Seconda uscita
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SALVATO da
un tumore al reparto
di
Neurochirurgia delle Molinette di Torino
Nonostante gli eventi che stanno flagellando il mondo ho deciso di mettere in prima pagina una bella notizia che mi riguarda: il 13 febbraio 2020 dopo mesi di antidolorifici per ciò che credevo fosse un'infiammazione ai tendini sono andato al Pronto Soccorso delle Molinette di Torino e lì dopo approfondite visite al sangue, al cuore e radiologiche mi hanno mandato al reparto di Neurochirurgia del Prof. Diego Garbossa il quale mi ha diagnosticato un tumore al cervello posto all'altezza del IV ventricolo e dell'osso atlantideo posto alla base del cervelletto. Dopo un repentino ricovero voluto dal dott. Mario Allevi il 17 febbraio sono stato operato da un team validissimo guidato dal dott. Antonio Melcarne il quale mi ha asportato il tumore con successo. Dopo mesi ho ripreso le mie funzioni e solo ora posso dire di averla scampata grazie a persone validissime che mi hanno salvato la vita. Del resto di prof. Garbossa ed il suo team a fine dicembre è intervenuto al cervello del musicista e polistrumentista Alan Brunetta della band La stanza di Greta. L'intervento è stato realizzato da sveglio mentre suonava la chitarra: la tecnica asleep-awake è riuscita con successo. Questo dimostra l'efficienza dei nostri medici ed in particolare desidero ricordare le parole del professor Diego Garbossa, direttore del reparto di Neurochirurgia il giorno prima del mio intervento quando mi vedeva spaventato: "Qui non si tratta di una scelta filosofica ma di un dato razionale e dire che l'intervento deve essere fatto per la sopravvivere" Ancora grazie!
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AUSTRALIA (Sydney) Dagli incendi al risveglio dell'Arte. The EXCHANGE: La Biblioteca
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La cosa che colpisce sono i venti chilometri di nastri in legno avvolti in una spirale megagalattica attraverso i quali spicca il senso funzionale di Kuma per un centro ricreativo e polivalente che lui in termini progettuali giustifica spazialmente attraverso una geometria circolare: il legno avvolge esternamente l'edificio quasi a proteggerlo determinandone lo scheletro, l'anima stessa, la struttura portante.
Si chiama The Exchange la fantastica biblioteca realizzata a Sidney dall'architetto giapponese Kengo Kuma sviluppata su sei piani: si trova a Darling Square il nuovo quartiere di Sydney che collega Darling Harbour con Chinatown, Haymarket e Ultimo.
Oltre alla biblioteca che contiene più trentamila volumi si trovano anche un mercato coperto, un bar sul tetto, un ristorante ed un centro assistenza all'infanzia
Kuma è un architetto sperimentale impegnato in una battaglia contro il Metodo del calcestruzzo in cui tenta di valorizzare altri materiali come il legno, la pietra, il bambù o la ceramica esaltando la sintesi e l'essenzialità della cultura giapponese.
MUNCH: l'ultimo urlo
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Il Museo Munch di Oslo chiude i battenti entro il 31 maggio 2020 dopodiché si trasferirà nella sua nuova sede. Everything We Own è il titolo di questa mostra conclusiva che vede quattro collezioni del museo in cui trovano spazio opere senza tempo del maestro espressionista come l'Urlo, La Madonna, Notte Stellata ed Il Bacio oltre che capolavori che interessano in generale l'arte norvegese. L'Urlo in particolare oltre che le prime due versioni a pastello su cartone del 1893 e del 1895 ha quella del 1910 a tempera su pannello.
Museo Munch - Oslo (Norvegia)
Chiude il 31 maggio 2020
An Optical Revolution
VAN Eyck a Gand
Nove le opere di Van Eyck esposte presso il Museo delle Belle Arti di Gand del celebre pittore fiammingo oltre che un centinaio di opere del Tardo Medioevo. Fondamentale sarà l'Adorazione dell'Agnello Mistico meglio conosciuta come il Polittico di Gand in cui il pubblico potrà vedere per la prima volta dopo il restauro. La controversa storia dell'opera parte da lontano e la vide già smembrata da Napoleone poi da Hitler finché un gruppo speciale organizzato dagli Alleati riuscì a ritrovarla.
Museo delle Belle Arti - Gand (Belgio)
1 febbraio 2020 - 30 aprile 2020
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COVID 19: Tra fantascienza e
realtà
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Circa una quarantina di anni fa ed esattamente nel 1981 lo scrittore americano Dean Koontz scrisse un testo fantascientifico e complottista poco conosciuto e dal titolo emblematico The eyes of darkness.
