Sedicesima Uscita
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La Follia della realtà
L'URLO: Edvard Munch
Transizione della Cultura
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PAGINA 2
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Palazzo Barberini (ROMA)
Dai primitivi a
Filippo Lippi
28 aprile - 30 giugno 2023
Nell'area di Via delle Quattro Fontane a Roma, Palazzo Barberini ospita sino a fine giugno una mostra che spazia dall'Alto Medioevo al primo Cinquecento: l'impatto cronologico specifica livelli differenti di provenienza e di lettura. La dinamica di allestimento articolata oltre una cinquantina di opere disposte secondo tematiche ed approfondimenti monografici.
Secondo questo percorso si accede attraverso la nuova sala di orientamento comunemente definita Sala delle Scimmie così come descritta dal soffitto affrescato nel 1630 da Agostino Tassi e Simone Lagi. Da questo aspetto assistiamo al divenire creativo di un'arte che attraversa i secoli bui sino ad arrivare a maestri indiscussi come Beato Angelico, Domenico Veneziano e Filippo Lippi che segna il momento più alto della consapevolezza artistica. Costoro seguitando le orme del Masaccio a cui si relazionavano Donatello e lo stesso Luca della Robbia senza negare i fasti espressivi della pittura fiamminga determinati dalla sinuosità della figura, dal lieve contorno e dagli scorci del paesaggio retrostante spinsero l'arte verso il futuro.
Sappiamo di lui che si formò nella Firenze del Brunelleschi e di Nanni di Banco sino a quando i primi documenti che lo definirono dipintore risalenti al 1430: già nel modo di intendere l'autorialità dell'opera lo si distingueva dai pittori primitivi ovvero da quelli attivi tra il '200 ed il '400.
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Berlino (Germania)
Cube Berlin Smart Office
Building 2020Si trova in prossimità della stazione centrale di Berlino ed è stato inaugurato nel 2020: si tratta di dieci piani di una struttura interamente ragionata in vetro attraverso l'alternanza di pieghe caleidoscopiche dietro le quali si articolano terrazze. A questo poi dobbiamo aggiungere l'aspetto energetico fondato sull'energia solare grazie al rivestimento proprio delle finestre in cui gli architetti 3XN Architetcts di Copenhagen hanno elaborato con l'obiettivo del risparmio energetico.
Eppure il progetto derivava già da studi del 2007 con l'investimento di oltre cento milioni di euro sino poi al ritardo generato dalla crisi finanziaria del 2008 protraendosi così al 2017 ed al completamento nella fase pandemica.
All'interno della struttura esistono ambienti
gastronomici ed altre aree riservate al pubblico giungendo allo studio
legale del Deutsche Bahn. Sappiamo inoltre che dal punto di vista tecnologico
il tutto è controllato dall'app mobile utilizzata pure per cercare persone
grazie a sensori diffusi ovunque. Bellezza estetica, leggerezza progettuale ed
impatto tecnologico sono le caratteristiche essenziali di questo edificio
avanguardistico.
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In questo senso fu Jean
-Baptiste Seroux d'Angincout che giunto a Roma sul finire del 1700 rimase
talmente colpito dalla grandezza della città continuando l'opera di Winckelmann
che redisse la storia dell'arte dalle origini in avanti: fu in questo modo che
distinguendo un primo periodo in cui l'Arte veniva inventata sino alla sua
decadenza; seguitava dalla fase della
decadenza sino al rinnovamento. Qui prendevano forma i Primitivi; infine la
fase del rinnovamento portava poi sino al '700. Su questi aspetti è
interessante vivere il senso stesso dell'esposizione.
CHRISTOPHER LASCH
L'IO
minimo
Oltre La cultura del narcisismo che rappresenta il testo più sentito dello storico ancor prima del sociologo statunitense Christopher Lasch morto a sessantadue anni nel 1994 è l'Io minimo il capolavoro indiscusso.
Capolavoro perché pone al centro una nuova forma di antropologia derivata dallo sconfinamento globale del capitalismo forsennato da cui l'immagine dell'uomo nuovo novecentesco sembra tornare in auge: abbiamo visto come nel secolo breve questi princìpi abbiano superato la tragedia attraverso l'eugenetica nazi-fascista sino al totalitarismo staliniano in cui la biopolitica attuata dall'ingegneria sociale sembrava aver raggiunto i suoi scopi oscuri.
L'incubo di una società veicolata da una élite totalitaria atta all'omologazione di una sotto-umanità in forma merce pronta all'obbedienza ed alla riverenza passiva.
Lasch definisce la nostra come un'epoca di profondi turbamenti secondo cui proprio la vita quotidiana a cui eravamo stati educati in forma democratica ora diviene una sorta di esercizio di sopravvivenza in cui proprio l'identità diviene campo di lotta e resistenza.
L'io è minato su tutti i fronti: dall'affermazione della personalità ai
rapporti extra-famigliari al gruppo di amici sino ai colleghi di lavoro ed agli
sconosciuti che costituiscono il tessuto sociale di riferimento. In tutto
questo gli schemi comportamentali dovranno
seguire codici
referenziali come l'appartenenza ad un gruppo, ad un territorio, ad una
cultura, ad una tradizione.
