono di eliminare dubbi, incertezze, buchi temporali tra un fenomeno e l'altro. Allora per chiudere il cerchio cito un flop avvenuto proprio nell'ambito dei ritrovamenti: era il 1984 ed esattamente il centenario dalla nascita di Amedeo Modigliani ed era stata organizzata una mostra presso il Museo d'Arte Moderna di Villa Maria in cui erano esposte quattro delle ventisei teste realizzate dall'artista. Qui venne fuori una leggenda secondo cui il maestro avrebbe gettato nel fiume quattro sculture insoddisfacenti e questo ispirò tre studenti universitari: Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci: scolpirono una testa alla Modì e la gettarono nel fiume. A questo si aggiunse un altro scultore Angelo Froglia che senza sapere degli tre realizzò altre due teste gettandole sempre nel fossato. Fino al ritrovamento che spinse il critico d'arte Giulio Carlo Argan a dichiarale tutte e tre autentiche. I giovani confessarono la loro bravata aggiungendo anche una fotografia che li riprendeva mentre scolpivano la falsa scultura e successivamente anche Froglia dichiarò la sua provocazione artistica che coinvolse Livorno in quei giorni memorabili. Tra vero e falso, tra ritrovamenti millenari o tasselli che indicano momenti privati di un artista e della sua esistenza la documentazione e la serie di elementi cardini della conoscenza meritano approfondimento e per questo indagine accurata per verificarne l'attendibilità.

Certamente l'arte è sempre contemporanea ma immaginiamo ciò che oggi realizza un semplice artista sconosciuto nel suo studio: se per assurdo uno tsunami dovesse risucchiare tutto e che tra cinquecento anni la nuova civiltà dovesse riportare alla luce il suo studio con dentro i suoi lavori che nella nostra epoca erano ignorati. Persino la spazzatura di oggi finirebbe tra le teche di un museo. Dunque tutto ha un valore oltre il tempo di provenienza ed assume valore proprio perché di quel tempo.

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L'altra faccia dell'arte. Cenni di un mondo che non cambia

Arte e Potere

Tra mecenatismo e collezionisti

Esiste una classe imprenditoriale che al di là del proprio ruolo coltiva una forte attrazione per l'arte.

Da sempre collezionisti e mecenati hanno trasformato le sorti economiche non solo private ma anche pubbliche: pensiamo ai Medici a Firenze, agli Sforza a Milano, agli Este a Ferrara o ai Gonzaga a Mantova per cui nomi di grandi maestri dell'arte sono rimasti incisi nel tempo pur decantando i fasti di quella data famiglia.

Questo non solo in ambito laico ma anche in quello spirituale se mettiamo nel calderone anche i grandi affreschi ed i capolavori che documentano la grandezza del Vaticano attraverso opere immortali che celebrano l'immensità dei Papi.  

Sappiamo infatti che il complesso museale Vaticano consti di ben 54 musei e che contenga opere provenienti da tutto il mondo di cui solo 20000 siano esposte rispetto alle 70000 collezionate dalla Chiesa Cattolica nel corso della sua storia: tra esse spicca la raffaellesca Scuola di Atene, il gruppo scultoreodel Lacoonte, la Galleria delle Carte Geografiche così come la Scala elicoidale di Giuseppe Momo solo per ricordare la grandezza artistica messa al servizio del potere.

Il rinascimento italiano è stato proprio segnato da questa élite che dava spazio alla cultura e all'arte.

Nel nostro tempo ad esempio l'era berlusconiana non ha solamente inciso in ambito politico ma anche in quello artistico: pensiamo che dopo la morte del Cavaliere sia stata lasciata una collezione in un hangar poco distante da Arcore con più di ventiquattromila opere d'arte tra cui un Tiziano e che sicuramente saranno collocate in un museo destinato al pubblico.