La cosa assurda è che tratta di un virus letale che si diffonde sulla terra nel 2020 partendo proprio dall'Asia per mezzo di uno scienziato Li Chen che scappa per gli Stati Uniti portando una copia su dischetto di Gorki-400 poiché sviluppata nei laboratori di quell'area geografica particolare. Poi nella nuova edizione del 1996 lo stesso autore sostituì Gorki con Wahan-400 spostando così l'attenzione dalla Russia alla Cina.
Pazzesco! Il 20 gennaio scorso ero incollato su un letto di ospedale in
convalescenza dopo un'operazione al cervello e lessi questo articolo su
Repubblica. La cosa mi incuriosì e passai al romanzo profetico. Metteva in
guardia il genere umano definendo questo quattrocentesimo ceppo vitale di
microorganismi analizzati e modificati conseguentemente
Eppure segnalo questo interessante romanzo di fantascienza che ebbi modo
di leggere proprio nei giorni di Quaresima/Quarantena nella mia stanza.
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SI VIVE UNA VOLTA SOLA
Conferenza Stampa. Carlo Verdone, Rocco Papaleo, Max Tortora ed Anna Foglietta
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C'era tanta gente nella Sala Conferenze dell'Hotel NH Collection di Piazza Carlina quel lontano 3 febbraio quando è stata fatta la presentazione ai giornalisti della Prima prevista per il 26 febbraio 2020 del film tragicomico Si vive una volta sola. Verdone lo ha presentato:" E' la storia di quattro medici abilissimi nel loro lavoro e nella routine quotidiana di cui il professor Umberto Gastaldi, cioè io è a capo di una equipe medica costituita dal suo assistente Corrado Pezzella (Max Tortora), dall'anestesista Amedeo Lasandra (Rocco Papaleo) ed infine dalla strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta). Il loro successo è in contrasto con la disastrosa vita privata messa a dura prova a causa di un viaggio on the road nel sud Italia che li metterà in discussione attraverso un cinismo dissacrante e comico nello stesso tempo"
Hotel NH COLLECTION Piazza Carlina - TORINO 3 febbraio 2020 ore 12.30
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Oltre domande relative al cast o sulle manie "ipocondriache" di Verdone famoso per il suo interesse per la medicina ho posto personalmente due domande al gruppo di attori.
Improvvisamente cala il silenzio!
La prima:" Signor Verdone lei ha sicuramente realizzato grandissime commedie brillanti come Borotalco (1982), Acqua e sapone (1983) o Compagni di scuola (1988), la lista è lunghissima. Prendendo come modello il maestro della comicità Chaplin quando realizzerà un film drammatico in cui magari farà la parte del cattivo?"
Verdone guardandomi con aria seria ha risposto:" Sicuramente l'arte del far ridere smuove delle corde individuali che risiedono nella psiche del soggetto: ridere e piangere fanno parte della magia dell'Attore. A me interessa far vibrare questi estremi e sapere che c'è tanta gente malata, magari in ospedale, inchiodata al letto che guardando un mio film riesce a sorridere. Sapete cosa significa per un attore riuscire a strappare un sorriso?"
La seconda domanda invece:" Cosa pensa della clonazione digitale pensando agli ultimi miracoli di Hollywood che progetta di realizzare film digitali con James Dean dopo il successo di Will Smith in Gemini Man o la pubblicità digitalizzata con Audrey Hepburn? Valuta positivamente questo fenomeno di eternizzazione?"
A questo punto bloccano le domande per una serie di fotografie.
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Mi butto nella calca e riesco ad avvicinarmi al Maestro. Mentre ci facciamo una fotografia insieme risponde alla mia domanda:" Assolutamente non sono favorevole a questo tipo di progresso tecnologico: il cinema è fatto di vita, di carne e sangue e sapere che un computer sia in grado di riportarmi in vita attraverso l'incoscienza non è più arte. L'Arte per essere tale deve vivere e per farlo deve poter sbagliare, ripetere, bloccarsi e ricominciare. Grazie"
Verdone ha catalizzato i giornalisti. Simpatico Max Tortora che ha dichiarato la sua gioia di aver lavorato con Verdone, Rocco Papaleo più enigmatico che ha apprezzato Torino dicendo che da giovane studiava nella nostra città e che ci ha vissuto per diversi anni. Intrigante Anna Foglietta che ha apprezzato i suoi compagni di viaggio. Insomma un bel cast! Siamo pronti per vedere il film.
