Ventesima Uscita
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001068-a5bcca5bce/1.jpeg?ph=df81e44960)
ANNO V. 2024. n°20
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200000701-648c0648c4/Video%20Taricco-78.jpeg?ph=df81e44960)
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200000093-ab732ab735/LOG-1.png?ph=df81e44960)
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001072-1c3271c329/IMG_20230524_170748_867.jpeg?ph=df81e44960)
Pagina 1
PRIMO PIANO: Tra passato e presente, tra arte e guerra, tra paura e tormento
Il gioco delle parti
Durer cantore dell'apocalisse artistica sino alla forma dell'apocalisse reale
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001078-763887638a/Screenshot_20231013_151912-0.jpeg?ph=df81e44960)
Albrecht
Durer: xilografie sull'Apocalisse (presso Staatlich Kunsthalle di Karlsruhe
(1496-1498)
(pagina 12)
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001080-8c7d28c7d3/IMG-20231010-WA0000.jpeg?ph=df81e44960)
Libri da leggere:
INTERVISTA: Silloge di racconti
CONTRAPPUNTO DI VOCI a cura di Francesco Rodolfo Russo (pagina 3)
Pagina 2
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001082-df845df846/Screenshot_20231011_213202_com.android.chrome.jpeg?ph=df81e44960)
ARCHITETTURA:
Valencia (SPAGNA)
E' stata realizzata nel 1998 la complessa struttura ispanica che ospita al proprio interno un cinema in 3D. Il connubio tra ideale e concreto, tra avveniristico e funzionale ha dell'incredibile pur offrendo al pubblico un tuffo in una dimensione sospesa tra sogno e realtà.
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001084-8f9968f998/Screenshot_20231010_233350.jpeg?ph=df81e44960)
l fantasmagorico Tim
Tappeto viola per il genio gothic dark d'oltreoceano è stato disteso sul suolo tauriniense proprio nel mese di Halloween. La kermesse di Tim Burton presso la Mole di Torino ha preso il via ad ottobre e andrà avanti sino al 7 aprile 2024. La mostra intitolata Il mondo di Tim Burton celebra il regista californiano per la prima volta in Italia premiandolo con la Stella della Mole e seguito da una serie di iniziative che hanno messo in risalto le caratteristiche iconiche del protagonista. Il suo universo filmico tra il fantastico ed il visionario ci ha trasportati da capolavori indiscussi come Edward mani di forbice a La sposa cadavere, da Halloween before Christmas a Sweeny Tood, da Il mistero di Sleepy Hallow sino ad Alice in Wonderland.
Hemisferic
L'Hemisferic fa parte del complesso Ciutat de les Arts i les Ciencies di Valencia. L'artefice è Santiago Calatrava, noto architetto che da sempre combina l'aspetto esteriore, immersivo, visuale sino all'impatto ingegneristico in cui l'ibridazione di elementi tratti dal contesto naturale e la loro traduzione in forme razionali spingono l'osservatore a sentirsi parte della composizione e della struttura in cui si trova fisicamente.
Sappiamo infatti che Calatrava sia anche scultore oltre che pittore e che tra i progetti realizzati per il mondo abbia contribuito in Italia alla Stazione di Reggio Emilia AV Mediopadana per l'alta velocità della linea Milano-Bologna. L'Hemisferic in particolare progettato in collaborazione con Felix Candela presenta all'interno uno schermo concavo di novecento metri e ventiquattro metri di diametro divenendo così una delle sale più grandi al mondo
Eppure il percorso espositivo articolato in nove sezioni spazia proprio verso l'alto dalla Sala di accoglienza lungo la rampa e nell'aula del Tempio in cui oltre cinquecento opere ci calano ulteriormente nel suo mondo fantasmagorico. Parliamo di schizzi inediti, di disegni, storyboard, dipinti, di sculture e tutta una serie di lavori sperimentali che spaziano dalla fotografia a vere e proprie istallazioni.
La mostra tra il multimediale e le realtà immersive spinge lo spettatore a cogliere elementi inediti del genio hollywoodiano: sin da ragazzo mostrò questa sua dote artistica che lo portarono a lavorare per la Disney sino poi a cimentarsi con la macchina da presa ed esordiendo con un primo cortometraggio Vincent interamente realizzato in stop motion. La sua passione per l'horror, Edgar Allan Poe e per il gotico lo accompagneranno per tutta la sua carriera riuscendo nei primi tempi ad ottenere buoni risultati a basso costo. La linea disfunzionale, dalla parte degli outsider gli ha consentito di esplorare le sottili vie dell'inconscio varcando così il ponte tra il regno dei vivi e dei morti. In questo senso le atmosfere magiche, al limite del ludico e dell'orrido tentano la via favolistica echeggiando mondi lontani. Torino non poteva non scegliere Burton e Burton non poteva non scegliere Torino. Luogo magico per eccellenza, città del cinema intrisa di miti e leggende celtiche fanno da cornice alla mostra che celebra uno dei più grandi geni internazionali.
Pagina 3
INTERVISTA: al curatore di CONTRAPPUNTO di VOCI
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001086-43e8743e89/IMG-20231108-WA0003.jpeg?ph=df81e44960)
E' con estremo piacere che avviene un botta e risposta con il curatore Francesco Rodolfo Russo a cui lascio carta bianca. E chiedo: «Contrappunto di voci» è una silloge scritta da quattordici autori. Che cosa ti ha spinto a ritornare a questo di prosa?