Eppure la fluidità sociale, il continuo scambio di informazioni digitali, la globalità stessa che ha abbattuto le frontiere geografiche sono ragioni che hanno via via messo sempre più in discussione questi codici di provenienza: in questo senso l'io narcisistico e superomistico che la tradizione illuministica e positivistica ci avevano trasmesso dal '700 ad oggi è crollato in un io assediato da tutte le contraddizioni che lo hanno definitivamente ridotto.
Ecco l'io minimo di Lasch attaccarsi a tutto ciò che trova tentando la disperata via di proiettarsi a legami sbagliati, malati, insani spingendosi in situazioni psicologicamente pericolose ed estreme sino al vittimismo.
Questi sono aspetti che influenzano la filosofia, l'arte, la storia del costume e della sociologia sino ai criteri psicoanalitici di una contemporaneità che mette in discussione i postulati della libertà e della consapevolezza.
Sembra un disagio individuale a cui le società aspirano: società di individui malati come isole incomunicanti di patologie relativizzate alla realtà distante, lontana, veloce.
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JOHN MALKOVICH
Essere o non essere
La storia di un genio
JOHN MALKOVICH
Essere o non essere
La storia di un genio
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E' nato a Christopher nell'Illinois nel dicembre del 1953 da un editore figlio di emigrati croati e da una giornalista di origini franco-tedesche. Racconta di essere stato in giovinezza molto isolato, introverso, taciturno: obeso decise di fare attività sportiva entrando così nella squadra di football americano e coltivando contemporaneamente il suo amore per la musica.
Frequenta la Eastern Illinois University ed attratto dalle questioni ambientalistiche sino ad approcciare gradualmente al teatro e fondò una compagnia teatrale a Chicago.
Quando negli anni '80 si trasferì a New York debuttò a teatro in True West sino poi a lavorare con Dustin Hoffman per poi approdare al mondo della televisione ed esordì in lavori filmici come Le stagioni del cuore (1984), Urla del silenzio (1987) sino a L'impero del sole di Steven Spielberg.
Da questo momento decollò: capolavori indiscussi pensando a Le relazioni pericolose nel ruolo da
protagonista sino poi a Il tè nel deserto
nel 1990 di Bernardo Bertolucci.
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da questa fase la sua carriera oramai è consolidata definitivamente. Oltre a Nel centro del mirino (1993) si giunge al capolavoro Essere John Malkovich basato sulla sceneggiatura di Charlie Kaufman che trattava direttamente del divo di Hollywood. Da La maschera di ferro ad altre pellicole minori come Il ladro di orchidee sino a Danza di sangue od ancora alla pellicola di Clint Eastwood Changeling è poi Liliana Cavani ad utilizzarlo nel 2002 per Il gioco di Ripley e sono numerosi i film a cui partecipa anche in ruoli secondari ma possenti per intensità e capacità interpretativa. Addirittura nel 2009 è protagonista con George Clooney nella campagna pubblicitaria di Nespresso. Malkovich è sicuramente un attore controverso la cui intensità dello sguardo, l'altezzosità della posa, l'austerità nel portamento e l'eleganza smodata spingono il pubblico a trovare distacco ed attrazione: non è un caso se viene utilizzato per ruoli in cui spesso e volentieri fa il ruolo del cattivo o del dissociato anaffettivo proprio per questo suo aspetto tenebroso e dannato. Un bello affascinante intenso, cattivo, privo di scrupoli che seduce sino a polverizzare il prossimo.
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La Vetrina
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Luigi Capizzi
La VETRINA ospita un artista controverso: Luigi Capizzi. Considerata questa e un'altra stampa intitolata Feticcio a specchi l'articolo n°21 della collezione di Rinascenza Contemporanea (n°21 R.C.) e custodita presso la Serafica di Torino esprime il genio indiscusso di Capizzi.
La ricerca gigeriana dell'artista tende allo stravolgimento, al mostruoso e all'ibridazione che deforma il senso del reale in qualcosa di digitale e che va dal concreto all'informe, dalla fisicità alle atmosfere soffuse di mondi perduti. In questo senso l'innovazione del suo pensiero artistico tende alla ricerca dell'archetipo e guardando indietro trova proprio nella forza delle forme un linguaggio primitivo in cui riemergono valori e concetti altrimenti perduti.
La deformazione digitale di un volto può mostrare aspetti altrimenti
celati: la ricerca del brutto, del riluttante, del mostruoso lo interessa nella
ricerca di nuovi equilibri determinando in questo modo la visione di mondi
sconosciuti, avveniristici al limite tra realtà e sogno, paradosso ed incubi ad
occhi aperti. Aspetti questi che sono stati affrontati ne AION. Il Tetramorfo ovvero Il
Quarto Libro della Natura.