Da sempre le gradi famiglie sono state assorbite da rivalità politiche eppure hanno da sempre coltivato questa dedizione autocelebrativa al bello. Più controversa la vicenda degli Agnelli per quanto riguarda il patrimonio artistico che ha generato una disputa interna alla famiglia dell'avvocato scomparso nel 2003: viene da domandarsi in quale linea sia da intendere il fattore dell'appartenenza e della collocazione.

Più nello specifico se si tratti di un estimabile valore privato o pubblico: oltre alla questione di proprietà sta il fatto che incida la questione della tutela da parte dei Beni Culturali e della pubblica fruizione.

Premesse necessarie che partono dalla consapevolezza oggettiva di una prima lista di opere dal valore approssimativo di oltre duecentotredici milioni di dollari e di una seconda che farebbe aumentare il valore della collezione con circa seicento pezzi.

Il punto di svolta è determinato da Marella Caracciolo moglie dell'avvocato Agnelli che ha documentato un'ulteriore lista di opere che farebbe lievitare il patrimonio aggiungendo capolavori di de Chirico, di Picasso e Bacon.

Dal vespaio le indagini stanno portando alla luce altri capolavori sparsi per il mondo e per finire Margherita Agnelli avrebbe indetto una causa ai tre figli Elkann che avrebbero fatto sparire dalla collezione della nonna Marella una serie di dipinti tra cui opere di Balla, di Monet o Balthus.

A prescindere dai casi particolari ogni epoca è stata nutrita da geni creativi da una parte e dall'altra da committenti e collezionisti che hanno alimentato il mercato così come il loro patrimonio personale donando così alla comunità il valore della memoria artistica e culturale.

Arte e potere dunque sono sempre andate a braccetto seppur in molti casi in contrasto.

Questa è solo una delle vie possibili che restituiscono al mondo il senso stesso dell'arte.

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Considerazioni:

IL BREVE SECOLO

La fortuna di non essere famosi

Il secolo breve è il titolo di un saggio di Eric Hobsbawm pubblicato in Italia nel'95 in cui descriveva tre fasi della storia umana: dalla Catastrofe bellica delle due guerre all'età dell'Oro durata sino agli anni'70 a quella della Frana di cui noi ora ne saremmo i depositari per eccellenza. Servendoci di questo scritto come input emozionale descrivo il tracollo della cultura italiana definendo breve appunto, il secolo dell'arte come una sorta di cometa passeggera nel firmamento della cultura generale sino a lasciare dietro di sé strascichi contraddittori di meschinità e pochezza. Un secolo fa infatti la storia dell'arte entrava ufficialmente nel novero delle materie scolastiche grazie al Ministro Gentile. Esattamente nel 1923 dapprima nei licei classici e poi negli altri istituti diveniva una materia come le altre atta a formare moralmente l'individuo attraverso la bellezza e la conoscenza della sua storia, del suo patrimonio e di quelle tradizioni che davano allo studente strumenti di confronto con altre culture. C'erano già stati tentativi per inserirla nel programma scolastico eppure non essendoci cattedre specifiche era accennata dagli insegnanti di lettere e storia od affiancata ad approfondimenti più elevati di ricerca estetica. Un secolo dopo circa a partire dal 2015 la legge Gelmini riduceva il numero delle ore di lezione dal programma scolastico. Noi che possediamo oltre una cinquantina di siti UNESCO, oltre cinquecento monumenti, oltre quattromila musei non dovremmo intaccare una simile ricchezza. D'altronde ci aveva già pensato già la Moratti con la Riforma delle tre i di cui Inglese, Informatica e Impresa spingendo le nuove generazioni alla concretezza e non alla cultura: per loro era fondamentale l'inserimento al mondo del lavoro e la scuola non era più un luogo di conoscenza ma di apprendimento per crearsi un futuro. Si sono visti i risultati? Il nostro Paese è l'ultimo dei 27 dell'UE per quanto riguardi il lavoro ed il primo per precariato: le grandi imprese sono crollate e i fondi si sono volatilizzati all'estero mentre le piccole e medie imprese sono in balia della recessione. A differenza degli altri paesi abbiamo più ore di lavoro e salari più bassi ed un grado di incompetenza spropositato. Quindi ad un secolo da quegli uomini che hanno creduto nelle potenzialità dell'ingegno umano, che credevano nel patrimonio italiano, nella conoscenza stiamo calando lentamente nel baratro. Noi che abbiamo avuto mostri sacri della storia dell'arte come Roberto Longhi, Adolfo Venturi, Giulio Carlo Argan, Philippe Daverio o Achille Bonito Oliva dico ma dove stiamo andando? Davvero desiderano lobotomizzare la mente sino a ridurla in briciole? Annientando il pensiero critico verrà minata la coscienza riflessiva di ogni singolo individuo ridotto ad automa Digital dipendente senza gusto, senza posizione ideologica, senza visione. Se prima servivano operai per le catene di montaggio poi operatori per l'automazione ora i sistemi cibernetici necessitano di tecnici specializzati. Una massa di soggetti non pensanti senza lavoro assoggettati a modelli predittivi barcollanti nel sonno della ragione. Ecco trovato il grado di obsolescenza per questa materia con lo scopo di nullificare qualsivoglia consapevolezza. Avendo cioè persone con tanto tempo libero e con un grado di istruzione medio alto o con un pensiero critico non si rischierebbe una presa di posizione differente da quello in corso? Alla luce dei fatti ditemi dunque: in questo scenario raccapricciante servirebbe a qualcosa studiare la storia dell'arte e prendere parte attiva alla vita sociale? Forse è una fortuna non farne parte. 