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Intervista ad AMANDA SANDRELLI
Attrice e regista per la tournée della Locandiera al Teatro Gobetti di Torino
Era la sera del venerdì 24 gennaio 2020 quando trovandomi casualmente presso un locale di via Po n.21 di Torino denominato BlahBlah ho riconosciuto in mezzo al caos Amanda Sandrelli. Nel vederla mi sono precipitato immediatamente da lei dicendole imbarazzato: " E' proprio lei? Sandrelli?" e la divina senza battere ciglio con uno sguardo ammiccante dominato dai riflessi azzurri dei suoi occhi mi ha risposto: " Sono proprio io". Oltre a complimentarmi con lei le ho spiegato di cosa mi occupo e del fatto che apprezzassi tantissimo il suo lavoro. E ' stato così che mi ha svelato di essere a Torino perché al Teatro Gobetti andava già da diverse settimane ovvero dal 14 gennaio al 26 gennaio La Locandiera goldoniana rivisitata dalla sua interpretazione di regista ed attrice invitandomi l'indomani o la domenica a recarmi a teatro per le ultime due giornate di programmazione. Ringraziandola mi sono allontanato promettendole di non mancare poi grazie al mio amico ci siamo fatti due fotografie che hanno immortalato quella splendida serata. Il giorno dopo ho mantenuto fede alla promessa: sono andato a teatro e dopo l'esibizione ho incontrato dietro le quinte la splendida Amanda che mi ha concesso rapidamente un'intervista giornalistica. Era stanca: quel giorno aveva recitato per ben due volte. Così mi ha proposto di scriverle via email e di porle una serie di domande che compensassero quelle a cui non aveva avuto il tempo di farlo di persona. Da qui ne è nata un'intervista personalizzata che con cura tramanderò ai posteri.
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1. "Cinema e Teatro. I colossi espressivi dell'arte universale in cui lei ha lavorato sin da giovanissima. Quali sono le sue considerazioni in merito? Dove trova maggiormente Amanda?"
" Il mio posto è il teatro, senza dubbio. Il cinema è arivato a 19 anni: Benigni e Troisi mi hanno proposto Non ci resta che piangere e l'ho fatto pensando che sarebbe stata un'esperienza divertente. Il film ha avuto un successo straordinario e di conseguenza mi sono arrivate altre proposte ma è per il teatro che ho deciso: questo è il mio lavoro. Mi piace il rapporto col pubblico, questa energia enorme che ogni sera scambiamo con il pubblico e mi piace la parte "Artigianale", il fatto che ogni sera puoi aggiustare, limare, migliorare o sbagliare per trovare attraverso l'errore una crescita, mi piace che non resti nulla di eterno ma che tutto sia in divenire."
2. "Quali aspetti psicologici di Mirandolina si ritrovano in lei?"
"Con Mirandolina condivido l'indipendenza e il bisogno di autonomia e libertà ma in amore io mi sono sempre lasciata andare senza difesa. Continuo a farlo anche dopo qualche porta in faccia, sono incosciente che coraggiosa! Ma sono felice di essere così e tutto sommato posso dire di essere stata amata e di aver sofferto tanto anche di essere stata tanto felice."
3." Ha progetti artistici nel cassetto?"
4. "Cosa pensa dell'arte contemporanea?"
" Mi interessa l'arte contemporanea, ho frequentato per diversi anni la Fiera di Bologna ed ho imparato a riconoscere quello che mi piace. E' bello e stimolante "annusare" l'aria che tira in altre forme d'arte quando fai questo lavoro: sono stimoli che arricchiscono anche la possibilità espressiva"
5. "Potrebbe raccontarci due aneddoti personali relativi al suo vissuto con suo padre e sua madre?"
"Sono cresciuta con mia madre. Da lei ho imparato la leggerezza e il senso dell'umorismo, mio padre è stato meno presente soprattutto nell'infanzia ma ho un carattere molto simile al suo, tendo alla profondità a volte però resto in fondo bloccata come se fossi nelle sabbie mobili. Quello che ho imparato da mia madre mi salva dalle sabbie mobili ma quella tendenza ad arrivarci mi è stata utile tante volte anche nel mio lavoro."
6. "Sicuramente essere figlia d'arte ha comportato per lei una responsabilità gigantesca ma guardandola negli occhi comprendo una profondità culturale ed artistica fuori dal comune. Lei è nata nell'Arte. Lei è l'arte. Ce l'ha nel sangue. È mai entrata in conflitto con tutto questo? "
"Conflitto no: ho avuto per molti anni l'insicurezza che deriva dalla coscienza di avere un privilegio.