I miei primi tre libri di narrativa pubblicati contenevano brevi storie. Su alcuni settimanali sono usciti oltre centotrenta racconti e anche alcuni siti hanno accolto quel tipo di componimento letterario. In conclusione, il racconto mi ha costretto a frequentare la sintesi – i direttori dei giornali impongono un certo numero di battute – ma mi ha anche offerto l'opportunità di raccontare vicende diverse. Ho deciso di non essere solo in questo viaggio.
Dopo i libri di racconti hai pubblicato dieci romanzi di cui tre "corali", perché non hai continuato a scrivere da solo?
Dopo «Il colpevole è Maigret», il primo dei romanzi che giustamente hai definito corali, ho pubblicato tre romanzi scritti da me. Avrei potuto proseguire giacché le idee non mancavano. Ho preferito continuare a coinvolgere persone che avessero voglia di sperimentare insieme con me.
Gli scrittori del romanzo investigativo «Il colpevole è Maigret» che interpretavano otto dei quarantotto personaggi che partecipavano alla vicenda, svolgevano nella vita un'attività lavorativa conforme a quella dei protagonisti: l'imprenditore, la giornalista, la scrittrice di gialli, il regista teatrale, il dirigente della polizia scientifica, la storica dell'arte e il fumettaro.
Nel secondo, «Il firmamento in un fazzoletto», i personaggi interpretati sono sei su ventisei e la vicenda si svolge in un ristorante di Breil dove i clienti osservano e sono osservati: di solito l'idea che ognuno ha dell'altro non corrisponde alla realtà.
Per dirla sommariamente: vediamo ciò che immaginiamo e fantastichiamo su ciò che gli altri ci concedono di "vedere".
Il terzo, «Gli occhi sono belli», raduna dodici personaggi, sei dei quali sono interpretati. Il romanzo ruota attorno al tema della disabilità. Anche in questo testo è fondamentale la capacità di guardare e vedere.
In conclusione i narratori partecipanti non rimangono ingabbiati nella traccia iniziale, ma sono liberi di inventare altro – un racconto, storie diverse – che ovviamente confluirà nella storia principale.
Con quali criteri hai scelto i tuoi compagni di viaggio?
Con alcuni ci sono collaborazioni passate, di qualcuno conoscevo l'attitudine narrativa mentre altri si sono proposti dopo aver letto un post su Facebook. Le persone coinvolte, me compreso, non avevano la certezza di essere pubblicati. Oltre alla redazione della Collana ho coinvolto lettori di narrativa, voraci e attenti.
Nelle antologie contenenti racconti di più autori (spesso tanti) o l'argomento è completamente libero oppure a tema; penso ad argomenti riguardanti la mafia, la violenza sulle donne, l'ambiente e così via. Questa raccolta com'è concepita?
Il filo conduttore dei racconti è l'incipit…
Hai imposto un inizio uguale per tutti?
No. Ogni autore ha individuato l'incipit cui fare riferimento nel racconto che ha sviluppato come ha voluto. Due autori hanno preso spunto da Dante. Altri hanno preferito Susanna Tamaro, Salgari, Oriana Fallaci, Mario Tobino oppure si sono rivolti a scrittori stranieri: Salinger, Tolstoj, Scott Fitzgerald, Miguel de Cervantes, Carlos Ruiz Zafòn, Cormac McCarthy. C'è anche la scelta di un Anonimo o del Vangelo secondo Giovanni. Anche i titoli, non decisi da me, mi sembrano interessanti.
Questo in sostanza ciò che ha espresso il curatore nel testo che
contiene il mio racconto L'Esseno. Il
Vangelo laico. Una ragione in più per leggerlo.
Pagina 4
Tra antico e moderno: l'interesse del pubblico
RES PUBLICA: I limiti della civiltà in un rapido scorcio temporale
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001088-d445fd4460/Screenshot_20230518_145104.jpeg?ph=df81e44960)
È dai tempi di Cicerone che tale affermazione giustificava la coincidenza del diritto con l'interesse privato. L'estensione del sogno imperiale aveva già prodotto i presupposti della moderna Globalizzazione che ha cambiato abito solo in apparenza pur mantenendone i presupposti fondanti. Cosa resta di quel sogno? Solo rovine, memorie confuse e frammenti disordinati. Eppure il patrimonio artistico derivante proprio da quel sistema di pensiero è invidiato e osteggiato da tutte le nazioni del mondo nonostante critiche e dissapori, giudizi e pregiudizi che a tratti ci rendono subordinati ed incapaci. Il nostro Paese cade a pezzi. Un vortice di bassa pressione determina piogge che stanno danneggiando i raccolti, le infrastrutture e le linee di comunicazione. Davvero vogliamo credere alla narrazione diffusa legata alla propaganda del cambiamento climatico? Tutto muta anche il clima. Così è da sempre. Noi che abbiamo costruito strade, che abbiamo innalzato ponti e acquedotti, che abbiamo portato la civiltà là dove non v'era: dal mondo antico al medioevo, dal Rinascimento al secolo dei Lumi. Ed ora? La nazione patisce improvvisamente la forza della natura. Le strutture sono state edificate con la sabbia, il sistema fognario non riceve i giusti interventi di manutenzione, i ponti crollano e la gente corre sui tetti mentre le città vengono sommerse dal fango e dalla corruzione.