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Tra innovazione e salvaguardia delle bellezze storico-artistiche

Pale eoliche e lo scempio del paesaggio

Una battaglia contro il brutto

Ricordo anni fa di una controversia nata da una polemica intorno al desiderio di istallare delle pale eoliche in località Poggio Tre Vescovi e all'intervento del prof. Vittorio Sgarbi avverso all'idea di deturpare il paesaggio legato a Piero della Francesca e che ispirò Leonardo da Vinci per la realizzazione della Gioconda. Il noto critico disse apertamente:

" Le pale eoliche a Urbino sono una merda immonda. Non si distrugge il paesaggio per cupidigia e denaro" e non solo in quell'occasione ma anche in altre ha polemizzato contro questo tentativo di alterare l'armonia del paesaggio, la bellezza di luoghi unici nel nostro Paese in balia delle economie locali. In un altro intervento Sgarbi disse:" Se la mafia c'è ancora, esiste di sicuro nel campo degli impianti per lo sfruttamento dell'energia eolica". Soprattutto nel sud l'eolico rappresenta una forma di investimento anche se in molti casi diventa un business: vediamo questi giganti sorgere nei nostri mari, sulle alture ed in quelle zone in cui la natura è selvaggia. Bisogna tutelare il nostro paesaggio e nonostante le motivazioni green abbiamo il sano diritto di difendere quanto sia ancora legato al bello.


Arte del Fumetto

KYASHAN

Quando ero piccolo non persi una puntata della serie animata del 1973 intitolata Kyashan-il ragazzo androide.

La storia narrava di uno scienziato che voleva generare degli androidi da mettere al servizio dell'umanità ma l'esperimento fallisce e i tre androidi si ribellano a lui uccidendo lo scienziato e la moglie. Il livello di intelligenza di queste macchine è elevato e generano eserciti corazzati che vogliono conquistare il pianeta. Inizia così una conquista scellerata e i tre androidi che ricordano i leader malvagi del secolo scorso divenendo spietati e determinati in questa razzia anti-umana. Il figlio dello scienziato Tetsuya diviene ibrido e decide con l'aiuto del cane Flender di combattere contro gli androidi che vogliono sterminare il genere umano. La lotta alla fine sorriderà ai buoni. Colpiscono le atmosfere, gli incubi, le paure che da allora già preannunciavano (in quei bambini interessati al cartone animato) l'orrore di una civiltà governata dalle macchine. Al momento stiamo a guardare ciò che verrà.