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Charles Spencer Chaplin
Quando parliamo di Chaplin non può che non venirci in mente il suo personaggio: Charlot. Mai come in questo caso attore e personaggio diventano una cosa sola. Questo poveretto umile, sfigato, dalle scarpe rotte che fa girare il bastone e dalla bombetta rappresenta la rivolta pura alle ingiustizie di una società spietata e legata solo al denaro. Rappresenta l'alienazione contemporanea che non ha bisogno di parole. Chaplin utilizzando il valore stesso del cinema muto racconta senza l'ausilio del suono ma con il puro flusso delle immagini che descrivono, commuovono, sensibilizzano il pubblico. Chiamato dai tempi del teatro inglese The Tramp l'immagine comica e beffarda del vagabondo senza direzione critica come non mai la società occidentale e capitalistica del suo tempo: sbirri che lo inseguono, ladro incallito di galline, ingenuo antieroe moderno che si lascia corrompere da una società malata e che poi finisce male, solo dirigendosi tristemente verso l'orizzonte mentre la dissolvenza lo restringe. Il pubblico del suo tempo rideva e piangeva attraverso questa macchietta; e questa macchietta gridava ai potenti, ai ricchi, ad un'America avida e senza pietà. Furono queste le ragioni che lo fecero accusare di comunismo e per questo allontanare dal nuovo mondo al culmine della sua carriera.
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Nasce a Londra il 16 aprile del 1889 e visse in condizioni misere sino poi all'approdo negli Stati Uniti d'America dove l'esperienza teatrale si convertì in quella cinematografica: erano gli anni del cinema muto e ne rimase affascinato al punto da lavorare per il produttore Mack Sennett. Fu così che negli anni della Grande Guerra da capocomico divenne celebrità indiscussa del cinema muto facendo esordire il suo personaggio che lo rese quello che conosciamo oggi: CHARLOT. Da questo momento in avanti la sua carriera decollò a livello planetario spaziando di capolavoro in capolavoro e passando da un matrimonio all'altro sino a superare Mary Pickford, Douglas Fairbanks e lo stesso David Wark Griffith. Nel 1921 realizza il Monello consacrandolo a divo assoluto in questa pellicola struggente che vide il piccolo Jackie Coogan interpretare il bambino che gli assistenti sociali volevano portar via. In questo attimo di intensità visiva, sonora, emozionale l'armonia diviene angoscia e la grandezza dell'attore che fa ridere e piangere lo eleva a genio indiscusso: potenza delle immagini descritte dal flusso sonoro della musica.
Da questo momento La febbre dell'oro, Luci della Città, Tempi moderni fino a Il grande dittatore portano il povero vagabondo londinese a percorrere in vita il red carpet della celebrità assoluta. Saranno gli anni della guerra fredda a decretarne il declino ed il suo presunto antiamericanismo spingerà la Corte a mandarlo in esilio in Svizzera. Erano gli anni di Monsierur Verdoux (1947).
In
questa fase Un re a New York, La contessa
di Hong Kong. Tornò in America dove vinse l'Oscar e nel '75 fu nominato
Cavaliere di Sua Maestà da Elisabetta II. Nel natale del '77 si spense lasciando
dietro di sé il silenzio.
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L'INVERNO della CULTURA
La seconda estate della seconda guerra fredda
ARTE SPAZZATURA?
Siamo piombati in un tempo sospeso tra il vecchio mondo fatto di sogni, speranze e promesse di miglioramento e quello nuovo fatto di certezze scomode, di valori che si sono frantumati in nome di necessità incombenti, di privazioni, di cambi di paradigma: la realtà attuale dopo il biennio pandemico è sprofondata nell'incubo di una guerra atomica che ha messo in ginocchio economie già vacillanti e poi cadute definitivamente nel baratro. In questo clima da seconda guerra fredda l'arte si è fermata. Il pubblico sembra distante, distratto, disinteressato a visitare le solite mostre di artisti copioni, di entrare soltanto nelle gallerie demodé che invocano opere incomprensibili con lo scopo di attirare la curiosità; dalle istallazioni presuntuose agli animali impagliati od impiccati sino alle performance impossibili che riecheggiano le vecchie scatolette di merda sino a venerare intellettualmente scarabocchi fastidiosi imbrattati da maestri e da falsi maestri.
In questa fiera del marcketing smodato la degenerazione dell'arte attuale è caduta nell'abisso: un paradosso è pensare ad un'opera di Jeff Koons realizzata da palloncini gonfi quotata alla stregua dei maestri del Rinascimento. Ecco allora la dimensione speculativa, omologata, mercificata, decadente di un universo sconfinato come l'arte cadente nella trappola di senso. L'estetica è caduta nel suo paradosso; la cultura, i valori delle certezze istituzionalizzate si sono sgonfiate in nome dell'apertura al nuovo. Forse le esagerazioni degli sperimentatori del calibro di Duchamp, di Hirst o di Cattelan adesso hanno stancato un pubblico che ha voglia nuovamente di sognare. Proprio ora che il mondo è in procinto di una catastrofe le persone hanno bisogno di vedere qualcosa di confortante, di vicino, concreto, di palpabile: questo mentre la guerra incombe e la recessione sconvolge le economie globali e individuali. Da queste premesse entriamo nel saggio di Jean Clair intitolato L'Inverno della Cultura. Qui Gerard Regnier laureato alla Sorbona di Parigi dopo aver studiato ad Harvard ed aver avuto molta influenza nel mondo dell'arte contemporanea stabilisce un nesso ai contenuti espressi precedentemente asserendo sul fatto di trovarci nella geografia del negativo, in una sorta di teatro funebre che decanta il mortifero; eccede in dissacrazione spingendo l'artista del nostro tempo a non essere più profeta ma urlatore di piazza.