È colpa nostra. Noi che ripudiando la guerra inviamo armi a gente che si ammazza; noi che decantiamo la libertà individuale e che per calamità sanitarie abbiamo accettato di stare in fila, mascherati e chiusi in casa; noi che esaltando la libertà di informazione a reti unificate divoriamo quotidianamente telegiornali omologati. Insomma è possibile assistere allo scempio senza renderci conto che l'Europa sia stata generata per delegare ad altri l'incapacità di mantenere in vita il nostro Paese? È la nostra sindrome: dare ai pochi la responsabilità dei tanti. Non è quindi questione di fazione politica ma di un disinteresse generale che ci rende complici silenziosi di un decadimento progressivo e senza via d'uscita.
Pagina 5
La Vetrina
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001090-3be243be25/dip.jpeg?ph=df81e44960)
Beny Giansiracusa: in memoria di…
La VETRINA di questo numero affronta Claudia Shiffer dell'artista Beny Giansiracusa autore di questa serigrafia donata dall'autore stesso al Critico d'Arte Andrea Domenico Taricco. L'opera facente parte della collezione privata di Rinascenza Contemporanea è catalogata come Opera n°4 Collezione RC. Il noto artista scomparso nel febbraio del 2022 espose presso Rinascenza Contemporanea II di Torino nel 2020 in una personale facente parte del gruppo degli Otto: l'Onirismo. La mostra aveva per oggetto LA DECIMA ARTE per il ciclo" Benedetto tra le donne". Non dimenticherò mai le conversazioni con la sua mente brillante ed ora l'opera è custodita gelosamente nel mio luogo per eccellenza: la Serafica. In questa sede torinese, Zenith assoluto del mio lavoro nella terra natìa ha sede Il Periodico d'Arte e qui vengono custoditi alcuni lavori che hanno rappresentato il mio lavoro in gallerie italiane come al Salotto dell'Arte dove conobbi l'artista facente poi parte della Post-Avanguardia Italiana per giungere poi al Virtualesimo pescarese.
Connotazioni che lo immette direttamente nel gruppo di artisti inseriti
nel racconto meta-artistico enunciato nel quarto Libro della Pentalogia della Natura detto AION. Il Tetramorfo
Pagina 6
Il genio pensatore
Il movimento eracliteo contro la stagnazione delle derive ideologiche
Panta Rei
Considerazioni apodittiche contraddette dal
politicamente corretto
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001092-eac63eac65/Screenshot_20231030_224551_com.facebook.katana_edit_79591906148791.jpeg?ph=df81e44960)
La tecnosocieta' è sterile, fissa, incantata. Per quanto avvezza all'istantaneismo dialettico ed al bombardamento visivo si è via via dissociata dalla concretezza perdendo connessione con la realtà. Vive di modelli, proiezioni fittizie così come di mode labili ed effimere. L'IMMOBILISMO è la prerogativa portante in questo susseguirsi di notizie scabrose, di flagelli irrisolvibili così come di perenni allarmismi. Fu Eraclito a stabilire che nel Creato tutto fosse in movimento e che si trasformasse attraverso lo scorrere del tempo. La morte infatti fa parte di questo processo inesorabile dettato dalla natura eppure sentendo ovunque la notizia del decesso di personaggi famosi ci ricordiamo del triste appuntamento che ci attende tutti. Sicuramente questi personaggi hanno fatto parte delle nostre vite: i media ci hanno nutrito giorno dopo giorno delle loro gesta, delle loro vite, dei loro difetti facendoli alfine diventare nostri. Mentre vanno in cenere i loro sogni precipitiamo nel qualunquismo dell'informazione. Sentiamo l'impatto di questa trasformazione epocale perché psico-congelati dalla televisione in cui la stagnazione dell'élite dominante ha incantato le menti occupando per diritto la propria posizione mentre noi spettatori rimanevano all'ombra a chattare prendendo loro come esempi da imitare. Per anni conduttori televisivi, politici, intellettuali si sono accaparrati il diritto di pontificare dai loro pulpiti senza essere intaccati dal pubblico comodamente seduto in poltrona a cambiar canale. Gli strumenti informativi e la digitalizzazione hanno contribuito a questo ulteriore deterioramento del pensiero critico tramutando le masse in anonime entità scisse e separate di individui omologati, di ineducati leoni da tastiera perché privi di responsabilità. A questo aggiungiamo sponsor spietati che decantando transizioni green dopo il precedente disastro sanitario hanno dato il colpo di grazia: questi seminatori di discordia si rifanno alle calamità naturali per promuovere le formule salvifiche della trasformazione traendoci nel baratro. Noi dormienti beviamo tutto finanziando la guerra e la resilienza, sostenendo i carnefici della pace, cadendo nel tranello delle mode gender, di genere o di cronaca nera: tutte cose che fanno parte della normalità ma gonfiate per confonderci. In verità si sta compiendo un programma atto a destabilizzare i mercati tradizionali attraverso un politica di impatto destinata a promuovere investimenti preconfezionati e studiati a tavolino: l'inflazione trasformerà il nostro modo di pensare. Mentre tutto si muove nel cosmo noi restiamo fermi assistendo così alla fine di quel mondo che ci ha resi pigri ed incapaci di pensare. Tutto si muove, tutto scorre, si trasforma mentre noi restiamo impantanati nell'immobilismo della paura
Pagina 7
Riflessi post-globalisti sul mondo dell'arte e della cultura
ChatGPT
Fantascienza o realtà: visioni a confronto
Un fenomeno di rilevo nella società contemporanea è l'utilizzo sconsiderato di tecnologie che via via stanno entrando a far parte della vita di tutti. Dai tablet agli smartphone, dai computer domestici a quelli utilizzati nelle grandi aziende che sono sempre più capaci di noi nello svolgimento di operazioni assai complesse facilitando la vita degli utenti. Non solo: la semplificazione di compiti assai lunghi così come l'impiego di tecnologie sofisticate in lavori delicati come nella medicina, nella ricerca scientifica così come nel campo spaziale hanno spinto l'evoluzione umana a fare passi da gigante. Quindi come tutte le cose prese in minime dosi hanno una loro rilevanza. Se pensiamo all'aumento esponenziale della popolazione su scala globale ci accorgiamo che è proprio grazie al progresso tecnico-informatico che abbiamo la possibilità di essere tutti connessi e raggiungere in tempo reale persone dislocate dall'altra parte del mondo.