Anna Foglietta

La bravura oltre la bellezza

In due occasioni ho avuto modo di descrivere quel 3 febbraio del 2020 in cui presso l'Hotel NH COLLECTION di Torino ci fu una conferenza stampa per il film Si vive una volta sola diretto da Carlo Verdone. Sul n° 2 descrissi l'evento mentre sul n° 22 dedicai la retrospettiva a Max Tortora.

Concludo la narrazione con questa fotografia che scattai ad Anna Foglietta che in quel film interpretava Lucia Santilli. Nata a Roma e di origini napoletane ha esordito in una serie televisiva in cui interpretava una agente per poi essere presa per Distretto di Polizia nel 2008. Ha interpretato ruoli teatrali sino poi a vincere il Nastro d'Argento per il film Colpi di fulmine. Alla settantasettesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è stata la madrina e nel 2020 ha realizzato un nuovo spettacolo La bimba col megafono di Marco Bonini nonché tra i fondatori e presidente della ONLUS Every Child is My Child.

Brava, bravissima interprete per la sensibilità che dà ai suoi personaggi se non che bella, bellissima e dallo sguardo magnetico. Quando le chiesi fuori dalla sala della conferenza questa foto lei accettò dicendomi semplicemente:" Con piacere: siamo qui per questo!" e sorrise con dolcezza.

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Lo spettacolo dello sport

Pavel Nedved

Passeggiando per Torino:

"I tempi cambiano ma la storia non si dimentica"

Un'altra fotografia tirata fuori dal cassetto. Qualche anno fa mentre passeggiavo una sera con un amico per le strade di Torino incontrammo Pavel Nedved l'ex centrocampista ceco che tra gli anni '90 ed il 2000 è stato poi leggenda per la Lazio e successivamente per la Juventus. Ora infatti è rimasto in questa società come dirigente sportivo. Una premessa: non seguo particolarmente il calcio eppure quando la Juventus in seguito ad una burrasca cadde nel 2006 -2007 in serie B iniziai con distacco a vedere i prodigi di una formazione che avrebbe potuto scoraggiarsi invece vinse il campionato e tornò negli anni successivi sulla cresta dell'onda vincendo dal 2012 al 2020 nove scudetti consecutivi in serie A sino poi all'arrivo di Cristiano Ronaldo ed a nuovi problemi legati alle plusvalenze.

Quindi nel vedere dal vivo la leggenda di un fuoriclasse e nel riconoscerlo gli spiegai rapidamente del mio distacco dal calcio e del fatto di non essere mai entrato in uno stadio ad assistere ad una partita. Eppure lui sorridendo ed in maniera educata mi ha detto:" I tempi cambiano ma la storia non si cancella".

E' proprio vero. Le imprese che le società compiono sono fatti indimenticabili: tra critiche, polemiche e tifoserie l'impegno di questa società nata nel 1897 e poi guidata dagli Agnelli resta un fatto a prescindere da come le cose mutino e si trasformino nel tempo.

Critica della Critica

Il serpente che si mangia la coda

Crisi della critica

What Happened to Art criticism?

Come vediamo dal sommario questo è il titolo di uno scritto del 2003 di James Elkins che apre il suo celebre saggio in cui si poneva domande sul valore della critica contemporanea.

Tutto ciò che riguarda il discorso sull'arte merita approfondimento per la ragione: a prescindere dal linguaggio artistico esiste una sorta di dialettica spropositata ovvero di ISMI e teorie che rischiano di creare un vuoto tra l'arte e la sua reale comprensione.

Tra mire pubblicitarie e teorici dell'ultim'ora tante voci si alzano cattedraticamente intorno alla produzione artistica e soprattutto negli ultimi trent'anni a parte i critici famosi che hanno monopolizzato lo scenario televisivo comparendo sempre nei programmi o promuovendo i propri libri dall'altra spuntano come funghi esperti che cadono nei luoghi comuni ripetendo formule preconfezionate o decretando la fortuna o la sfortuna di coloro che vivono delle proprie opere.