Dopo circa dieci anni di teatro ho cominciato a credere nelle mie possibilità ed ogni volta che uno spettatore mi stringe la mano in camerino dopo lo spettacolo e mi dice brava guardandomi negli occhi sono felice. Anche per questo amo tanto il teatro."
7. "Ed infine: sin da giovanissimo ho seguito il suo percorso artistico trovandola estremamente affascinante nei ruoli che ha interpretato. È sempre riuscita ad incarnare la letizia, la purezza d' animo ed una sottile malinconia senza cadere mai nello sconforto perché animata da un vitalismo innato. Si ritrova in questi stati? "
"Sì , mi ritrovo in una vitalità eccessiva che da giovane mi pesava. Ho sempre avuto la sensazione di avere un motore acceso da qualche parte! Sono irriducibilmente ottimista anche contro l'evidenza a volte e questa è una grande fortuna. A volte le sabbie mobili di cui sopra mi risucchiano ma sono sempre riuscita ad uscirne in tempo. Ho trovato una mano che mi riporta su. Dopo ogni replica sempre il motore si quieta e credo che questo sia il motivo per cui non potrei rinunciare al mio lavoro.
Ogni sera prima di entrare in scena mi dico: "Divertiti". Anche se lo spettacolo è tragico divertiti perché hai la fortuna di fare il mestiere che ami. Buona fortuna per tutto!"
Ringraziandola ancora dal profondo sono davvero onorato di averla conosciuta ed intervistata per il mio giornale.
Il Fato mi ha dato la possibilità di parlarle e ne sono profondamente lusingato.
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A.I.A.M.Dall'Accademia alla Genesi dell'Effettismo
In data 27 gennaio 2020 l'Accademia Internazionale di Arte Moderna di Roma mi ha contattato ufficialmente per conto della Commissione inserendomi ufficialmente nell'Albo dei Critici d'Arte.
ra i membri della commissione ho avuto il piacere di conoscere Francesca Romana Fragale Critica d'Arte e promotrice di un movimento artistico denominato Effettismo.
Alcuni passi tratti dal testo di fondazione: L'Effettismo è stato ideato da mio padre e maestro Franco Fragale.. era una persona ironica e piena di energia, ingegnere meccanico, pittore, scrittore, accademico. A casa nostra eravamo in cinque, Angiolina Barone Fragale, la moglie scrittrice, Alessandra la figlia biologa, Barbara la figlia architetto e io la figlia avvocato penalista.
C'è sempre stato uno scambio culturale. A casa nostra c'erano libri e pennelli. Come noi Franco ha iniziato a dipingere a quattro anni come rifugio alla prematura perdita del padre avvenuta in Africa al tempo delle colonie. Rifugiatosi a Castel Madama con la mamma e la sorella presso il nonno medico ebbe il primo maestro, il pittore del paese.
La sua biografia pittorica è nota ma quanto sinora era doveroso per spiegare la genesi dell'Effettismo. Dopo aver esposto e girato molto cominciò a comprendere che il mondo dell'arte era fallace. Eppure era un periodo nel quale si vendeva, i galleristi chiedevano una percentuale e tutto più o meno procedeva.
Il polo dell'arte dalla
scuola Romana si stava spostando su via Margutta. La nascita dell'Associazione
Cento Pittori di via Margutta fu una ventata di freschezza senza gallerie,
senza critici d'arte. Per la prima volta osservatore e artista senza
mediazione.
Ai tempi della Parigini,, De Magistris, Vespaziani e Fragale si unirono per dare un senso nuovo alla ribellione. Anche se all'epoca Leonardo De Magistris aveva le gallerie e mio padre aveva già esposto moltissimo in Italia e all'estero convennero che il sistema andasse riformato. Passarono i decenni. Prende piede il computer sempre più nell'arte. Inoltre per la prima volta emerge in modo imperante il concetto della riconoscibilità dello stile dei Pittori. L'unico modo per diventare noti era quello di acquisire uno stile proprio dicevano critici, gallerie e dinamiche del mercato. Franco Fragale comprese da subito che occorreva prendere posizione motivato dall'idea che il nodo focale dell'arte era creare stupore emotivo con l'osservatore attraverso il rispetto della tradizione nel solco dell'innovazione. Che occorreva arginare il plagio creativo, l'uso smodato dei proiettori o computer, le copie in serie, la riconoscibilità dello stile pittorico, criterio imposto dal mercato..." e continua ancor più nello specifico:"...a quel punto pubblicò la prima edizione del Manuale di Pittura nel quale emergeva la sua peculiarità di ingegnere e pittore specialmente nella chimica dei colori e nella prospettiva. Ha fondato una scuola e per cinque magnifici anni siamo stati suoi allievi.. Già nella prima edizione del Manuale ma più compiutamente nella seconda in appendice pubblicò le sue teorie ispiratrici dell'Effettismo. Quando stava per andare nei Verdi Pascoli mi disse espressamente che avrei dovuto portare avanti il testimone...". Fu a quel punto che la dott.ssa Fragale si sospese volontariamente dall'Albo degli Avvocati Cassazionisti e convertì il suo studio legale nella sede degli Effettisti. Ora che è vicepresidente dell'Accademia si dedica completamente all'arte portando avanti il lavoro paterno con il Manifesto degli Effettisti.