Questo almeno solo in superficie.
Lo svantaggio potrebbe essere l'eccesso della presenza tecnologica e ce ne accorgiamo girando per le nostre città in cui assistiamo abitualmente a persone distratte, chine sui cellulari: prendere una metropolitana ad esempio o andare in qualche locale ci mette davanti al problema dell'iper-connessione vedendo la moltitudine assorbita dalla propria protuberanza tech e distante dalla realtà circostante. A mano a mano che procederà verranno fuori sempre più innovazioni che ingloberanno letteralmente i nuovi adepti non lasciandogli più uno spazio concreto. Tra realtà aumentate e spazi virtuali le nuove generazioni vivranno in un mondo parallelo fatto di metaversi e luoghi immersivi in cui la vita vera verrà gradualmente ridimensionata. Immaginiamo quelle creature che nascono oggi: dapprima a scuola impareranno a digitare poi a servirsi di questi giocattoli sempre più raffinati e sofisticati per poi utilizzarli nel mondo del lavoro, del divertimento e della loro vita quotidiana. Le due facce della medaglia insomma si amalgamo divenendo l'una conseguenza dell'altra.
In questo stato delle cose sta prendendo forma ChatGPT. Dappertutto se ne sente parlare e noto una certa riluttanza di alcuni così come di una certa ignoranza di talaltri. Che cos'è dunque il ChatGPT?
Partiamo dal nome stesso: ovvero Chat Generative Pretrained Transformer e seguendo le definizioni costituisce un prototipo di chatbot fondato sull'intelligenza artificiale in grado di dare risposte a coloro che gli pongono domande. Detto diversamente fa parte di quel tipo di intelligenza artificiale conversazionale che si interfaccia al nostro linguaggio naturale servendosi di algoritmi sofisticati muniti di una forma di apprendimento automatizzato.
Facciamo qualche esempio: esiste il GPT-3 ovvero il terzo modello di OpenAI del 2020 che riproduce testi scritti simili a quelli di un essere umano; in altri casi può essere utilizzato per effettuare delle traduzioni da un'altra lingua così come per una forma di istruzione ed apprendimento interattivo.
Da questi utilizzi tecnici è già in corso una forma di avanzamento come ad esempio chiedergli di scrivere su qualche tematica un verso poetico od il testo di una canzone sino a fargli generare un'illustrazione digitale sino alla creazione di personaggi validi per un fumetto o romanzo. Insomma il progressivo avanzamento di questo nuovo modo di intendere la comunicazione è possibile dialogare con un suggeritore digitale carico di informazioni e che via via sarà sempre più in grado di riconoscere la fonte dalla ripetizione di schemi verbali, poi simbolici se non addirittura vocali e facciali. Di questo passo non solo questi sistemi ci faranno da supporto ma saranno in grado di riconoscere la fonte distinguendo un carattere specifico dall'altro e da questo elenco sorgerà una sorta di memoria coscienziale in grado di prevedere le nostre esigenze ed in questo modo di contrariarle se riterrà necessario e così prendere iniziative. Questo ovviamente nel rispetto di quelle funzioni basilari (che nel caso umano costituiscono la coscienza) che gli saranno memorizzate sin dal principio della propria operatività. Altri esempi coerenti possono essere quelli legati all'algoritmo GAN (rete generativa avversaria) in cui due reti neurali entrano in disputa tra loro di cui una crea e l'altra la giudica e su questa modalità l'AI oramai carica di informazioni sul mondo dell'arte è capace di scindere la differenza tra opera d'arte da semplici immagini e di conseguenza di distinguere stili, artisti ed opere sino alla generazione di opere inedite che seguano i dettami dell'artista di cui si cerca l'imitazione.
