TREDICESIMA USCITA

01.11.2022

PAGINA 1

UNIVERSI Paralleli

PAGINA 2


Si trattava di una piattaforma galleggiante a circa 11.612 metri al largo della costa adriatica nei pressi di Rimini poco al di fuori delle acque territoriali. 

Fu l'ingegnere Giorgio Rosa a terminarla nel 1967 proclamandola Stato Indipendente: avevano una lingua (esperanto), una moneta e non fu mai riconosciuta al punto che subì un blocco navale nel giugno del 1968 e demolita definitivamente nel febbraio del 1969.

Mar Adriatico (Italia)

L'isola delle Rose

Repubblica Esperantista dell'isola delle Rose

Costoro si erano dati un governo con un vero e prorpio Dipartimento di Presidenza con a capo Antonio Malossi, un Dipartimento Finanze con Maria Alvergna, un Dipartimento Affari Interni con Carlo Chierici, un Dipartimento per l'Industria e Commercio con Luciano Marchetti, un Dipartimento della Relazioni con Luciano Lolè e il Dipartimento Affari esteri di Cesarina Mezzini. Quando nel '58 l'ingegnere bolognese decise di portare in mare tubi di acciaio volle costruire tale piattaforma per poi definire lavori successivi sino al 1966 quando la capitaneria di porto intimò di cessarli: questo spinse all'indipendenza del '68. Visse cinquantacinque giorni di indipendenza pura. Si chiudeva così un sogno di libertà e di indipendenza sotto gli occhi del mondo.

Palazzo Reale (Milano): Hieronymus Bosch

Sarà inaugurata il 1 novembre presso Palazzo Reale a Milano e durerà sino al 31 marzo 2023 la mostra dedicata al pittore del fantastico, del visionario e del mistero.

Il suo genio cinquecentesco proveniva infatti da una famiglia di pittori dei Paesi Bassi in cui il senso della mistica e della spiritualità erano dominanti. Caratteristiche che il giovane pittore seppe tradurre in uno stile nuovo dilatando l'immaginazione verso un favolismo al limite del possibile.

Nella sua pittura infatti i vizi e le virtù umane vengono narrate.

 delineando una sorta di demarcazione tra la dannazione eterna e la salvezza dello spirito: in questo tipo di indagine i sogni, le angosce e le paure tendono ad una forma di ibridazione del tutto innovativa per l'epoca ed ecco spuntare esseri a metà tra il simbolico ed il grottesco.

Nel suo gioco perpetuo di rimandi l'allegoria, il mistero di una citazione incompiuta ed il terrore per l'aldilà lo condussero in mondi inesplorati che solo la pittura poteva descrivere.

Questo impeto descrittivo in cui bestiari, carnevaleidi di masse informi ed anime corrotte sfilano innanzi allo spettatore in una concretizzazione mistica forse dettata dalle concezioni protestanti in seno alla polemica verso la corruzione della Chiesa romana. Egli ebbe le sue motivazioni culturali per esprimere quel disagio che mai come oggi appare attuale (nonostante i cambiamenti storici e le contraddizioni istituzionali).

La sua pittura influenzò gli artisti delle opere successive pensando ai surrealisti istaurando la fascinazione per i drammi dell'anima e dei patimenti che essa dovrà attraversare per raggiungere la beatitudine.

Il supplizio è la forma che dava ai suoi dipinti lo slancio per un mondo migliore 

PAGINA 3

Tra genio e follia

Marcel DUCHAMP

L'opera in questione non fu mai esposta ufficialmente al pubblico e consisteva in un comune orinatoio riutilizzato per il solo scopo artistico.

L'opera perduta avrebbe trasformato il concetto tradizionale di arte aprendo i cancelli del concettuale e rinnovando la poetica della tradizione oramai scontata.

In Europa c'era la guerra quando Marcel giunse in America divenendo membro del movimento Dada: proprio a New York acquistò un orinatoio e quando lo pose nel suo studio lo girò di novanta gradi scrivendoci R.Mutt 1917.

In questo modo inventò il Ready -made ovvero la tecnica per decontestualizzare un qualsiasi oggetto riproponendolo diversamente al pubblico.

Persino un orinatoio posto su un trespolo poteva diventare un'opera d'arte. Secondo alcune versioni l'irritazione di Duchamp per una affermazione di Robert. J. Coady (secondo cui anche le macchine industriali fossero una forma d'arte) non gli andò giù e rispose trasformando un oggetto utile ed umile in qualcosa di artistico.