La sua ricetta di salvezza è la ricerca della sobrietà, della consapevolezza e dell'esperienza. Egli spera nel recupero delle regole classiche dell'armonia e della bellezza. Tutto questo a dispetto di opere che celebrano l'inutilità, la superficialità portando l'eccezionalità verso il baratro del giudizio collettivo. Queste considerazioni ci fanno comprendere come l'arte contemporanea sia nel bel mezzo di una tempesta perfetta data la questione storica e la vacuità di un mercato che incombe sulle cose trasformandole in merce. Il pubblico stesso è solo fruitore, cliente, pagatore di un biglietto che tiene in vita lo spettacolo dell'arte con tutte le sue provocazioni da circo.
Il circo dell'arte, gli acrobati della forma, i giocolieri del colore, i domatori di sogni e gli incantatori da strapazzo che si illudono di cavalcare la cresta dell'onda raggiungendo la fama e la notorietà. Purtroppo in questo panorama vuoto l'artista per quanto capace resta al margine di un universo regolato esclusivamente dai soldi: sono pochi coloro che riescono a farcela con le proprie capacità artistiche. Sono pochi perché non hanno gli strumenti finanziari per emergere, per comprare spazi, pubblicizzare il proprio lavoro, invadere la rete di post e richiamare l'attenzione del pubblico. Sarà possibile avvicinare il pubblico proprio a quest'arte malata e in fin di vita?
Forse dal punto di vista sociale il mondo degli artisti, dei galleristi, dei critici così come quello dei curatori o dei collezionisti dovrebbe essere ridimensionato spostando l'attenzione verso il grande pubblico. Proprio costoro che non comprendono il significato di simili astrazioni ideologiche, proprio costoro che da oltre un trentennio pur frequentando spazi espositivi si sentono esclusi quasi come se non facessero parte di questa élite: tra artisti che fanno notizia e collezionisti che spendono cifre assurde il tutto viene regolato dagli interessi economici del mercato che spinge in una direzione o in un'altra. Questa dietrologia mercificata è spazzatura nonostante il fatto che regoli l'attuale stato delle cose. Gli artisti devono tornare a poetare, a far sognare il pubblico inteso come individuo, come persona singola. Fino ad allora saremo ben distanti dalla riemersione da questo abisso oscuro. Voi artisti dovete tornare a dipingere su quello che sentite e dovete mostrarlo a coloro che lo porteranno nel cuore. Al momento siamo ben distanti. Arte = denaro. Avviene questo mentre l'state avanza. Questo è lo stato delle cose ai tempi della seconda guerra fredda.
PAGINA 10
GABRIEL DAWE
L'artista degli arcobaleni
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Gabriel Dawe è un artista messicano che da anni crea istallazioni luminose ottenute utilizzando un filo e colori con lo scopo di generare degli arcobaleni: tecnica che viene definita dallo stesso artista site - specific: siamo in presenza di fili colorati, di chiodi di puri intrecci geometrici che hanno lo scopo di manifestare la fragilità delle cose e la bellezza al contempo. Si parla quindi di un'opera vivente determinata dalla fruizione dell'osservatore che spostandosi genera nuovi livelli percettivi: il riflesso della luce su questi fili colorati comporta un divenire costante quasi come se l'opera stessa fosse dinamica e fluida.
Tra il temporaneo ed il predefinito esiste questo sottile connubio: osservando la natura esistono fenomeni unici nel loro genere che via via nel tempo vanno formandosi casualmente eppure con una costante ripetitiva che avviene spontaneamente; non è mai capitato di assistere al fenomeno della rifrazione di luce dopo un temporale? Quante volte abbiamo assistito a bocca aperta allo spontaneo generarsi di un arcobaleno? Oppure viaggiando verso nord avete mai assistito all'Aurora Boreale? Sono dinamiche naturali in cui l'uomo non può far altro che assistere in silenzio. L'artista messicano che ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo tende a distaccarsi dall'usuale forma di arte rappresentativa o emozionale: la sua operazione consiste nel definire creativamente uno spettacolo visivo che apparentemente non abbia a che fare con le diffuse espressioni artistiche contemporanee ma che ricordino in qualche modo i fenomeni naturali proprio nel loro compiersi.
Ed in natura nulla è come sembra. Dipende dal punto di vista e cambia lo spettro delle cose, la percezione, la ricezione, la visibilità pura. In realtà è lunga la realizzazione in sede. L'artista deve comporre questi vortici ogni volta che avviene una mostra in una forma nuova di istallazione vivente che prende forma in base al momento della realizzazione così come al momento della condivisione con le persone: potrebbe essere che un osservatore abbia una concezione dell'opera mentre un altro potrebbe averne un'altra. L'aspetto innovativo dell'opera del messicano è che possa essere trasposta ovunque spaziando da luoghi deputati all'esposizione artistica così come nei teatri o nei luoghi di contrasto.