A questo punto torniamo da dove siamo partiti. L'IA intesa esclusivamente come strumento può essere una risorsa ma come puro mezzo d'espressione rischia di rendere il soggetto pensante obsoleto: le emozioni, il vissuto, la passione sono fattori unici e determinanti nella realizzazione di un elaborato artistico. Eppure sappiamo che non sia solo questo lo scopo dell'AI: ancor oggi il pittore la veicola ma non sarà così nelle prossime decadi. Un giorno dunque sarà il pennello a dipingere il quadro e assistendo all'anonimo capolavoro di una macchina rimarremo inerti. In altre parole la macchina incosciente educherà gli umani seguendo metodi predittivi e il risultato sarà una civiltà incosciente. Del resto l'umanità sta dimostrando la propria intelligenza autodistruggendo se stessa sui campi di battaglia. Forse l'IA riuscirà dove noi abbiamo fallito.
Pagina 10
MODELLI CULTURALI &
STEREOTIPI EDUCATIVI
L'anti –TV
La radiotelevisione di massa
La monotelevisione del pensiero omologato continua imperterrita nella sua caccia alle streghe tra Vax e no Vax, tra putiniani e nazi-lobby che fanno gli interessi dei propri finanziatori.
Ricordate quando la televisione con Alberto Manzi insegnava il pubblico a leggere e scrivere? O quando tra Caroselli, Show del sabato creavano comunicazione con un livello più alto di cultura.
Ed ora?
Assistiamo a programmi decennali per carenza di autori ed ai soliti conduttori che dopo tempi interminabili di sudditanza emigrano verso i canali generalisti che fino a qualche anno prima disprezzavano.
Il risultato è che nella televisione di stato come in quella generalista
vediamo sempre le stesse facce serve di una élite che ripete gli stessi
programmi imbambolando gli indottrinati.
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001094-93f9093f92/Screenshot_20230921_011122.jpeg?ph=df81e44960)
La situazione non è diversa per le stazioni radiofoniche: i servi elitari i cui i volti noti pontificano contro tutto ciò che non la pensa come loro hanno alzato i toni per il noto programma radiofonico Giù la maschera presentato da Marcello Foa in cui ha inviato due noti medici con idee divergenti tra loro sulla questione vaccinale e che dovevano esprimere le proprie tesi. Niente di più civile per una società democratica eppure tutto ciò ha sollevato un polverone da parte dei media che hanno messo alla gogna il dottor Citro della Riva spingendo persino la Rai a prendere le distanze dal conduttore radiofonico che ha osato organizzare questo scambio dialettico.
Ma è possibile? A
prescindere da qualsivoglia ideologia in materia sembra normale che in un paese
democratico non si possa avere uno scambio dialettico? Per
di più in una rete di stato finanziata dai cittadini di cui anche la minoranza
ha diritto ad una propria rappresentanza. Invece no: la televisione sembra
oramai un insieme diversificato di programmi in cui girano star che pubblicizzano
i prodotti e che scodinzolano abbaiando a tutto ciò che risulti
anticonvenzionale.
Non sembra reale eppure le cose stanno andando in questa direzione. Esiste ancora il libero pensiero? Esiste ancora la possibilità di divulgazione attraverso lo scambio di opinioni mediate dallo scambio dialettico?
Il segreto forse è lasciarsi trascinare dalle linee guida del pensiero unico ed uniformato senza porsi troppe domande nell'eventualità di replicare le informazioni correnti senza alcun giudizio personale.
In questo modo la libera interpretazione, la ricerca di spiegazioni mediante legittime contraddizioni rischiano di essere boicottare: i media subiscono un pensiero omologato e lo danno in pasto agli spettatori fedeli.
La scimmiottatura di questi canoni ideologici preconfezionati rischia di assorbire l'intero sistema divulgativo appiattendo così la dialettica, il dibattito e la ricerca della verità.
Il risultato di qualsivoglia opposizione a questo rigorismo strutturale consiste nell'essere isolati e marginalizzati sino all'esilio del pensiero?
Ne diviene una conseguenza tacita.
Siamo tornati alla caccia alle streghe e la massa necessita di vedere sempre le stesse cose: in fondo prima la tv insegnava, educava, informava ora invece cerca di conformarsi alla massa mirando all'audience, allo cher di ascolti. Non ha più identità la rete di stato rispetto a quella generalista appiattendosi ai suoi stessi dettami e definendo terrapiattisti o complottisti tutti coloro che hanno un'idea differente. Siamo nell'anti-televisionismo, nella perdita di idee e nel tentativo di vietarne di nuove seppur discutibili.Pagina 11
ANDREA BRANZI: l'innovazione della forma come espressione di uno stato
L'architettura radicale
Quando l'architettura diviene specchio di un modo di essere
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001096-9663096631/Screenshot_20231010_001051.jpeg?ph=df81e44960)
Ci ha lasciato un vuoto la morte di Andrea Branzi. L'architetto ottantacinquenne aveva creato nel 1966 a Firenze l'Archizoom Associati tra cui spiccavano vecchie maestranze del calibro di Paolo Deganello, di Gilberto Corretti e Massimo Morozzi. Questo orientamento dava risalto al design italiano e all'architettura seguendo una iper critica sociale e culturale: lo spazio diveniva così contenitore di spinte ideologiche atte alla proiezione dello stato interiore dell'uomo. Architetto, docente, artista nel 1987 ricevette il Compasso d'Oro alla carriera oltre che tra i fondatori della Domus Academy e professore al Politecnico di Milano. Proprio per la Triennale ha curato diverse mostre in cui i fenomeni andavano dalla programmazione alla complessità risultando essenziali fino all'industrial design. Era consapevole del fatto che il rapporto tra la gente e l'architettura si fosse logorato: ecco la relazione agli archetipi quale anelito alla costruzione. A questo punto è fondamentale descrivere il fenomeno dell'architettura radicale sviluppatosi tra il '60 e il '75.