Altre teorie confermano che dopo un certo periodo nel suo studio fu Stieglitz a gettare l'opera nella spazzatura sino poi a tutta una serie di repliche consentite dall'artista a partire dal'50 proprio per una mostra a New York ed altre ancora nel '53 e nel '63 per altre esposizioni celebrative.

Sappiamo che l'idea fu apprezzata dalla critica come elemento di rottura dalla tradizione e che tra le repliche il prezzo del suo capolavoro è stato nel 1999 venduto all'asta di Sotheby's al valore di 1,7 milioni di dollari.

Secondo critiche autorevoli l'artista per provocare il Sistema Arte andò in un negozio di idraulica ed acquistò un normale orinatoio per dimostrare che:"... l'Arte è qualcosa su cui puoi pisciare".

Proprio dalla fotografia di Stieglitz comprendiamo quanto fosse per l'epoca travolgente questo capolavoro: The Indipendent nel 2008 ha dichiarato l'anno zero della nascita dell'arte concettuale che fino a quale momento non aveva precedenti.

Questo modo di destrutturare da un significato precedente riconfigurandone il rapporto ideale consisteva nel categorizzare un qualsiasi oggetto prefabbricato ed isolato dal suo contesto funzionale spingendolo oltre la significazione stessa.

La chiave ludico-critica ed ironica di simile operazione spinge l'alchimia creativa a non farsi scrupoli verso l'indagine di una civiltà considerata nei suoi aspetti ridicoli: da qui Francis Picabia e Man Ray approfondirono ulteriormente questo tipo di combinazioni sotto un profilo artistico ed intellettuale.

PAGINA 4

La Diva umile
MONICA VITTI

Il 3 novembre avrebbe compiuto novantuno anni. Noi la vogliamo ricordare nove mesi dopo dalla sua scomparsa. La musa di Michelangelo Antonioni, la diva umile che faceva ridere e piangere ponendosi con schiettezza con altri mostri della Commedia all'Italiana spaziando da Vittorio Gassman a Nino Manfredi, da Ugo Tognazzi ad Alberto Sordi sino a Marcello Mastroianni. Senza elencare la moltitudine di successi che la distinsero in vita già nel 2016 si ritirò dalle scene per una presunta degenza ed una lunga malattia che la accompagnò a miglior vita. Maestra indiscussa, unica e riconoscibile dal pubblico italiano e da quello internazionale è stata la storia del cinema vivente. Ed ora che se n'è andata la immagino ancora là tra i grandi come lei nei film che resteranno per sempre espressione della sua grandezza e potenza espressiva 

PAGINA 5

La Vetrina

Clara Marchitelli Rosa Clot
Chantal. Acrilico su tela

La VETRINA racconta dell'artista Clara Marchitelli Rosa Clot nel flusso pittorico dell'OLOGRAM.generation ovvero alla Seconda Maniera del Mutazionismo in cui l'artista dà prova di una potenza visionaria che facendo uso della propria sensibilità è in grado di stabilire un ponte tra la sfera onirica e quella concreta nel simbolismo: i suoi ricordi cioè si caricano di significazioni profonde determinante da un linguaggio esoterico, mistico, sublime.

Attraverso lei avvengono questi transfert simbolici mediante la metafisica linguistica che parte figurativamente dalle immagini che celano un glossario archetipico più intenso.

Dimensioni particolari che consentono a questa mistica espressiva di attraversare lo spazio proprio al tempo in cui avverrà il prossimo passaggio dell'asteroide 99942 Apophis faranno parte dello spazio virtuale RC3 meglio progettato come Seraféo: siamo lieti di esporre su RC3 i suoi lavori: https://rc3.jimdosite.com.

PAGINA 6

La Civiltà Perduta

Film del 1994 diretto da Kevin Costner riprende il romanzo di Lenore Fleischer ed è ambientato sui l'Isola di Pasqua poco prima della venuta degli spagnoli: il film racconta l'amore tra Noro e Ramana contrastato da Make; durante la gara rituale la vittoria viene data a Noro e questo destabilizzerà la pace sull'isola messa a ferro e fuoco dalla sedizione della casta di Make costretto ad innalzare una nuova statua Moai.

La guerra determinerà il capovolgimento dei ruoli ed i protagonisti saranno costretti a fuggire: quando Noro tornerà indietro vedrà che i seguaci del suo amico/nemico hanno inizato a magiarsi tra di loro.