Sappiamo di lui che vive a Dallas in Texas e che nel tempo abbia guadagnato fama per questa serie di istallazioni in cui utilizza proprio il filo da cucito su larga scala Plexus oltre che lavori su carta ed altri materiali. Anche se ha iniziato la sua carriera come grafico frequentava l'Università indagando gradualmente il rapporto tra moda ed architettura: ecco da dove origina la sua relazione con il tessuto, il filo, le stoffe. Racconta che da piccolo era affascinato dalla nonna che ricamava anche se a lui non era concesso: cosa che porta avanti nel tempo e torna a vivere con la creazione di questi spettri di luce atavica proiettati negli spazi espositivi di tutto il mondo. Laureatosi in Graphic Design all'Universidad de las Américas ha iniziato successivamente a sperimentare questi connubi di luce e materia fragile: nasce così la serie Plexus in cui Dave si ispira alla rete di vasi sanguigni e dai nervi che percorrono il corpo umano generando connessioni e mettendo l'intero circuito umano in rapporto a tutte le parti del corpo.
Centinaia di migliaia di puri filamenti di poliestere cuciti dalla base del pavimento sino alla sommità del soffitto generando così un fascio di luce di colori viventi e fluidi. A questo dobbiamo poi aggiungere che sia l'angolazione dell'osservatore a definire ulteriori illusioni ottiche per mezzo di giochi percettivi. Queste commistioni site - specific sono temporanee espressioni di una sperimentazione in divenire che poi l'artista rigenera in esposizioni compatte che poi una volta riavvolte l'artista stesso denomina come reliquie.
PAGINA 11
Accadde davvero
Cristo con l'adultera (1942)
Storia
falso
di un
E' del 1942 il dipinto realizzato da Han van Meegeren. La storia dell'opera andò in questo modo: il banchiere e mercante nazista Alois Miedl acquistò in Olanda l'opera credendo che si trattasse di un'opera di Vermeer.
L'opera fu a sua volta venduta a Hermann Goring, Maresciallo del Reich per oltre sette milioni di dollari. Il gerarca espose il pezzo nella sua residenza di Carinhall nei pressi di Berlino poi durante i bombardamenti degli Alleati nel '43 spedì il Vermeer ed altre opere in una miniera di sale in Austria accanto ad altri lavori depredati durante le razzie belliche. Fu poi nel 1945 che un commando americano entrò in contatto dei lavori portandoli alla luce ed il capitano Harry Anderson ritrovò proprio il Cristo e l'adultera. Fu così che gli americani iniziarono delle indagini sui tesori nascosti dai nazisti e giunsero al vecchio banchiere Miedl il quale confessò che il dipinto di Vermeer non fosse altro che un falso.
Si venne a sapere che l'autore era Han van Meegeren un pittore olandese vissuto tra il 1889 ed il 1947. Henricus Antonius van Meegeren aveva ricevuto una formazione artistica classica imparando lo stile dei grandi maestri della tradizione. Il suo maestro Bartus Korteling lo indirizzava verso Veermer e così si spinse in questa direzione riprendendo i pittori imprerssionisti, i classici e l'arte del passato. Tra originali e copie d'autore cadde poi nella contraffazione vendendo pezzi ai grossi mercanti statunitensi: da Frans Hals a Pieter de Hooch, da Gerard ter Borch a Vermeer ripese opere grandiose perfezionando sempre più la tecnica e preparando miscele cromatiche atte ad eguagliare el raffinatezze del passato.
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Imparò nel tempo perfino a cuocere la tela ottenendo così un graduale invecchiamento dell'opera e questo lo rese ricco in breve tempo.
Forse la fama di essere uno dei grossi pittori di Amsterdam lo danneggiò tra donne, droghe e dimore lussuose che poi si riversarono direttamente sulla sua attività di falsario. L'artista era consapevole della sua bravura: riusciva non solo ad invecchiare i lavori, ad ottenre colori perduti, ma concosceva le tecniche per ricreare lo sfumato, le ombre, le linee del disegno per eguagliare lo stile dell'artista con cui doveva cimentarsi. Erano lavori lunghi e stancanti che richiedevano tante prove e costanti rimaneggiamenti dello stesso lavoro se non addirittura l'ausilio di maggiori esemplari dello stesso lavoro atti a raggiungere la perfezione massima rispetto all'originale. Il suo obiettivo era quello di abolire qualsivoglia distinzione tra l'opera vera e la copia: dovevano esser lo stesso lavoro, la stessa mano dello stesso artista.
Non dovevano distinguersi i veri dai falsi. Meegeren confessò di aver falsificato il dipinto di Goring e sotto processo dipinse Gesù tra i dottori proprio davanti ai presenti per dimostrare la capacità e la maestria nella realizzazione di una copia di un'opera del Vermeer. Sappaimo che da quel momento molti dei lavori di Vermeer tutt'ora appesi nelle sale dei Musei più importanti del mondo così come alcune opere del maestro secentesco finite nelle collezioni private di amatori di tutto il mondo potrebbero non essere originali. Sappiamo che van Meegeren fu condannato solo ad un anno di carcere che non portò a termine perché gli venne un infarto nel 1947. Fu vero o si trattò di una messinscena? La penna di uno scrittore potrebbe partire da questo episodio conclusivo per narrare della fuga dal carcere del celebre falsario e di come poi avrebbe contraffatto ulteriori capolavori che oggi attirano nei grandi Musei del mondo.