Fu Germano Celant a definirlo traducendone le caratteristiche: erano diverse le tendenze che osservavano lo spazio come totalità, insieme di fattori economici e strutturali sui quali intervenire poiché tutto era per loro architettura. Erano gli anni in cui proprio l'impoverimento della architettura rispetto alle altre arti stimolò nuove tendenze come quella asiatica del manifesto Metabolism (1960) che dilagava a formulazioni visionarie sino ai processi rifondativi del gruppo inglese che prendeva spunto dalla tecnologia in linea con il consumismo. Così nel corso degli anni '60 in Austria in cui il principio di architettura si distaccava dal conformismo e dalla funzione: in questo clima eclettico a metà strada tra design e body art, performance ed istallazioni spiccavano le teorie di Hans Hollein secondo cui:"...l'ampliamento dell'ambito umano e dei mezzi di determinazione dell'ambiente supera di gran lunga quello del costruito".
Ed è a questo punto che vennero gli architetti fiorentini con Archizoom Associati e Superstudio. Costoro stabilivano un tassello ulteriore di sperimentazione non tanto rivolto alla creazione di forme nuove ma di nuovi modi di intendere lo spazio. Spinte che poi nel corso degli anni '70 portarono alla progettazione del design ed alle rivisitazioni degli anni' 90 in cui via via si sviluppava il concettuale divenire dell'arte ambientale. Questa la missione culturale di Branzi verso gli odierni progettisti e le nuove soluzioni architettoniche che poi forse si sono volatilizzate. L'architettura attuale sta scadendo nell'edilizia e la progettualità sembra richiamare la concettualita' effimera, l'idea senza funzione in cui è proprio l'ambiente a pagarne il prezzo. È da oltre trent'anni che proprio in Italia l'architettura è stata accantonata ai limiti di una sotto forma di analfabetismo spaziale tra spazi dequalificati, anonimi ed inutilizzati.
L'architettura in sé rappresenterebbe la relazione tra il corpo sociale e politico, tra l'ideologico ed il sacro. Parliamo invece di moduli abitativi dell'era post-industriale in cui spazi anonimi e privi di funzione vengono riadattati e riqualificati per non essere abbattuti. Servono nuove spinte, nuovi valori, nuovi modelli che generino valori di appartenenza ad una cultura, ad una tradizione e che non rinviino esclusivamente all'omologazione globale. Che le nuove generazioni non sprechino gli insegnamenti di quei maestri che hanno lasciato una traccia indelebile del loro passaggio mediante il fondamento della progettazione.
Pagina 12
Il gioco delle parti: Durer cantore dell'apocalisse artistica sino alla forma dell'apocalisse reale
Tra passato e presente, tra arte e guerra, tra paura e tormento
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001098-0484704848/Screenshot_20231013_151912-1.jpeg?ph=df81e44960)
Nel 1498 A. Durer realizzò la celebre xilografia
che narrava l'apocalisse biblica rappresentando il giudizio divino attraverso
la guerra espressa simbolicamente dal cavallo bianco, la pestilenza dal cavallo
verde, la carestia da quello nero e infine dalla violenza espresso da quello
rosso. Niente più attuale rispetto a quello che stiamo vivendo in questo
periodo storico tra guerre, violenza, carestie e morte. Dopo cinquecento anni
questo secondo medioevo ci riporta a scenari inquietanti che solo Durer è
riuscito ad incarnare pur se in un'altra epoca storica. Nel mondo antico
infatti le fazioni guelfe e ghibelline si contendevano verità assolute fondate
sul sostegno imperiale o papale; i bianchi e i neri o cristiani e mussulmani
durante le crociate e così cattolici e protestanti nel '600. Santa
Alleanza e Triplice Intesa, comunisti e fascisti nel secolo scorso. Le fazioni
hanno sempre espresso un senso di appartenenza ad una verità superiore che
metteva gli uni contro gli altri su valori fondamentali dettati da ideologie
politiche, religiose, culturali. La distensione dell'ultimo trentennio è stata
solo una tregua macrostorica necessaria per alimentare nuovi focolai
strutturali per la Nuova Modernità. Facciamo qualche esempio: durante la
pandemia da una parte c'erano coloro che accettavano ciecamente l'iper-narrazione
corrente difendendo a spada tratta e senza la benché minima prova la pseudo
-convinzione tecno.sanitaria
in contrasto ai dissidenti dal vaccino; oppure assistiamo da una parte agli
orientamenti ecologisti profusi di cultura green che sostengono l'innovazione
ambientale mentre dall'altra coloro che non accettano l'impatto delle nuove
tecnologie; così come i sostenitori dell'IA e del suo impatto sulla moneta
digitale sino al suo impiego in tutte le attività mentre dall'altra coloro che
desiderano mantenere l'umanità al centro delle loro attività.
Ancora l'impatto nazionale tra coloro che desiderano la globalità e coloro che difendono il sovranismo. Ancora ci sono fazioni che sul piano internazionale sostengono l'Ucraina ed altri la Russia, altri ancora che sono dalla parte di Israele mentre altri con la questione palestinese.