Nell'ultima scena Make raggiunge la vittoria ma questa risulta una sconfitta: il suo desiderio di comandare aveva convinto il pubblico sin dalla gara iniziale ma assistendo al capovolgimento dei fatti c'è infine lo sgomento, la catastrofe, la perdizione. Noro e Ramana fuggiranno lasciando alle spalle l'isola denominata Rapa Nui ovvero l'Ombelico del Mondo.

Interessante nei ttitoli di coda in sovraimpressione viene informato il pubblico che dalle recenti scoperte archeologiche l'Isola di Pitcairn fu poi colonizzata proprio dai navigatori dell'Isola di Pasqua.

Questo dimostrerebbe in sintesi come le popolazioni polinesiane provenienti da Mu si spinsero verso oriente sino a colonizzare il Nuovo Mondo e quando gli europei giunsero secoli dopo trovarono un popolo prospero e civilizzato che furono in grado di sterminare in breve tempo. 

PAGINA 7

Riflessi pandemico-globali sul mondo dell'arte e della cultura

Analisi della

SOTTOCULTURA

Mentre i processi di globalizzazione sembrano avere la meglio sulle masse uniformando i contesti culturali, sociali e comunicativi esiste una forma alternativa di espressione giovanile conosciuta come SOTTOCULTURA. La sottocultura è una forma di CONTROCULTURA: è figlia della globalizzazione alterandone dall'interno i suoi stessi presupposti e come analizzato dalle ricerche delle scienze sociali questa forma di espressione è piuttosto eterogenea e multiforme. L'aspetto unificante è il desiderio di opporsi ai dettami della società allontanandosi dai suoi criteri sostanziali. Sappiamo che verso la metà del secolo scorso attraverso il rock and roll che dagli anni '50 hanno poi dato vita a tutta una serie di tendenze sino alle tendenze come a quelle beatnik; sino al metall, al rapper al punk sviluppatosi negli anni '70 di stampo anarchico ed insoddisfatti del sistema politico: qui il suono della chitarra sporco e di testi provocatori ispirarono intere generazioni attraverso i Sex Pistols ed i Ramones sino ad Iggy Pop; all'hippy ed al goth tipico degli anni '80 sprofondarono nel romanzo mistico che aveva al centro la morte in cui la malinconia cimiteriale spinta dal senso horror giunge alle soglie del satanismo attraverso gruppi di tendenza come Lacrimosa, The Cure.

Il mondo musicale ha inciso sull'espressione artistica come per i graffiti a New York per poi diffondersi in tutto il mondo fino in Russia, così come l'arte underground o per arrivare ai giochi di ruolo. In questa direzione il fantasy sino all'otaku: in questo caso l'interesse per l'animazione ed i manga giapponesi sino ad interscambi in cui avvengono dei festival e gare di cosplay ( ovvero reincarnazioni di un personaggio anime, manga, videogioco o film).

Da queste forme di linguaggio più diffuse si sono sviluppate quelle dal gergo Industriale come gli Scavatori (ricercatori sotterranei) o Stalker ovvero esploratori di zone remote come fabbriche abbandonate ( sono attratti da paesaggi decadenti o dalle aree sotterranee).

Come loro sono riservati i membri di altre sottoculture come quella di Internet come i Bastardi associati al sito Udaff.ru in cui il cinismo dei loro modi spingono in questa direzioni i blogger ed intere comunità dei social network: l'intera blogsfera rotea intorno a queste alterazioni del mondo reale.

L'universo sottoculturale consente alle nuove generazioni di trovare interessi comuni, differenti da quelli ufficiali mediante i quali contestare la realtà di riferimento: gli stimoli hanno origini variegate partendo necessariamente dallo svago e dal tempo libero ma definendo riti di passaggio che declamano l'accoglienza di un nuovo membro del clan giovanile: spesso è il modo di vestire, di parlare, di socializzare e rapportarsi che stabilisce l'appartenenza ad un gruppo od all'altro. Spesso partono da convinzioni politiche alternative o da atteggiamenti antireligiosi sino a sfociare in deliri che non distinguono più la realtà dalla fantasia.

L'aspetto ludico fin qui descritto potrebbe prendere pieghe assolutamente negative se considerassimo i risvolti estremi che certe sottoculture rischiano di generare: pensiamo alle deformazioni religiose che spaziano dalla stregoneria alle sette sataniste sino alle gang iniziatiche od a mistiche esoteriche che rievocano divinità pagane tramontate. Per non parlare politicamente ed ai rigurgiti nostalgici di figure della storia oramai appartenenti al passato secondo cui ancora esistono gruppi parapolitici e non riconosciuti che rievocano le ideologie fasciste così come quelle naziste. In questo turbine di rituali, di credenze e pseudo-credenze le sottoculture decadono in fedi catastrofiche che in alcuni casi hanno condotto le persone alla rovina. In questa direzione assistiamo alla violenza psicologica dei più deboli a cui viene estorto denaro, beni di consumo sino a violenze fisiche e di natura sessuale.