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Cinema
Il Quinto Potere
La storia di Julian Assange
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The Fifth Estate è la pellicola realizzata nel 2013 da Bill Condon che narra del rapporto tra Julian Assange e la sua creatura Wikileaks: oltre il rapporto conflittuale con il suo socio Daniel Domscheit-Berg. Costoro decidono di condannare il potere centrale mettendo in luce la corruzione ed i privilegi della classe dominante pubblicando le prove su una piattaforma capace di svelare senza filtri qualsiasi stortura presente nel sistema. Ovviamente parliamo di informazioni assolutamente riservate che un gruppo di anonimi hacker riescono non solo a filtrare estrapolando dati sensibili sino poi a metterli in rete vendendoli ai giornali e ai media che poi daranno il colpo di grazia a tutto ciò che fino a quel momento rappresentava l'ordine centrale. In poco tempo raggiungono la fama sino a collaborare dichiaratamente con le testate più importanti: divengono ufficialmente il canale di controinformazione sino alla messa a punto di una profonda tensione tra i due protagonisti interpretati rispettivamente da Benedict Cumberbatch e da Daniel Bruhl. Eppure l'idillio si rompe proprio nel momento in cui vengono a galla fatti che riguardano i dati sensibili del governo degli Stati Uniti di allora: elementi che porteranno poi all'arresto del freelencer.
La trama del film deriva dall'incrocio di due libri che trattano l'argomento: uno è Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo scritto da Daniel Domscheit-Berg, , l'altro invece è Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di stato scritto dai giornalisti britannici del Guardian ovvero da Luke Harding e da David Leigh. A parte il film o i libri di riferimento sappiamo che Julian nasce nel '71 a Townsville (Australia): lui stesso si definì un anarchico critto-attivista; a prescindere dai suoi fatti privati diviene hacker nei turbolenti anni '80 chiamati International Subversvives e lui con il nome di Mendax opera in questa direzione sino ai capi di accusa che lo porteranno al carcere ed alla successiva liberazione.
Nel 2006 crea Wikileaks pubblicando documenti da fonti anonime ed informazioni segrete che trattano del mondo arabo, della rivolta tibetana in Cina, del governo turco e dello scandalo petrolifero in Perù. Poi nel 2010 fu la volta dell'intervento americano in Afghanistan, dell'Iraq ed altri documenti. Oltre a finire in televisione fu arrestato a Stoccolma nonostante le chiavette/sentinelle date a collaboratori: egli negò l'accusa perché era un pretesto per estradarlo dalla Svezia agli Stati Uniti.
In ogni caso fu proprio lui a presentarsi spontaneamente alla Scotland Yard: successivamente nel 2012 si presentò all'ambasciata dell'Ecuador a Londra ove rimase per sette anni. Fu qui che iniziarono i problemi di salute con una sorta di logorio psicofisico. In questa fase lo vediamo chiedere protezione alla Francia e successivamente dirigendoci ai giorni nostri nel 2018 l'Ecuador diede ad Assange la cittadinanza ecuadoriana senza riuscire però ad ottenere l'immunità diplomatica e nel 2019 l'Ecuador concesse alla polizia londinese di entrare nell'ambasciata e prelevare Assange. Arrestato, liberato per la seconda volta il governo degli Stati Uniti aprì un'inchiesta per la sua intrusione informatica sino al caso delle presunte molestie sessuali messe in campo dal governo svedese. Così a partire dal febbraio 2020 venne condannato e portato al carcere di massima sicurezza del Belmarsh. Sappiamo che durante la detenzione si è sposato Stella Moris ovvero il suo ex avvocato.
Sappiamo che nel 2021 il tribunale distrettuale britannico nega la richiesta di estradizione degli Stati Uniti d'America così che dal 10 dicembre 2021 è detenuto solo in via preventiva sino all'aprile del 2022 in cui gli è stata concessa l'estradizione. Un uomo libero di pensare, un rivelatore di segreti di stato, una sorta di giornalista globale che non aveva frontiere è stato trattato come un criminale, una spia, un nemico dell'occidente. Sono molte le personalità che hanno creduto e credono tuttora in lui.
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L'Urlo ( da pag, 1)
Si intitola SKRIK la serie di opere di Edvard Munch. Dalle sue memorie spiega di come una sera camminando per un viottolo nei pressi di Kristiania proprio in un momento conflittuale della sua esistenza si fissò sui colori del paesaggio che accesero in lui un urlo che poi dipinse: il rosso sangue di quel momento divenne per il maestro norvegese una sorta di ossessione attraverso diversi tentativi che portarono al capolavoro del 1893 generando un ciclo che definì Fregio della vita. In ogni caso sappiamo che proprio nel periodo compreso tra il 1893 ed il 1910 oltre l'opera originale realizzò ancora altre tre versioni dello stesso lavoro.
In questo modo possiamo distinguere la prima del 1893
realizzata a pastello su cartone; sarà nello stesso anno che dipinse la seconda
versione in un formato leggermente più grande; nel 1895 realizza la terza
versione a pastello su tavola battuta all'asta del Sotheby's per oltre
centoventi milioni di dollari; infine l'ultima versione ovvero una tempera su
pannello creata nel 1910. Forse l'artista si ispirò al cielo rossastro vissuto
dopo l'eruzione del Krakatoa avvenuta
nel 1883 e questo avrebbe influito sulla genesi del capolavoro di ogni tempo
che manifesta il grido di follia creativa del maestro norvegese.