Schieramenti contrapposti che si contendono il diritto alla veridicità della narrazione stravolgendola, piegandola, appiattendola a proprio vantaggio nonostante le palesi contraddizioni. Siamo tornati alla dualità ideologica spostando l'attenzione dalle ristrette realtà feudali a macrosistemi di controllo che vedono l'elitarismo occidentale in netta opposizione alle autocrazie orientali.
L'egemonia di queste visioni ha stabilito il fallimento di qualsivoglia democrazia: la storia si è fermata anzi, è tornata indietro con un balzo inaudito.
Le illusioni culturali di questo ultimo trentennio si sono così dissolte e l'appiattimento di un'epoca iper-informata e performata dalle tecnologie ci ha svuotati progressivamente sino a de-umanizzarci.
Per di più l'odierna tecnologia mostra la propria fallibilità sul piano della sicurezza territoriale tra le nazioni mentre imperversa su quello del controllo sociale: ergo parliamo di una trappola autodistruttiva per i popoli che la utilizzano e che risulti obsoleta in ambito militare.
Le fazioni si contrastano, si beffeggiano, si additano mentre sui confini territoriali tra le civiltà i valori vengono volatilizzati col sangue. Siamo piombati nell'oscurantismo che avrà termine solo dopo l'ennesimo sacrificio di milioni di innocenti.
Tutto tornerà a dialogare prima che il gioco delle parti ricominci il suo inesorabile percorso.
Pagina 13
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001100-66f8e66f90/Screenshot_20230920_021542_com.facebook.katana_edit_77376837918920.jpeg?ph=df81e44960)
Muore a ottantasette anni il fautore del pensiero Debole. Faceva parte di quella generazione di pensatori e intellettuali del calibro di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti e Furio Colombo così come Aldo Cazzullo ha narrato nel romanzo del 1997 Ragazzi di via Po. Ricordo ai tempi dell'Università durante la
La forza del Pensiero Debole
preparazione di un esame di Semiotica in cui lo incrociai tra i corridoi di Palazzo Nuovo e discorrendo di Nietzsche giungemmo all'arte e citando sé stesso ripeté: "L'unico modo per valutare autenticamente un'opera d'arte è vedere se essa stimola davvero una revisione del nostro modo di essere al mondo". Arte intesa come elemento di rottura rispetto agli schemi e all'omologazione.
Ricordo in tal proposito ancora un passo tratto da La fattoria degli animali di Orwell che concluse simpaticamente quella conversazione: "... tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri". Il grande professore di Filosofia Teoretica ha vissuto pesantemente gli ultimi tempi della sua esistenza tra malattia e fattori privati che lo hanno coinvolto negativamente. Mai negò la propria omosessualità così come le sue visioni politiche esprimendo apertamente ai media la sua critica ai governi del tempo. Eppure la sua idea di comunismo ermeneutico aveva un sapore marxista spingendosi verso tematiche ambientaliste, pluraliste in cui la tolleranza costituiva un diritto naturale ed universale. Credeva nei giovani che avevano il compito di tener testa al potere egemonico delle élite globaliste servendosi proprio di quello svuotamento di valori che dalle posizioni teologiche a quelle dominanti detengono da sempre il controllo sull'individuo. Una sorta di ri-umanizzazione oltre ogni illusione che doveva spingere le idee a prendere forma.
Critica della Critica
Atteggiamenti dell'arte oggi
Il CONTEMPORANEISMO: Riflussi del frammentario
Il panorama artistico dell'ultimo ventennio ed in particolar modo quello italiano sta subendo gli influssi di un internazionalismo pressapochista fondato esclusivamente su modelli dettati dal mercato. I media giocano un ruolo determinante poiché alimentano una sorta di efficienza dogmatica traslando la capacità discorsiva, comunicativa e creativa appiattendola ai suoi stessi presupposti superficiali.
Non è un caso che le stesse concezioni di corrente o movimento sino oramai marginali o del tutto tramontate in nome della personalità: oramai l'artista imita questo linguaggio precostituito assolvendo volontariamente a funzioni commerciali che ne decantino il valore e l'efficienza. In altre parole l'artista stesso deve essere una sorta di manager, di influencer del proprio lavoro per costruirsi una nicchia di visibilità altrimenti rischia di essere escluso dal sistema eterogeneo in cui si trova a dover competere. Il tutto spinge ad un discorso frammentario, instabile, basato sulla visibilità, sulla pubblicità e la divulgazione oltre che sulla reale capacità tecnica ed esecutiva che circonda l'universo dell'artista.
Oltre il saper fare l'artista deve saper vendere: o dentro o fuori corrisponde al farsi vedere quanto più o cadere nel dimenticatoio mediatico che esige questo tipo di comportamento.
I vecchi modelli creativi fondati sul poverismo, sull'arte del corpo, sull'istallazione ed il Land hanno trovato progressivamente slancio nella concettualità espressa dapprima nella performance poi traslandosi verso l'Arte Relazionale in cui il punto di contatto tra realtà e oggetto inteso come spazio spinge a coinvolgere il fruitore in quella zona spuria tra individuo e contesto fisico.
Forse è proprio questa relazione tra fruitore e opera d'arte che ha messo in discussione il senso stesso dell'opera estendendola ad un creatore iper-testuale o sovra-testuale atto a concepire qualsivoglia reazione come elemento scatenante e determinante per l'opera stessa che in questo caso diviene fluida e mutevole sino ad annullarsi progressivamente.