E' un universo vasto e multiforme che assume diversi aspetti in base a problematiche di provenienza: forse in questo le differenti nazioni dovrebbero tendere la mano ai differenti modi di comunicare e per questo non escludere dai sistemi educativi e di comunicazione forme ritenute secondarie che noi abbiamo appunto denominato sottocultura. Per noi questo termine non ha una sfaccettatura negativa nel senso di una cultura di serie B: coloro che vanno in una direzione hanno scelto di compiere un'esperienza e questa può essere positiva o negativa a seconda di come la si affronti. Diciamo che l'isolamento forzato da cui proveniamo dopo circa tre anni di restrizioni ha sicuramente rafforzato questo senso di esclusione sociale soprattutto da parte dei giovani che hanno cercato canali di comunicazione alternativi capaci di sostituire la realtà istituzionalizzata che gli ha impedito di vivere: intere categorie di giovani vivono nell'Interland delle proprie città seguendo canali paralleli a quelli ufficiali dalla scelta dei locali, delle persone, delle abitudini. Questo meccanismo ha sicuramente rafforzato il consumo di droghe leggere e pesanti trasformando i piaceri in perversioni, l'amore in sesso e la compagnia in eccezionalità. Non per tutti fortunatamente ma la via per tornare a vivere alla luce del sole potendo essere ciò che si è a prescindere dalle categorie (che qui abbiamo distinto per dovere di cronaca) rappresenterà il ritorno alla libertà.

PAGINA 10

TUTANKHAMON

Fu proprio un secolo fa ed esattamente il 4 novembre del 1922 che fu scoperta la Tomba del celebre faraone egizio della XVIII dinastia. La scoperta di Howard Carter fu concessa dalle sovvenzioni di Lord Carnarvon che seguendo le orme dell'avvocato statunitense Theodore Davis (che aveva iniziato a scavare nella Valle dei Re già dal 1902) operarono sino alle interruzioni determinate dallo scoppio della Prima Guerra mondiale.

La ripresa degli scavi comportò le scelte apparentemente azzardate di Carter che fece spostare il luogo degli scavi ottenendo così il pieno successo: fu il 4 novembre scoperto il primo gradino della scala di accesso all'ipogeo della Tomba scendendo lungo un corridoio per immettersi nell'anticamera e poi finalmente nella camera funeraria. In questo complesso oltre ai tesori furono trovate le mummie di Tutankhamon e delle figlie protraendosi così negli anni successivi.

Sappiamo che il faraone fosse il giovane figlio del Sole salito al trono all'età di nove anni e che morì a soli diciotto anni esattamente nel 1328 a.C. a causa, si presume della malaria e di una serie di malattie che lo avevano indebolito in vita. Il giovane malfermo che aveva vissuto ad Amarna era figlio di Akhenaton ossia colui che aveva trasformato le credenze precedenti in un solo dio ATON sino alla sua caduta: e questo determinò la precoce elezione a faraone del giovane e di sua madre King Tut reggente al trono posta al suo fianco.

Quando parliamo di questo figlio di Akenaton adoratore del dio unico secondo la rivoluzione amarniana comprendiamo di alzare un polverone per il complesso di storie e leggende parallele alla versione ufficiale tramandata dal mondo occidentale. Entrando nell'universo misterico si aprono una serie di misteri che roteano intorno a questa tomba plurimillenaria.

Quando il governo egiziano all'epoca apprese dal Times che il tesoro scoperto apparteneva proprio al loro territorio scatenò l'indignazione di una fetta di pubblico che vide negativamente gli usurpatori inglesi: si scatenarono articoli giornalistici in contrasto tra loro per la sospensione momentanea dei lavori, dell'allontanamento dei suoi esecutori sino a polemiche gestionali che misero in azione una serie di visioni alternative che rievocavano antichi misteri come la Maledizione del faraone secondo cui:

"La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del faraone" stimolando Sir Arthur Conan Doyle ad ispirarsi da questi racconti leggendari.