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Teatro Carignano-Torino
FRONTE DEL PORTO
di Alessandro Gassmann
Verso la metà di febbraio pochi giorni prima del mio ricovero in ospedale sono stato al Teatro Carignano di Torino per la trasposizione teatrale di Fronte del Porto.
Per Alessandro Gassmann, nato Gassman è già il secondo adattamento teatrale da opere filmiche: Qualcuno volò sul nido del cuculo è stato il primo ed ora il film di Elia Kazan del 1954 che vedeva come protagonista il grande Marlon Brando.
L'adattamento firmato dall'attore regista Enrico Ianniello parte dall'opera di Schulberg che sviluppava un'inchiesta giornalistica poi diventata film ed opera teatrale. Gassmann la traspone a Napoli negli anni '80 in un clima corrotto e malsano: spicca Daniele Russo nei panni dello scaricatore e pugile Francesco Gargiulo in un'atmosfera reale e decadente in cui i borghi di una Napoli dominata dalla delinquenza e dalla camorra spostano l'attenzione dal porto newyorkese a problematiche che ci riguardano da vicino.
Colpisce la coralità degli attori che divengono un corpo unico nel gestire il divenire dell'azione: sembra quasi che il protagonista diventi una sorta di contraltare al copione effimero di una società negativa utile per comprendere la graduale sconfitta dei valori. In questo interscambio fallimentare ognuno ha da perdere qualcosa e Gassmann riesce a descriverci questa rinuncia collettiva quanto personale in cui sopravvivono cenni di una morale non ancora del tutto smarrita.
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L'Illegalità nel mondo dell'arte
Il riciclo del denaro attraverso aste e quadri
Anche l'Arte risente della corruzione e della criminalità organizzata: alcuni riciclano il denaro sporco e lo investono come in opere di prestigio acquistate anche per vie legali.
Più nello specifico sono state sequestrate intere collezioni dal valore di più di dieci milioni di euro e giù di lì tra l'Italia e l'Europa in cui l'ndrangheta investiva in tele seicentesche e di maestri universalmente riconosciuti.
Veri e propri investimenti in cui il ritorno economico è garantito: a riguardo i dati rilevati da Maria Berlinguer su La Stampa ci informa che il mercato globale dell'arte vale tra i 58 e i sessanta miliardi di euro. A questo, sostiene la giornalista si aggiunge l'effetto-moltiplicatore attraverso quotazioni di giovani artisti che sono schizzate alle stelle con cifre che superano i cento milioni di dollari.
Secondo questi dati molte gallerie così come le case d'Aste hanno fatto involontariamente la loro parte favorendo inavvertitamente questo fenomeno: ovvero assecondando la passione dei collezionisti hanno assorbito "ipotetici collezionisti" che con la scusa di comprare opere di grandi maestri come Van Gogh , Dalì o de Chirico hanno impiegato il denaro che derivava da altri raggiri.
Questa è una tipologia di business che ha ramificazioni globali poiché è destinata a non rimetterci anzi a crescere di valore nel tempo. Interi patrimoni vengono convertiti in opere d'arte dal valore megagalattico anzi, molte volte i boss saldano i loro debiti privati proprio convertendo il valore di scambio in intere collezioni.
In questa direzione Stati Uniti, Regno Unito e Cina sono i colossi in crescita che favoriscono l'evolversi di questo mercato globale dell'arte a prescindere da dove provengano i fondi.