Arte del Fumetto
Lady OSCAR
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Nato con il titolo Le rose di Versailles il celebre manga di Riyoko Ikeda a partire dal 1971 viene serializzato in Giappone sino poi ad arrivare come serie Tv in Italia a partire dal 1982. La storia è ambientata in Francia negli ultimi anni dell'ancien règime al giungere di Maria Antonietta alla corte di Luigi XVI.
Intanto la contessa du Barry favorita del re e disprezzata dalla futura regina di Francia: all'incoronazione del nuovo sovrano Maria Antonietta deve farsene una ragione e dimenticare il conte svedese Hans Axel von Fersen cadendo sotto i consigli della contessa de Polignac. Dopo alcuni anni il conte Fersen torna in Francia e, al limite dello scandalo, decide di imbarcarsi per le americhe ove è scoppiata la rivoluzione: a questo punto la regina partorirà gli eredi al trono e decide di ritirarsi al Petit Trianon.
Sono i tempi dello scandalo di Jeanne Valois de la Motte che acquista a nome della regina una collana per gettarla nell'infamia ma alla fine verrà arrestata e marchiata a fuoco. Tornato il conte Fersen dall'America andrà a un ballo dove per una sola volta Oscar sarà vestita da donna: capirà di non poter sostituire mai la regina. Da questo momento sarà coinvolta nella questione del Cavaliere Nero ovvero Bernard Chatelet un giornalista rivoluzionario amico di Robespierre che rubava con il consenso del duca d'Orleans per gettare in discredito sulla famiglia reale. Nominata comandante del reggimento delle Guardie Francesi dimostrerà il suo valore. Poi dalla morte del primogenito della regina si susseguiranno gli eventi che porteranno allo scoppio della rivoluzione francese. Iniziano i sintomi della tisi eppure prima Andrè Grandier colpito a morte dai rivoluzionari poi lei durante i tumulti della presa della Bastiglia moriranno eroicamente difendendo i valori di un mondo in discesa.
I fatti che verranno dopo colpiranno direttamente Maria Antonietta che sarà catturata e ghigliottinata il 16 ottobre 1793. La storia rotea intorno ad una Maria Antonietta giovanissima ospitata dall'Austria alla corte di Luigi XV in fase di conoscenza del giovane Luigi XVI destinato a governare prima della grande rivoluzione. Sua coetanea Oscar Francois de Jarjayes, la protagonista immaginaria che cela la sua identità femminile divenendo militare alla corte francese sino al suo successivo innamoramento dapprima dello stesso conte Fersen a sua volta innamorato della regina poi di André Grandier altro personaggio immaginario che prenderà gradualmente il posto del conte svedese. Da questo punto di vista vediamo che in un episodio Andrè perderà un occhio proprio per salvarle la vita fatto di cui lei ne sarà sempre riconoscente. L'ambiguità sessuale della protagonista in realtà non mette in discussione la sua attrazione verso gli uomini ma ne prende le sembianze solo per il ruolo.
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APRE:
Rinascenza Contemporanea III
Dopo l'anno di transizione
RC3
Tra la primavera e l'estate del 2023 Rinascenza Contemporanea III riapre con una serie di mostre ed eventi che portano avanti i principi della Teoria Sinaptica Essenziale definiti dalla Sincretosophia taricchesca. Dopo il primo spazio espositivo gestito a Pescara in via Palermo 140 tra il 2012 e il 2016 ed il secondo a Torino in via Volta 1/F tra il 2016 e gli albori del 2022 il primo decennio del progetto è giunto a conclusione.
Il 2022 infatti è stato l'anno delle grandi riflessioni teoriche portando a termine la sequenza dei Cinque Libri della Natura ovvero della cosiddetta Pentalogia d'Arte in cui sono state affrontate le fasi rinascenti della terza età dell'arte rappresentata appunto dalla natura tra cui l'Individualesimo, lo Smaterialismo ed il Mutazionismo. L'era di luce sin qui descritta è decaduta nella profondità del Ciclo Oscuro in cui siamo nostro malgrado precipitati e nel quale ci protrarremo per molto tempo. In questa fase di decadenza, di irrazionalismo smisurato, di irrealismo inespressivo l'EFFIMERO regna sovrano: l'unica speranza intesa come ispirazione estetica e anelito all'infinito è la NUOVA MODERNITA'.
Tornano in mente le concezioni espresse ai tempi dell'Università e le elucubrazioni teoriche che hanno portato indietro le categorie storiche tradizionali (antico, medievale, moderno e contemporaneo): in questo modo abbiamo distinto l'arte antica (degli Dei) dal Medioevo Romantico (l'era degli Uomini) alla Rinascenza (l'era della Natura). In questo modo dopo l'era di luce (Arcaica) e la fase oscura ( MEDIA) è necessaria una nuova Modernità. Questo a grandi linee sarà il nostro compito culturale nel mezzo di una transizione storica che trasformerà drasticamente il mondo per come lo conoscevamo fino a qualche tempo fa.
L'obiettivo di questo spazio espositivo denominato RC3 ubicato al primo
piano di via Pepe 43/2 - 65126 di Pescara è quello di ricercare i talenti e le
maestranze capaci di muoversi nel marasma di questa controversa contemporaneità
generando nuovi orizzonti estetici e ideologici.