Delle ventisei persone che erano presenti durante l'apertura della Tomba solo sei morirono nel decennio successivo mentre le altre ventidue presenti all'apertura del Sarcofago ne morirono solo due: questo conferma l'inadeguatezza di dicerie che vollero creare un'aura di mistero intorno all'evento che all'epoca appunto, fece molto scalpore. Si iniziò a raccontare infatti che tutti coloro che avevano partecipato agli scavi fossero morti tragicamente: Lord Carnarvon si diceva fosse deceduto subito dopo con lo scoppio di una febbre da tifo; Carter morì nel 1939. Bufale, menzogne, false credenze che attivarono il mercato ufficiale e clandestino.

PAGINA 11

Altra arte

LEGO ART

E' impressionante assistere alla perfezione realizzativa di opere d'arte vere e proprie realizzate con i mattoncini LEGO: Lee Ki -Young me è un esempio attraverso la riproduzione di capolavori indiscussi della storia dell'arte come La Creazione di Adamo di Michelangelo Buonarroti fino a La colazione dei canottieri di Renoir.

Vengono presi in considerazione capolavori di ogni epoca e difficoltà realizzativa: pensiamo ancora a La Lattaia di Jan Vermeer così come Donna con il parasole rivolta verso sinistra di Monet per non parlare dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

Non mancano all'appello Botticelli con la Nascita di Venere e La morte di Marat di Jacques-Luis David. Da La Libertà che guida il Popolo di Eugéne Delacroix a l'Olympia di Manet a l'Angelus di Jean Francois Millet.

L'artista appassionato di arte visiva riesce a riprodurre simili opere curando i dettagli e scendendo in particolari che manifestano la sua attenzione per le opere dei grandi maestri.

Oltre ai dettagli anche la realizzazione della scena di sottofondo riesce a dare un senso di vivezza ai suoi lavori e questo lo ha stimolato a replicare anche scene tratte dai film che in ogni caso determinano un forte impatto sul pubblico.

Ma non è il solo.

Pensiamo a quando proprio la CNN ha dichiarato qualche tempo fa Art of the brick una delle dieci mostre più interessanti al mondo.

Mostra sui Lego che è giunta anche in Italia e precisamente a Milano dopo aver fatto il giro del mondo: da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai sino a Singapore per giungere in Europa: Londra, Parigi e Roma. Il nome di questo altro genio del mattoncino è Nathan Sawaya il quale non ha fatto mancare proprio niente.

 Anche lui ha realizzato opere di maestri famosi come Vermeer, Klimt, Munch, van Gogh sino alla progettazione di creazioni assolutamente originali in cui spuntano figure particolari dalle pareti, alcune coppie si baciano ed abbracciano sino poi ad evocare il mondo delle favole, dello spazio o dei dinosauri.

Pensiamo ancora agli oltre ventimila pezzi per realizzare il più grande dinosauro del mondo in Lego lungo oltre i sei metri.

Quello che a noi colpisce fondamentalmente è Yellow ossia la figura realizzata con mattoncini gialli appunto che ha fatto il giro del mondo: fondata su oltre undicimila mattoncini si apre il petto da sola e viene letta come una sorta di apertura di sé stessi al mondo divertendo i bambini per lo spruzzo verso l'esterno delle sue interiora.

In realtà dietro questo aspetto apparentemente ludico l'opera nasconde un principio di spersonalizzazione secondo cui la figura a metà strada tra l'uomo ed il cyborg diviene proiezione dell'androide telematizzato che stanco dei dati ricevuti decide la propria autodistruzione disperdendo tragicamente tutti i suoi meccanismi interni.

La cosa che è degna di nota ancor di più delle opere originali è la riproduzione dei dipinti famosi.

Su questa linea colpisce la Ragazza con l'orecchino di perla di Vermeer in cui viene pazientemente ripresa la sagoma della figura femminile colta con la medesima inclinazione di quella del dipinto in cui spiccano i dettagli come l'orecchino che ha dato il titolo all'opera, il luccichio degli occhi che sembrano guardare in direzione dello spettatore nel rispetto dei colori e delle proporzioni formali.

L'autore è consapevole dell'attenzione che deve compiere per ritrovare esattamente la sostanza dell'opera che deve reinterpretare: per essere fedele è costretto ad osservare attentamente ogni dettaglio che sarà elaborato separatamente sino a quando troverà la giusta intensità ed equilibrio.

In altre parole l'artista ha elaborato un modo alternativo per dipingere pur senza matita, pennelli e colori: forma e colore divengono un tutt'uno attraverso la sovrapposizione, l'accostamento e l'abbinamento di forme che devono dare quella specifica impressione. 