Il fatto è che il mondo dei collezionisti è un universo privato: c'è chi si accontenta di acquistare legalmente un pezzo e di non avere alcun interesse di esporlo al pubblico. Su questa soglia si genera uno scenario di ambiguità che non mette in luce chi ha realmente acquistato l'opera. È compito delle case d'asta, dei galleristi e dei venditori in generale autoregolarsi con dignità e lavorare con trasparenza segnalando (almeno se si superano i diecimila euro) all'Unità informativa finanziaria che verificherà le transizioni sospette.
LUDWIG VAN BEETHOVEN
Duecentocinquantenario dalla sua nascita
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Non sappiamo con esattezza come i posteri definiranno questo 2020. Le sciagure sicuramente lo legheranno al Covid19 e difficilmente verrà dimenticato.
A prescindere da queste coincidenze infauste vogliamo ricordarlo culturalmente per il Cinquecentenario dalla morte di Raffaello Sanzio così come per i Centenario dalla morte di Amedeo Modigliani. Al momento smettiamo di ricordare la morte!
In questo articolo vogliamo ricordare i duecentocinquant'anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven, il genio tedesco che rivoluzionò la musica attraverso quel suo insaziabile anelito all'infinito incarnando attraverso le sue celebri ed immortali Nove Sinfonie il titanico desiderio di grandezza ed onnipotenza.
Le celebrazioni sono cominciate a Bonn il 16 dicembre, giorno della sua nascita e si sono estese a Vienna in cui è morto sino a Parigi, Londra così come in Italia grazie all'intervento artistico dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
In questo senso pensiamo ancora a Vienna che tra concerti, eventi e rassegne dedicate al maestro tedesco presso il Kunsthistorisches Museum dal 25 marzo al 5 luglio propone una prestigiosa collezione di dipinti come quelli di Caspar David Friedrich od una serie di disegni comprendenti Turner, Goya, Voigt o sculture pensando a Rodin ed una serie di video e filmati che descrivono l'arte del maestro rimasto totalemente sordo.
Ancora un accenno alla Biblioteca Nazionale di Vienna che presenta Beethoven. Mondo umano e scintille divine in cui vengono mostrati al pubblico documentazioni di grande valore sino alle pagine autografate della Nona Sinfonia.
Lui che raggiunse l'apice con la potenza delle sue composizioni, lui che
ha dato potenza sonora attraverso l'Eroica
dedicata a Napoleone ricredendo poi nella sua fede politica Ludwig fu un
innovatore, un autonomo dissacrante che non amava esibirsi in pubblico. Ricordo
quando anni fa andai a visitare la sua modesta dimora a Vienna dove spirò nel
1827. La sua fama era caduta nell'oblio tra malattia, povertà e sordità totale.
Persino Gioacchino Rossini pianse quando andò a trovare l'uomo che con il suo
inno alla gioia ha unificato l'Europa.
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Muore un padre dell'architettura: Vittorio Gregotti
" Se ne va in queste ore cupe un maestro dell'arte internazionale"
Esordiamo con questo post scritto da Stefano Boeri sulla morte dell'architetto piemontese.
Era di Novara, classe 1927. All'età di 92 uno dei padri
dell'architettura italiana ed internazionale si è spento dopo un ricovero per
polmonite complicato sicuramente dall'epidemia che sta flagellando l'Italia ed
il mondo. Laureato al Politecnico di Milano collabora con la celebre rivista Casabella
e conobbe maestri dell'architettura mondiale come Ove Arup, Gropius,
Le Corbusier ed Henry van de Velde. Il suo Neoliberty fu una reazione al
Movimento Moderno trovando nel Razionalismo di cui l'esempio principale è il
Palazzo degli Uffici di Novara così come
la Bicocca a Milano, lo Stadio Luigi Ferraris a Genova od il Centro Culturale
di Belém a Lisbona sino al quartiere ZEN di Palermo. Trova spazio tra giganti
come Giorgio Grassi, Robert Venturi o Aldo Rossi. Dedica un testo a Torino nel
1991 La città visibile sostenendo che
per progettare il nuovo bisogna partire dalla città stessa e della sua storia.
Un pezzo di storia che ha fatto parte del Razionalismo Italiano ci lascia per sempre
a causa di una polmonite peggiorata con il Coronavirus.
Un secolo fa moriva Modì
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"Mio caro
Warnod, voglia annunciare la morte del nostro povero amico il pittore Amedeo
Modigliani di cui conosce l'opera. E' morto ieri all'ospedale Charité a
trentacinque anni, gli faremo dei bellissimi funerali..." la lettera scritta
da André Salmon a Warnod un altro amico dell'artista livornese. Una mattina del
1920 fu trovato delirante nel suo letto circondato da scatolette di sardine e
bottiglie vuote aggrappato alla sua Jeanne Hébuterne al nono mese di
gravidanza. La donna all'indomani del funerale del suo amato si gettò dal
quinto piano della finestra. Dopo un secolo Livorno ha celebrato il suo maestro
che Roma ospita con più di un centinaio di capolavori per la mostra evento
intitolata L'impossibile Modigliani.