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CRITICA della CRITICA
AMORFISMO
Alla ricerca del Mito
Partiamo da una premessa: l'essere umano per poter sopravvivere nel tempo di riferimento deve spersonalizzare le proprie facoltà individuali (sentimento, sensazioni, emozioni) adattandole ai criteri strutturali imposti dal sistema (religione, politica, nazione): fenomeno che avviene attraverso la pura manipolazione della natura umana stessa che dovrà essere trasformata appunto alla stessa stregua di ciò che ha valore di scambio/merce. L'uomo-merce sintomo di una materializzazione di valore e di conseguenza trasposto sul piano economico-commerciale trasformerà i criteri di soggettività, di individualità, di identità in criteri puramente oggettivi esattamente come avviene per la materia prima manipolabile.
Seguendo questo itinerario spersonalizzante avviene per l'individuo massificato, declassato, de-individualizzato una sorta di potenziale destrutturante che spinge verso l'oggettivazione antropologica e relativistica in cui si perde qualsivoglia riferimento personale o distintivo. Un appiattimento culturale che riduce il soggetto a parte di un meccanismo sociale di riferimento regolato dalla grande storia, dai cicli finanziari e dalle scelte dei leader dei super-continenti: in questa nuova mitizzazione in cui gli eroi sono i capigruppo, le multinazionali, le star, i potenti: l'uomo comune, il piccolo sconosciuto al di qua dello schermo non conta niente. La marginalizzazione di tali gruppi sociali è destinata ad essere dimenticata sulla falsariga dei modelli mitizzati dal SISTEM: l'arte racconta la storia di questi miti trasmettendola costantemente sulle piattaforme digitali, uniformando le reti televisive al sistematico bombardamento mediatico che mira sempre più alla cancellazione dei valori individuali in nome di macro-schemi dettati dall'alto. Il dominio incombente di queste oligarchie di pensiero dominante mirano all'omologazione e la sperimentano costantemente sulle cavie sociali che provvedono a mantenere in vita questi Dei capitalistici. In questo modo l'uomo contemporaneo diviene amorfo, deprivato di caratteristiche distintive o ben configurabili in qualcosa di determinato. La risultante è una forma di Amorfismo eterodiretto, anonimo, insostanziale dove la collettività si perde all'ombra di miti inconsistenti che hanno fatto gradualmente il lavaggio del cervello ai tanti.
Antony GORMELY
L'anglosassone Antony Gormely lavora costantemente sul corpo umano in relazione allo spazio fisico in cui esso deve muoversi: ricerca una sorta di reame interiore tentando la via psicologica sino alla sua estensione nello spazio di riferimento. In altre parole il corpo umano in funzione dello spazio abitativo attraversato da studi, bozzetti, istallazioni che decantano questa simbiosi portante: nato a Hampstead proviene dagli studi archeologici sino poi alla ricerca di una spiritualità latente raggiunta poi in India. Dopo la laurea frequenta la Slade School of Fine Art ricercando sempre intorno alla figura umana.
In questo senso è proprio il corpo uman il centro motore della sua ispirazione riprendendo la molteplicità dell'identico in tutta una serie di pose che hanno l'obiettivo di esaltare lo spazio pubblico e privato in cui le figure umane ne tappezzano l'essenza stessa. Oltre ad aver ampiamente esposto in tutta una serie di mostre nel Regno Unito Gormely ha girato il mondo sino ad arrivare a Kassel così come alla Biennale di Venezia.
Sappiamo che ha ricevuto il Turner Prize nel 1994 e nel 1997 ha ottenuto l'onorificenza dell'Ordine dell'Impero Britannico. In questa direzione la sua capacità di stupire concettualmente il pubblico di tutto il mondo è notevole considerato il fatto che spinga gli involucri corporei a dilatarsi nello spazio circostante sino ad inglobare lo spazio architettonico e divenirne parte attiva.
Questa espressione di corpi - Sé non sono altro che veicoli, contenitori simbolici di significazione egoica portando la riflessione individuale a dilatarsi nello spazio esterno. Eppure troviamo soggetti amorfi a testa in giù , magari attaccati al soffitto con filo quasi a vegliare al di sopra degli edifici così come all'esterno di paesaggi marini o di montagna. Un tipo di antropomorfismo che pone la figura umana non più come nell'umanesimo al centro del mondo ma la spinge fuori pur se dilatata ovunque: siamo nella periferia del mondo, ai margini di un universo in espansione che occupa spazio e tempo congelando tutto ciò che derivava dal fuoco cosmico della Creazione universale.
Questo meccanismo antropomorfico che studia il corpo collettivo oltre i gradi dell'energia, dei quanti così come dei campi di forza tenta la via della riflessione e dell'ideologia di un uomo nuovo deprivato dell'univoca verità del suo pianeta destinato all'estinzione. Questa rivalutazione dissacrante dell'umanità o dell'antropomorfizzazione cosmica tende a definire un nuovo modo di concepire la macchina perfetta umanoide destinata a sopravvivere ai paesaggi decadenti del suo mondo per potersi dilatare ed elevare oltre le leggi a cui è sottoposto: i corpi - Sé narrati da Gormely sono contenitori di significato della una nuova oggettività umana.
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Lost Horizon (2008)