PAGINA 12

Cosa dire allora di San Giorgio maggiore al crepuscolo di Claude Monet? Non solo l'impatto formale come detto sopra ma l'intensità impressionista dei colori che vertono al puntinismo. Sembra facile ma la realizzazione di un simile apparato è costato sicuramente all'artista uno studio non indifferente.

In questo senso potremmo ancora parlare della Venere di Milo così come de Il Pensatore di Rodin ma dobbiamo citare ancora L'Urlo di Munch in cui riesce a colmare non solo la dimensione formale ma anche quella squisitamente cromatica attraverso l'abilità di cogliere la drammaticità della scena, dello sguardo del soggetto, delle mani intorno al volto e dei colori del sottofondo.

A questo punto dunque possiamo affermare l'unicità di questa nuova tecnica attraverso la quale differenti artisti nel mondo oramai operano liberamente: pensiamo in Italia a Riccardo Zangelmi il quale è il primo ed unico LEGO@ Certified Professional Italiano in un gruppo di sole quattordici persone al mondo il quale riesce a farci sentire bambini sforando in un territorio inesplorato a metà strada tra sperimentazione e gioco: l'artista italiano quando ha partecipato alla mostra di Ravenna presso il MAR nel 2019 ha celebrato Dante Alighieri. Questi artisti sono stati in grado di creare una sorta di (Ri)ready-made ovvero hanno sì decontestualizzato un semplice gioco in materiale vivente per generare arte e spingere la creatività a livelli sublimi.

Ancora da annotare l'origine di questa invenzione che ha trasformato sicuramente il modo di giocare: l'azienda danese The Lego Group fondata nel 1932 da Ole Kirk Christiansen iniziò a produrre i mattoncini da costruzione dal 1949 per poi evolversi e diventare quelli che conosciamo noi soltanto nel 1958 e da qui tutte le evoluzioni ottenute nel corso del tempo pensando ai più avanzati LEGO Technic fino ai LEGO Mindstorms alle tematiche che hanno poi abbracciato i supereroi come Batman od ai personaggi dei film come Harry Potter, Indiana Jones . Il Signore degli Anelli fino alla saga di Star Wars o Jurassic Park. 

L'Incredibile storia dell'Isola delle Rose è diventato un film nel 2020 attraverso la regia di Sydney Sibilia: girato tra Bologna, Rimini, Riccione, Roma e la Valle d'Aosta e con la splendida interpretazione di Elio Germano nel ruolo di Giorgio Rosa mostra la vita dell'ingegnere raccontata dallo stesso al presidente del consiglio d'Europa Jean Baptiste Toma. Parte dalla sua laurea in ingegneria e dal rapporto infruttuoso con la sua ragazza che lo considera un inetto sino poi al desiderio di creare un mondo parallelo in mezzo all'Adriatico. Dopo aver raccolto un naufrago di nome Pietro Bernardini e facendolo diventare il primo abitante dell'isola trasforma lo spazio in una miniera d'oro della costa romagnola attirando così anche l'attenzione dei media e della sua donna.

Da qui decolla l'idea di andare alle Nazioni Unite e generare uno stato indipendente. Toma deciderà di portare avanti il caso: eppure il presidente dimissionario Leone firmerà una sorta di dichiarazione di guerra all'Isola che da lì a poco fu sgomberata. 

PAGINA 13

L'ULISSE

Compie un secolo il celebre romanzo di James Joyce considerato uno dei più importanti manifesti della letteratura mondiale e moderna in cui la dimensione dottrinale, dionisiaca e visionaria si intersecano attraverso il divenire di un monologo interiore: tratta infatti di una sola giornata ovvero del 16 giugno 1904 in cui viene descritto il divenire esistenziale di un gruppo di abitanti di Dublino. Sappiamo tra l'altro che la scelta di quel giorno specifico è da collegare a quando la sua futura moglie gli dichiarò il suo amore.

Ecco allora prendere forma il susseguirsi delle vicende come la vita insensata di Leopold Bloom e dei suoi tradimenti coniugali seguiti da quelli della moglie stessa; dall'altra parte Stephen Dedalus più introspettivo. Sino al punto in cui ritrovatisi entrambi in un bordello la dimensione allucinatoria verte sui pensieri di Molly Bloom che servendosi del proprio flusso di coscienza femminile ridimensiona gli slanci del marito così come dell'intellettuale.

Il testo nacque a Roma e fu scritto in parte a Trieste per poi essere elaborato a Zurigo.