Nell'epoca dell'iper-informazione l'insignificanza domina incontrastata negli ambienti della cultura ed il vuoto che dicevamo sopra tra artisti e pubblico, tra opera e critico è dettata da questa mancanza di identificazione reciproca: ognuno vede ciò che vede senza una linea guida che possa codificare e spingere realmente alla comprensione. In altre parole come l'artista genera il proprio elaborato seguendo un proprio principio individuale così la critica è mossa dalle proprie ragioni che prende a modello per descrivere quell'elaborato in particolare: in questo senso da un lavoro soggettivo passiamo ad un'interpretazione soggettiva e nel divario il pubblico apporta un grado di soggettività ulteriore che finisce per sgonfiare la significazione di partenza da cui tutto si era mosso naturalmente.

Procedure inevitabili fondate solo sull'apparenza, sulla coerenza privata e sul relativismo culturale.

Da questa mancanza di ricezione e comprensione ne deriva uno svuotamento, una bolla di incomunicabilità che mette l'arte in difficoltà rischiando così di distanziare anziché coinvolgere, di restare inespressa anche quando ha qualcosa da dire veramente e l'artista finisce per essere smarrito e sentirsi solo ed incompreso.

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Storia del CINEMA

Il moderno Robison Crusoe del pianeta rosso

The Martian – Sopravvissuto è un film di Ridley Scott uscito nelle sale nel 2015. Oltre ad un impeccabile Matt Damon nei panni del protagonista Mark Watney è la tipologia della storia a spiccare notevolmente.

E' come tornare a Robinson Crusoe nel senso che il film tratta del progresso scientifico in un futuro non troppo lontano in cui gli uomini raggiungono Marte e dove in seguito ad una tempesta l'intero equipaggio in missione decide di ripartire.

Nella fuga improvvisa proprio Mark resta colpito da un'antenna satellitare e creduto morto nonostante le verifiche del capitano viene lasciato sul pianeta.

Alcune ore dopo però si risveglia e torna nell'abitacolo dove si medica e tenta di valutare la situazione: comprende che tra scorte alimentari e riserve di ossigeno potrà vivere poche settimane e questo nel tempo gli dà la forza di reagire e riadattarsi alla vita in quel mondo ostile.

E' consapevole del fatto che sia abbandonato lassù poiché sia i compagni che la base di controllo da Terra pensano che sia morto: questo fattore scatena in lui un desiderio di sopravvivenza.

Essendo biologo si industria ed inizia a coltivare in un'area della stazione un piccolo terricciolo da cui ottiene le prime patate marziane e da lì a crearsi le scorte per vivere.

E' ordinato e registra video descrittivi per coloro  che verranno dopo di lui. Ad un certo punto però sulla Terra una stagista alla supervisione dei satelliti che gravitano intorno al pianeta rosso vede del movimeno anomalo e chiama lo staff della base: dalla Terra gli esperti comprendono che il terrestre sia ancora vivo ed organizzano una missione di salvataggio escludendo quella partita da poco da Marte ed impossibilitata a tornare indietro. Intanto da Marte Mark decide di raggiungere un vecchio rover da cui ottenere un collegamento con la Terra e ci riesce trovando così una nuova speranza di salvezza. Entro breve tempo diviene un personaggio famoso: da Terra tutti sperano che l'uomo abbandonato su Marte possa essere salvato. Purtroppo il tentativo di salvarlo sfuma nel momento in cui la missione di salvataggio appena partita finisce male e Mark oramai crede di essere spacciato. Ad un certo punto un nerd comprende che l'ultimo tentativo per salvarlo sia quello di rifornire nell'orbita terrestre l'astronave Hermes che riporta l'equipaggio di Ares 3 facendola tornare indietro: i suoi compagni accettano unanimi di salvare il loro collega e riescono a raggiungere nuovamente l'atmosfera del pianeta rosso. Così Mark deve raggiungere il cratere Schiapparelli e da lì lanciare il rover alleggerito in orbita ed agganciarsi ad Hermes. Perde i sensi mentre supera l'atmosfera e forando la tuta spaziale si lancia nel vuoto imitando Iron man ed in questo modo viene finalmente agganciato. Anni dopo continua la sua collaborazione con l'Agenzia spaziale divenendo un insegnante e gli allievi lo trattano con assoluto rispetto perché è l'uomo che è sopravvissuto su Marte.