L'artista italiano e l'arte africana, opere, tecnologia e sarà allestita al
Quirinetta dove sarà presentato il suo ologramma. L'IAM valuta di portarlo
anche in Cina. Il Genio che più di un secolo fa vedeva chiudere i battenti
della Galleria Weill per lo scandalo dei suoi nudi torna ora alla ribalta nella
consapevolezza dell'unicità del suo stile.
DYLAN DOG
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Creato da Tiziano Sclavi fu elaborato graficamente dal fumettista e grafico Claudio Villa venendo alla luce nel 1986 che poi divenne Sergio Bonelli Editore.
Stiamo parlando di un Cult del fumetto italiano tra l'altro ispiratore di un film del 2010.
Come da ricerche la gestazione del personaggio avvenne nel 1985 quando Sergio Bonelli proprietario dell'omonima casa editrice decise con un suo collaboratore di tornare ad occuparsi di fumetti tradizionali, Sclavi propose l'horror come genere. Dato che Martin Mystère era ambientato a New York decise di trasferirlo a Londra e trasse le caratteristiche estetiche del suo personaggio dall'attore Rupert Everett.
La prima uscita fu un fiasco poi nel giro di qualche settimana iniziò a girare nelle edicole: dopo qualche anno divenne uno dei maggiori attrattori dei fumetti italiani. Il numero uno L'alba dei morti viventi è un vero capolavoro. Oltre l'aspetto incubotico gioca anche sull'aspetto comico-ironico di Grucho suo aiutante e sulla dimensione sessuale attraverso l'ausilio di bellissime donne che progressivamente intrattengono flirt con il protagonista.
Diverte il fatto che sia claustrofobico, ipocondriaco, aerofobico, soffre il mal di mare e di vertigini. Insomma una persona fragile tra mille peripezie.
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Curarsi con l'Arte:
Arteterapia da Quarantena
Sembra un paradosso in tempi come questi ma è vero: secondo un progetto sperimentale CUR'ARTI si relazioneranno le strutture sanitarie con spazi dedicati all'arte per alleviare disturbi psicofisici di pazienti che desiderano essere coinvolti in processi riabilitativi e non solo ma distinti nell'Arteterapia.
Nel 2004 il professore Achille De Gregorio ha definito questa disciplina: "...che utilizzando tecniche dell'arte grafico-plastica ha l'obiettivo di ottenere dall'utente manufatti che racchiudono pensieri e emozioni che diventano comunicanti" ovvero di una forma di linguaggio che consente al malato di venire verso l'esterno. Il Progetto ideato da Francesca Barrella mette insieme istituti sanitari e spazi artistici dedicato a pazienti affetti dapatologie croniche con l'obiettivo primario di alleviarne le sofferenze.
Il progetto avviato nella Regione Campania di cui ne abbiamo notizia da un articolo del 31 gennaio di Giulia Ronchi per Artribune mette in evidenza una necessità per i tempi in cui siamo irrimediabilmente caduti. La necessità ha voluto per forze maggiori che l'intera nazione entrasse in Quarantena e che le persone si chiudessero in casa per diverse settimane sacrificando la vita sociale ed il lavoro. Ed allora spezziamo una lancia a favore della tecnologia, della rete e di tutti gli spazi dediti all'arte che hanno messo a disposizione Internet, i propri siti e le diverse piattaforme tecnologiche per consentire al pubblico, pur restando barricato nelle proprie abitazioni di poter visitare virtualmente i musei.
Le concezioni precedentemente espresse dal progetto partenopeo prendono ulteriormente vita considerando oltre ai malati cronici di cui sopra si parlava del danno psicofisico che molte persone subiranno non solo dall'aspetto sanitario od economico ma anche psicofisico considerato il costante bombardamento mediatico, l'isolamento così come lo stress emotivo. L'arte viene in soccorso consentendo di muoversi idealmente: si tratta di veri e propri tour virtuali di grandi musei che mettono online le proprie collezioni prestigiose visitabili dal salotto di casa propria.