Un atto instabile dettato dalla mutevolezza del tempo e che rispecchia
la fragilità di un'epoca, la superficialità di un sistema che necessita
dell'inter-relazione tra le cose non bastando a se stesse. Il contemporaneismo dunque esprime il culto
della personalità come tendenza di un linguaggio unico e riconoscibile.
Pagina 14
Storia del CINEMA
Tra leggenda e realtà
Colossal assoluto uscito nel 1962 è stato diretto da David Lean ed ha vinto sette Premi Oscar tra cui quello alla miglior regia e come miglior film. Tra il cast stellare il grande ed impareggiabile Peter O'Toole nei panni del protagonista, Antony Queen in quelli di Awada Abu Tayi ed Omar Shariff nel ruolo di Sharif Ali Ibn al-Kharish. A parte poi le indimenticabili colonne sonore di Maurice Jarre spicca la fotografia e la trama avvincente tra scenari mozzafiato ed una storia che ha dell'incredibile. Siamo infatti nel 1935 proprio nel momento in cui il protagonista Lawrence ha un incidente motociclistico tra le campagne inglesi: esattamente vent'anni prima al Cairo in una fase delicata della prima guerra mondiale Lawrence nelle vesti di un normale tenente imbranato ma dotto e affinato viene inviato dal colonnello Brighton per comprendere la situazione nel territorio arabo. Lawrence intraprende il viaggio nel deserto e conosce Sharif Ali Ibn al-Kharish sino poi a giungere al cospetto dell'Emiro Faysal dimostrando la sua volontà di collaborazione per respingere i moderni armamenti turchi che annientano la resistenza araba: dopo la presa dell'inespugnabile Aqaba attraversano il deserto del Nefud e con pochi uomini respinge i nemici mostrano la sua forza di leader carismatico. In poco tempo diventa leggenda mentre le schiere arabe credono in lui. Conseguentemente l'esercito respinge i turchi sino ad entrare a Damasco. La fama e gli interessi dei comandanti entrano nel vivo e la delusione delle trattative di pace fanno cadere il nostro eroe nello sconforto. In realtà Lawrence esistette davvero: fu un archeologo britannico dedito allo studio della cultura araba che nel perido controverso della Grande Guerra operò per la corona britannica alla volta dei servizi segreti come infiltrato e portavoce per assicurarsi l'indipendenza dei paesi arabi dalla preponderante potenza turca che controllava quei territori. Tra realtà e finzione il capolavoro filmico di cui abbiamo sintetizzato la storia resta una pietra miliare nella storia della cinematografia internazionale in cui al di là dei capovolgimenti storici assiatiamo alla fragilità del protagonista che via via esce dal guscio trasformando un semplice tenente in colonnello e condottiero carismatico pronto ad intervenire in operazioni che sembravano a tutti impossibili.
Pagina 15
Fernando BOTERO
Lo specchio deformato del maestro colombiano
È e sarà sempre immediatamente riconoscibile da tutti persino ai profani per la dilatazione ossessiva dei suoi soggetti per quanto grotteschi e sensualmente corposi. Osservatore schivo della realtà ma apparentemente calmo come le campiture compatte dei suoi colori che trasmettono fissità; pensatore analitico che nella scelta dei soggetti mirava alla costruzione della posa seppur distante dalla profondità degli personaggi che fissano il vuoto come se guardassero senza vedere; apparentemente ironico per quanto grottesco perché critico all'inverosimile verso l'arte stessa che lo accolse a pieno titolo nel proprio gotha.
Con la sue creazioni infatti pone l'osservatore innanzi ad uno specchio deformante in cui scruta le esagerazioni della realtà carica di contraddizioni, di meschinità, di bugie: dal citazionismo di opere del passato a soggetti inediti infatti ha posto al centro personaggi grassi, enormi, esagerati che rinviano all'esasperazione collettiva del pensiero e dei costumi contemporanei in cui i lupi si travestono da pecore per controllarci e coloro che sponsorizzano filantropia percorrono le occulte vie della speculazione.
Quindi la sua non era ossessione per il grasso ma attrazione per il voluminoso perché nella cultura latinoamericana è sinonimo di bellezza e abbondanza: la ricchezza che ingigantisce chi ne beneficia mentre toglie a chi impoverisce.
Nello stesso tempo è sinonimo di dilatazione a mo' di allegoria tragicomica nell'immutabile pantomima del mondo.
Ogni opera quindi funge da specchio deformante in cui le contraddizioni del nostro tempo vengono in superficie come un'affilata lama a doppio taglio che ci fa male mentre ride beffarda accusando con freddezza chi ci si riflette dentro.
Una dualità latente che lascia senza fiato per quanto diretta e al contempo ludica: eppure noi ignari dall'altra parte dello specchio sorridiamo superficialmente all'esagerazione mentre il mondo (quello vero) ci crolla addosso con le sue contraddizioni: lo stravolgimento della realtà equivale in questo modo a svelarne le brutture sino al loro capovolgimento ed allo svelamento.
![](https://df81e44960.cbaul-cdnwnd.com/e853303ff81f8adf0697a8697e2f35ab/200001108-c0f99c0f9b/Screenshot_20230915_233506.jpeg?ph=df81e44960)
La Monna Lisa (1978)