Film descrittivo in cui Scott riesce a cogliere aspetti ironici e psicologici di un uomo lasciato solo, in balia di un pianeta ostile: in questi termini ricordavamo sopra il romanzo di Daniel Defoe scritto nel 1719. Da sempre la navigazione ha portato esploratori a superare le barriere della conoscenza e condurre l'umanità alla scoperta di mondi sconosciuti. In quel caso si trattava di un inglese su un'isola disabitata in questo invece di un astronauta su un pianeta lontano. Eppure la dimensione di adattamento e di sopravvivenza riportando alla stessa matrice discorsiva secondo cui il sogno di vivere in un mondo in cui non ci siano regole inflitte dagli altri ma un sereno adattamento appunto in cui l'uomo diventi padrone del proprio destino.

Eppure in entrambi i casi quel paradiso diviene col tempo una prigione e l'umano sente la necessità di tornare verso la civiltà, verso i propri simili, verso un livello di dignitosa condivisione col prossimo. 

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Darian Maderos

Darian Maderos è un pittore cubano nato nel 1992. Sin dagli esordi della sua carriera è stato affascinato dai volti umani, dai ritratti, dall'importanza di dettagli divenendo sempre più attento nel cogliere le sfumature e perfezionando la sua tecnica nel tempo è divenuto uno dei più grandi pittori iperrealisti del nostro tempo. Eppure tale precisione lo ha condotto verso la curiosità di osservare ciò che in sé era perfetto attraverso qualcosa: il vedere ad esempio un volto in primissimo piano attraverso una patina di pluriball.

In questo modo coglie due aspetti: da una parte il volto umano espresso nei minimi particolari e poi l'effetto sfocato determinato dal senso ottico di questa patina plastificata che lo sovrasta.

Dunque non si tratta più di guardare direttamente ma attraverso qualcosa ovvero il fatto di cogliere dall'esterno non la realtà ma ciò che appare, ciò che sembra, ciò che resta sul piano dell'apparenza. L'effetto sfocato ottenuto dalla perfezione assoluta della tecnica esecutiva consente all'artista di trovare una cifra espressiva unica nel suo genere divenendo seppur iperrealistico immediato e psicologico nel senso che la sottile patina che divide il soggetto dal mondo esterno diviene filtro di ciò che intra-vediamo.

Eppure la mente scinde ciò che è vero da ciò che è alterato dallo sguardo. Nonostante i pallini di plastica che suddividono in griglie lo spazio visivo la mente dell'osservatore è chiamata a partecipare in questa sorta di ricomposizione mentale della figura sottostante. Quindi nonostante il velo noi rivediamo perfettamente il volto del soggetto che cura in ogni sua singola parte, in ogni suo dettaglio, in ogni minima deformazione espressiva e che rende tali soggetti unici ed irripetibili. Siamo sulla stessa linea di quella scultura del Cristo Velato del 1753 realizzato da Giuseppe Sanmartino o sempre del '700 delle Donne Velate di Antonio Corradini a cui dava un valore esoterico sino alla Vergine Velata realizzata a Roma da Giovanni Strazza nella seconda metà dell'800. Motivazioni differenti atte però a delineare una transizione tra un mondo e l'altro.

  Darian Maderos all'opera nel suo studio

Il Periodico d'Arte. Via Genova 23 - 10126 TORINO
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