Siamo in un viaggio odisseico di un uomo moderno che affronta interiormente il flusso delle cose spingendo la poetica a valori introspettivi, inconsci, involontari e dove le terre omeriche divengono stati di alterazione mentale. Su questi postulati Joyce riuscì ad annullare le barriere tra fuori e dentro.  

UFO Robot Goldrake è per definizione un anime di genere mecha (ovvero robot presenti in numerose opere di fantasia) prodotto dala Toei Animation dal 1975 al 1977 e basato sul manga di Go Nagai.

Avevo tre anni quando il 4 aprile del 1978 fu data la prima puntata e riscosse il favore del pubblico giovanile di tutto il mondo che seguì le vicende di questo difensore della Terra: un cliché che stimolò poi la produzione di centinaia di cartoon animati giapponesi che avevano questo sfondo apocalittico in cui la trama di base era l'invasione da parte di alieni che volevano conquistare il nostro pianeta ed un robot guidato da un personaggio positivo che combatteva le forze del male respingendole con decisione ed eroismo sino alla battaglia finale in cui riusciva a salvare la Terra. 

PAGINA 14

Storia del Fumetto

GOLDRAKE

La storia narra del principe Duke Fleed fuggito dal suo pianeta a bordo della sua nave madre Goldrake in seguito all'attacco di re Vega che invade e sottomette i pianeti delle galassie.

Giunto sulla Terra viene salvato dal dottor Procton che è il direttore di ricerche spaziali e lo accoglie facendolo credere da tutti suo figlio.

Goldrake sarà il robot guerriero che combatterà l'imminente invasione e viene pilotato dal principe Duke chiamato Actarus.

Le vicende si susseguiranno tempestive perché re Vega giunge sulla Terra e sotto il comandante Hydargos e del generale Gandal/Lady Gandal stabiliscono la base Skullmoon sulla Luna da cui lanciano i loro attacchi.

Le lotte sono numerose così i mostri lanciati sulla Terra e respinti da Actarus anche se il loro impero inizia a dissolversi (dato che la stella Vega è contaminata dalle radiazioni del Vegatron) e questo li spengerà a vedere nella Terra l'unica risorsa possibile.

Il re tenterà di catturare Actarus grazie al suo amore per la figlia Rubina sua ex promessa sposa ma i piani falliranno sino allo scontro decisivo in cui però l'intera flotta aliena viene distrutta. Dalla vittoria finale Actarus deciderà di tornare sul suo pianeta di origine Fleed e decolla con l'amata sino al loro arrivo sul pianeta da cui tutto era cominciato.

Oltre il lavoro giapponese che rievocava la catastrofe nucleare avvenuta trent'anni prima è da sottolineare l'abilità italiana per i doppiatori e per l'utilizzo delle sigle scritte da Luigi Albertelli con la musica ed arrangiamenti di Vince Tempera, Ares Tavolozzi e Massimo Luca determinando un successo ulteriore al capolavoro nipponico. Per noi di quella generazione è automatico capire l'importanza di questi cartoni animati: forse istruivano un'intera generazione al progresso tecnologico che oggi è diventato una realtà. Da Mazinga a Gig Robot questi difensori robotici ci stavano avvertendo del cambiamento imminente. 

L'opera di Henri Matisse risale al 1952 e fa parte di una serie di litografie colorate in cui spiccavano diverse posizioni e taglio di ripresa quasi si trattasse di una posa foto-cinematografica.

Per ammirarlo bisogna recarsi al Centro Pompidou a Parigi.

Questo tipo di lavoro rispecchia le sculture matissiane per la tangibilità del rilevo generando una volumetria raffinata servendosi del colore. L'artista utilizzava il blu proprio per demarcare questa distanza tra le cose e volume, ovvero lo spazio che le separava dal mondo. In questa serie di opere Matisse si ispirò alle sculture africane in cui tornava il primitivismo che aveva respirato negli anni '30 a Tahiti.

Nella sua fase post-operatoria tra viaggi , esperimenti e flussi creativi impiegò una ventina d'anni circa per giungere a questo risultato. Sappiamo inoltre che dopo la sua morte queste opere furono stampate a partire dal '56 per poi finire in musei prestigiosi come al MoMA di New York. In questo caso non è il colore e non è la profondità dello spazio ma la forma che come involucro strutturale guida la mente alla percezione di una danza simbolica delle linee.  