Ne fanno parte:
Pinaoteca di Brera (Milano), Galleria degli Uffizi (Firenze), Musei
Vaticani (Roma), Museo Archeologico (Atene), Prado (Madrid), Louvre (Parigi),
British Museum (Londra), Metropolitan Museum (New York), Hermitage (San
Pietroburgo), National Gallery of art (Washington).
La Sindrome di Stendhal
La psiche della bellezza
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Quando nel 1979 la psichiatra Graziella Magherini ha analizzato quella forma patologica distinta come Sindrome di Stendhal la definì come malattia da iperculturemia ovvero come una forma di disturbo psicosomatico riconoscendo più di un centinaio di casi che descrivevano con questo nome anomalie psicologiche riconosciute presso l'Arcispedale Santa Maria Novella di Firenze. Dalle ricerche scrisse un testo La Sindrome di Stendhal nel 1989 visualizzando lo shock che l'arte suscitava in alcuni casi di cui si era occupata. Il termine fu coniato in relazione al soggetto storico che un secolo e mezzo circa l'aveva sperimentato su se stesso: ovvero Marie -Henri Beyle noto come Stendhal che nel 1817 si trovava in Italia. Era appassionato d'arte e dopo il suo trasferimento a Parigi aveva seguito Napoleone nelle sue campagne di conquista. Dai sui diari descrisse il viaggio nella nostra penisola in cui rimase affascinato dai mostri sacri della nostra storia artistica: da Leonardo a Michelangiolo, da Dante a Machiavelli. Sino al momento in cui fu travolto da emozioni incontrollabili innanzi all'affresco del Volterrano nella cappella Niccolini in Santa Croce a Firenze: palpitazioni, sudorazione sino alle vertigini convertendo l'estasi in angoscia e rifiuto. Fu così costretto ad allontanarsi faticosamente dal luogo sino a sedersi sulla prima panchina che trovò per strada.
Le sensazioni sublimi che aveva provato sino a qualche attimo prima si erano trasformate in repulsione pura.
Da questa serie di studi emerge il fatto che la bellezza eserciti su chi la vive un potere dominante sino a risucchiarne le forze o le difese mentali: vengono cioè colpiti gli stati profondi dell'osservatore sino scatenare atti involontari ed ingestibili dal soggetto più sensibile nell'atto contemplativo.
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La Abramovic commuove il mondo
L'artista serba naturalizzata statunitense Marina
Abramovic è attiva nel mondo dell'arte da più di quarant'anni. Si definisce
scherzosamente: "La nonna della
performance art". Nel corso della sua lunga carrieraha affrontato l'arte del corpo, della resistenza e del dolore
attraverso una teatralità che ricordava in qualche modo il Living Theatre. Dal 1973 vediamo infatti performance gestuali come
Rhythm 10 in cui esplorava attraverso
il gioco del coltello la pericolosità del dolore fisico sino a quella serie di
sperimentazioni del 1976 Free in The
Voice in cui giaceva supina a testa
all'indietro mentre spalancava la bocca emettendo suoni convulsi oppure nel
1980 in Rest Energy in cui lei
perdeva completamente il controllo mentre il suo compagno Ulay tirava verso di
lei una freccia. La sua relazione con l'artista tedesco finirà nell'88.
Colpisce nel 2010 di New York intitolata The
Artist in Present in cui l'artista resiste seduta ad osservare per qualche
minuto la miriade di visitatori che silenziosamente sfilano davanti a lei. Le
razioni sono molteplici soprattutto quando dopo molti anni le riappare Ulay.
Matthew Akers ne ha realizzato un film nel 2012 mentre il fotografo italiano
Marco Anelli ha catturato più di 1545 immagini Portrais in the Presence of Marina Abramovic. Proprio quest'anno
muore di cancro all'età di 76 anni Ulay
(Frank Uwe Laysiepen) colpendo così il mondo e la sua compagna storica
con la quale ha condiviso dodici anni di sentimenti e carriera. A tal proposito
la Abramovic ha affermato:" E' con grande
tristezza che ho saputo della morte del mio amico ed ex partner Ulay. Era un
artista e un essere umano eccezionale, ci mancherà profondamente. In questo
giorno è di conforto sapere che la sua arte e la sua eredità continueranno a
vivere per sempre". La Abramovic continua a ricercare portando l'arte della
performance a livelli mai esplorati precedentemente: vive attraverso il
contatto diretto con il dolore, il piacere o gli stati che necessitano del
pubblico. Nel suo modo di intendere l'esibizione il pubblico infatti riveste un
ruolo essenziale dal quale e verso il quale carpirne energia e proiettarla
attraverso la propria sensibilità verso l'esterno.
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