Segni di comunicazione

Matisse

Nudo Blu II

Critica della Critica

Il mondo alternativo

Non è da confondere la sottocultura col mondo alternativo dell'arte. Pensiamo al fatto che il mercato dell'arte sia cambiato radicalmente in questo ultimo decennio.

Intere filiere di investitori pubblici e privati come banche e fondazioni si sono interessati all'arte intesa come bene/rifugio per tradurre i propri capitali in qualcosa di differente.

Gli analisti osservano i capitali in movimento interno al mondo dell'arte soprattutto l'attenzione che stanno ottenendo i grandi artisti viventi.

Un discorso del genere ha trasformato radicalmente la struttura tradizionale del Sistema Arte che roteava intorno all'artista/artigiano cioè a colui che dipingeva, produceva, si ispirava vivendo magari nella miseria e tentando disperatamente di esporre in qualche galleria di provincia (nella speranza di vendere un quadro e chissà, entrare nelle grazie di qualche collezionista che si accorgesse di lui/lei).

Ora l'artista diventa un manager, un imprenditore che deve dare visibilità al suo prodotto attraverso la fama e per questo deve compiere operazioni dei marketing attraverso i media, gli spazi adatti e le persone giuste: la pubblicità è lo strumento fondamentale facendo sì che la forma, la cornice, l'apparenza superino il contenuto stesso dell'opera.

L'artista manager ha così trasformato l'opera in prodotto: dalla dimensione finanziaria agli asset essenziali per lo scambio di beni e ricchezze ha trascinato l'arte nel baratro.

Dunque cosa resta dell'arte precedente? L'idea di arte per come la abbiamo appresa dai libri o per come ci è stata insegnata romanticamente è solo uno specchio per allodole: gli artisti di oggi desiderano apparire, vogliono la fama e quantomeno vendere i loro operati ed arricchirsi. Se dovessero dipingere ed investire in questa direzione senza trarne profitto considererebbero il loro tempo sprecato: il lavoro non è tanto il tempo che hanno impiegato per realizzare la propria opera ma il denaro che hanno sprecato per comprare spazi pubblicitari. Il clienteismo ha infine venduto l'arte al miglior offerente impoverendo le idee e nutrendo il mondo alternativo degli investitori che daranno monopolio ai migliori comunicatori mentre i veri pittori continueranno a restare nell'ombra. 

PAGINA 15

Chuck Close

Pittore e fotografo statunitense era affascinato dal volto umano che coglieva in miriadi di espressioni che immortalava in ritratti foto-realistici di grosso formato: neanche un collasso avuto nel 1988 lo fermò ed ha continuato a dipingere sino alla sua morte avvenuta nel 2021.

L'Iperrealtà era ciò che lo affascinava e raccontava di come anni prima fosse andato all'Art Museum di Seattle a vedere i dipinti di Jackson Pollok affermando che per quanto fossero distanti dal suo stile o dal suo modo di intendere l'arte lo colpirono profondamente.

Lui operava sulla realtà vista nel minimo particolare sino a sfocare, a distorcere ( forse perché soffrendo di prosopagnosia ossia dell'incapacità di ricordare i volti doveva cristallizzarli pittoricamente sino a sondarli in profondità).

La sua caratteristica consisteva proprio nel creare cellule cromatiche atte ad accostarsi all'infinito sino a determinare tanti piccoli universi all'interno della struttura madre (il volto umano) che svolgeva apparentemente la sua funzione principale: l'atto associativo avveniva successivamente e ristabiliva un ponte razionale con la mente che in questo modo ricostruiva l'interezza del volto. Un'operazione complessa in cui l'occhio accettando l'interezza della figura dominante appiattiva nella percezione mentale le singole unità che prima avevano attratto l'attenzione: la totalità della sua tecnica definiva il rapporto tra artificiale e reale.

Parlare di lui significa esporre la visione di un titano che aveva amalgamato la pittura con la fotografia in una zona ibrida: la realtà non doveva essere ottenuta dalla perfezione figurativa o dal realismo delle sfumature, dei tratti che riportassero in vita quel dato del mondo reale.

Tutt'altra era la sua operazione artistica fondata invece sull'abilità di parcellizzare lo spazio in una sequenza ininterrotta di corpi a sé stanti capaci di replicarsi e generare attraverso l'unità e la coerenza la perfezione del reale. Quindi realtà ed astrazione oltre fotografia e pittura divenivano un unicum fondante al suo modo di intendere il mondo.

Autoritratto

Il Periodico d'Arte. Via Genova 23 - 10126 TORINO
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia