Quinta uscita
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Il Silenzio dell'Arte.
Riflessi pandemico-globali sul mondo dell'arte e della cultura: Dalla politica all'economia: l'effetto domino
PAGINA 1
PAGINA 2
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CINA (Shanghai)
Shanghai Tower
Complesso avveniristico in Asia
Alta seicentotrentadue metri la Shanghai Tower si trova tra la Jin Mao Tower e la World Financial Center nella Lujiazui Finance and Trade Zone del Distretto Pudong. Dopo il Bury Kalhifa di Dubai alta ottocentoventotto metri è la seconda struttura più alta al mondo: ricordate la Tour Eiffel? E' alta solo trecento metri; e L'Empire State Building (Manhattan)? Solo trecentottantuno metri. Ancora lo One World Trade Center (New York) cinquecentoquarantuno metri.
E' un edificio progettato dallo studio di architettura
Gensler ad alta efficienza energetica è caratterizzato da una forma spiralitica
della torre che sale verticalmente sulla trasparenza e morbidezza: è
interessante proprio la relazione della struttura con il vento attraverso
l'ausilio di materiali che interagiscono con esso considerando l'accurata
scelta dei materiali in relazione al fatto che la zona sia fortemente sismica. La
facciata giocata sulla trasparenza dei vetri e l'illuminazione naturale
sviluppano la coibentazione per ottenere il massimo del raffreddamento e
riscaldamento mediante il risparmio energetico: l'impianto geotermico, le
turbine eoliche in cima all'edificio ed il sistema di riciclo delle acque
piovane ne fanno un esempio di modernità.
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Yayoi Kusama a Berlino
Yayoi Kusama, Portrait ©YaYOI KUSAMA, Courtesy: Ota Fine Arts, Victoria Miro & david Zwimer
Dal 19 marzo al 1 agosto 2021 il Gropius Bau di Berlino ospiterà una mostra dell'artista giapponese Yayoi Kusama ripercorrendo almeno otto tappe tenute dal 1952 al 1983 spaziando dal Giappone sino agli Stati Uniti. Dagli anni Sessanta l'aspetto polifunzionale di questa artista visionaria ha stabilito la propria posizione femminista in cui il senso della figura umana nello spazio spesso decostruito attraverso istallazioni garantiscono questo spaesamento nei confronti del pubblico.
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Palazzina di Caccia di Stupinigi
FRIDA KHALO
Through the lens of Nickolas Muray
Prevista per il 2021 è stata
rinviata a febbraio 2022 la mostra su Frida: per la prima volta in Europa
giungere questa collezione delle foto di Nickolas Murray su Frida spaziando in
un percorso che parte da caratteri multimediali attraverso suoni e rumori che
hanno l'obiettivo di spingere i visitatori nell'intimità dell'artista sino
quasi a farla rivivere. Più di una sessantina di foto che desiderano entrare in
profondità sino alle lettere d'amore tra Nickolas e Frida. La mostra era iniziata più di un anno fa: Frida Kahlo - Il caos dentro sempre nel
mese di febbraio 2020 a Milano interrotta poi dalla Pandemia e spostata presso
la Palazzina di Caccia di Stupinigi tentando la via di un percorso mnemonico,
rumoristico, digitale tornando alle atmosfere sensoriali di un tempo oramai
trascorso in cui la sua opera resterà sempre attuale
PAGINA 3
EIDOS: Il Secondo Libro della Natura
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Dopo l'uscita di ASHERAH. Il Libro della Natura nel 2020 in cui veniva presentata la dottrina Sincretosofica e la Teoria Sinaptica Essenziale sino all'elaborazione della Grande Opera siamo giunti nel 2021 a Eidos. Il Secondo Libro della Natura.
Questo secondo testo costituisce la continuazione dell'altro approfondendo non soltanto la concezione teorica in cui stabilisce il Dogma ed il Paradigma di funzione da cui viene conclusa l'esperienza pittorica dei maestri Discesi che chiudono il terzo evo concomitante con la fine del Grande Eone. La filosofia sarà una delle discipline essenziali per entrare in questo meccanismo pseudo-esoterico in cui l'arte diventa lo strumento essenziale di analisi portando la mente a scardinare i criteri precedenti ed aprendosi al nuovo.
Non è un caso che venga messa in campo la concezione digitalizzante come fenomenologia stimolante per la fine di un modo di concepire il mondo. Da questo momento in avanti la Conversione consiste proprio nel concepire l'arte come il fanalino di coda di un evo che ha trovato nel COVID l'azzeramento del vecchio mondo ed il tempo T1 per il nuovo.
Attraverso queste sequenze ideali il lettore verrà indotto a riflettere scardinando le vecchie convinzioni con le nuove. L'Eidos appunto proietta l'idolo verso una nuova concezione in cui la forma, l'apparenza diviene sostanza di un mondo di immagini digitalizzate.
n una simile realtà non c'è
spazio per i sogni o le passatiste forme di medio-romanticismo.
La Rinascenza ampiamente sviluppata nel primo libro della natura attraverso l'Individualesimo che approdava attraverso la Post-Avanguardia Italiana, l'Extraconcettuale ed il Neo-Creativismo a quei connotati che mettevano al centro l'emotività del documento dell'anima ora invece siamo nello stadio successivo: da una parte la fase media espressa dallo Smaterialismo in cui diverse correnti come gli Oniristi, le Trasmutatrici e la Vibrazionista ci introducono alla fase Classica della Rinascenza in cui il Mutazionismo definisce l'Ibridismo nella sua forma triadica, l'Ologram.generation attraverso la nullificazione ed infine la Cyber Art mediante la proposizione Chip.
Non ci sarà più bisogno dei sogni ma della memoria e questa giunge al suo compimento robotizzandosi, traslandosi in nanotecnologie, in circuiti biomorfici mutano in intelligenza artificiale.
L'era post-umana in cui il panteismo della Natura esclude l'uomo pone al centro la Pandemia come funzione purificatrice: l'arte giunge oltre il proprio linguaggio sino ad annullarsi definitivamente.
Il processo di analisi definisce il senso di una Natura Madre a cui si incorpora l'immagine-essenza del Padre (Idolo): i figli di questo binomio maschile/femminile siamo noi.
PAGINA 4
Il grande tessitore. Alla ricerca del Tempo
Discutendo con Francesco Rodolfo Russo
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Per quanto riguarda il mio contributo al testo mi è stato richiesto di descrivere il rapporto del tempo con l'arte.
A prescindere dall'analisi che ne è sorta è stato fondamentale stabilirne Il Paradigma secondo cui il modello di riferimento non è il rapporto che ogni epoca ha stabilito con il tempo inducendo le scelte estetiche degli artisti a compararsi o meno con questo schema bensì consiste nel capovolgimento di ottica secondo cui se l'approccio universale dell'uomo al tempo consisteva nel venerarlo (imprimendo negli oggetti creati questa dimensione sacra) sino poi a stravolgerla (svuotando il tempo della sua sacralità ideale si è giunti alla perdita di aura all'oggetto stesso).
In altre parole se l'arte tradizionale idealizzava il tempo attraverso
l'esaltazione dell'oggetto creato il passaggio successivo è stato quello di
dissacrare il tempo e l'oggetto che lo rappresentava.
Il grande tessitore. Alla
ricerca del Tempo è un
grande testo antologico uscito nelle librerie nel 2020 facente parte della
Colonna Stigma curata da Francesco Rodolfo Russo. In questa opera elaborata
nella fase del Covid-19 sono intervenuti diversi autori di diversi ambiti di
ricerca che dal proprio punta di vista analizzano il concetto di Tempo sino ad
approfondirlo in maniera specifica.A questo punto viene naturale chiedere al curatore Russo cosa
intenda per Tempo. E lui ha risposto:
" Mi sono interrogato su che cosa facesse Dio prima di creare la terra e sono arrivato alla conclusione che anche il tempo e sia il "prima" sia il "dopo", sono derivati dall'attività divina; rimane da spiegare che cosa facesse Dio prima della creazione. Probabilmente soltanto Dio è fuori dal tempo, ma con la creazione crea anche il tempo. Penso che soltanto il presente "è" l'unica certezza, sebbene si tramuti in fretta in passato."
Intervista al curatore del testo: al Tempo del COVID
"La virgola che rappresenta la vita"
Dall'universale al particolare sono giunto alla seconda domanda:ovvero come è nata l'idea di questo libro?" Anni fa mi fu proposto di
scrivere un pezzo sul tempo legato alla letteratura per un libro
interdisciplinare. Scrissi alcune pagine e le inviai, ma il libro non vide mai
la luce. Ho continuato a pensare che si potesse realizzare il progetto. A
gennaio 2020 mi sono messo in cerca di compagni di avventura. Sono arrivati i
primi sì, qualche ci provo, poi è arrivata la chiusura totale a causa del
coronavirus: alcuni, costretti in cattività, hanno accettato di partecipare.
Dal male non nasce il bene ma a volte, da situazioni negative, possono sortire
occasioni di aggregazioni qualitative importanti."L'ultima invece di natura filosofica chiude: Credi che sia l'uomo
a dominare il tempo o che sia questo a dominare l'uomo?" Fisiologicamente
è il tempo che domina l'uomo. Il titolo di una mia poesia è Si nasce, si muore.
La virgola rappresenta la Vita. Per dirla con Vittorio Messori «Da questa
avventura della vita nessuno di noi uscirà vivo"
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PAGINA 5
La Vetrina
Easypop: serie Heroes (Acrilico su tela)
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La VETRINA di questo numero tocca un artista di fama internazionale denominato Easypop (dalla fusione di easy=facile e pop=popolare). Il suo vero nome Roberto Mazzeo è il promotore di questo progetto artistico a metà strada tra cartoon e fumetto, tra mito e commercio: grazie all'artista pulio-romano il tentativo di raccontare in maniera semplice i miti di una generazione grazie alla quale la Pop Art trova uno slancio verso nuove forme di linguaggio. L'artista da me contattato telefonicamente al tempo della prima ondata da Covid ha dimostrato una certa apertura alle idee innovative e sperimentali: oltre ad averlo inserito in EIDOS. Il secondo Libro della Natura tra i maestri della Cyber Art è stato inserito nello spazio virtuale di Rinascenza Contemporanea III (ovvero RC3). La mia esigenza di creare uno spazio virtuale è stata determinata dalla Rivoluzione Culturale in atto che sta sacrificando la cultura e le arti tradizionali per giungere allo stadio successivo della digitalizzazione. Da qui la ricerca di artisti innovatori che aprano al nuovo. Secondo questo racconto fantascientifico durante il prossimo passaggio dell'asteroide 99942 Apophis verrebbe costruito lo spazio RC3 meglio progettato dal sottoscritto come Seraféo: siamo lieti di esporre su RC3 i suoi lavori: https://rc3.jimdosite.com
PAGINA 6
Il Cantafavole
Intervista a Gianluca Lalli
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Gianluca Lalli è una sorta di menestrello contemporaneo che ha scelto di tramandare la cultura mediante un processo di oralità che lo ha reinserito a pieno titolo nel panorama artistico italiano. Cantautore, docente e regista in concomitanza del Centenario di Gianni Rodari ha realizzato un disco intitolato Favole a telefono tratto (come lui stesso afferma in un messaggio telefonico) dall'omonima opera dello scrittore di Omegna. Ciò che poi colpisce è il disco Cantafavole ovvero un laboratorio di scrittura che presenta nelle scuole statali in cui insegna ai bambini proprio a scrivere canzoni partendo dalle favole e giungendo alla letteratura in generale.
Sappiamo di lui che nel 2005 vinse il premio Rino Gaetano e che nel 2013 vinse il premio Hard Rock Café al festival del cinema di Venezia per un suo lavoro intitolato Il lupo. Poi dal primo album Il tempo degli assassini del 2011 è uscito il secondo La fabbrica degli uomini ed ancora Metropolis e Le favole a telefono per approdare all'universo dei racconti sino al romanzo storico Dal Vangelo secondo me (2016).
Da qui nasce il desiderio dell'artista di omaggiare l'antropologo Michael Foucault nel saggio Storia della follia nell'età classica che a sua volta riprendeva l'opera satirica del 1494 La nave dei Folli di Sebastian Brant in cui si narrava di navi cariche di esseri insensati alle quali non era concesso di attraccare nei porti in cui giungevano." Forse su quelle navi potremmo esserci noi stessi eppure siamo qui a parlarne..."mi disse mentre dialogavamo telefonicamente e tra un frammento e l'altro di canzoni che eccezionalmente mi cantava accompagnandosi con la chitarra mi ha fatto vivere l'incanto di un sogno antico.
In questa dimensione soffusa è presente il suo senso estetico in cui i retaggi di una cultura classica strabordano dal modo in cui l'artista marchigiano si pone: nella sua umiltà v'è la consapevolezza del suo mestiere e tale resta al punto di portarlo al di là dell'epoca in cui vive.
Intervistandolo telefonicamente durante la seconda quarantena restiamo ore ad ascoltarci curiosi di percepire le idee dell'altro: lui del '76 io del '75 capiamo di avere in comune miti e leggende di un'epoca al tramonto.
Il suo stile discendente da De Gregori, Branduardi, De André convive con queste leggende ma le porta avanti come una sorta di menestrello, cantastorie, cantafavole appunto modernizzato.
Mi racconta di sé e nel frattempo mi dedica pezzi ed io lo ascolto incantato perché in quelle parole c'è una storia ed in quella storia delle vite, dei sogni, delle emozioni.
In questa dimensione soffusa è presente il suo senso estetico in cui i retaggi di una cultura classica strabordano dal modo in cui l'artista marchigiano si pone: nella sua umiltà v'è la consapevolezza del suo mestiere e tale resta al punto di portarlo al di là dell'epoca in cui vive.
Intervistandolo telefonicamente durante la seconda quarantena restiamo ore ad ascoltarci curiosi di percepire le idee dell'altro: lui del '76 io del '75 capiamo di avere in comune miti e leggende di un'epoca al tramonto.
Il suo stile discendente da De Gregori, Branduardi, De André convive con queste leggende ma le porta avanti come una sorta di menestrello, cantastorie, cantafavole appunto modernizzato.
Mi racconta di sé e nel frattempo mi dedica pezzi ed io lo ascolto incantato perché in quelle parole c'è una storia ed in quella storia delle vite, dei sogni, delle emozioni.
Questi sono gli insegnamenti di Lalli. I suoi giovani allievi imparano a conoscere mediante l'oralità quell'antica tradizione canora che anticamente girovagava per le contrade insegnando storie, evocando mondi, leggende, miti.
Una specie di commedia dell'arte in cui questi artisti girovaghi portavano con loro antiche tradizioni e culture altrimenti obliate: tutto questo prima di essere trasmessi mediante la scrittura alle generazioni successive.
Ed ora proprio nel momento in cui la carta sembra smarrirsi nuovamente a favore della rivoluzione tecnologica giunge Lalli che ripristina il valore dell'oralità trasmettendo nelle scuole questa conoscenza e questa forma d'espressione artistica mai del tutto dimenticata.
" L'arte tende a trattenere mai a dimenticare..." mi dice infine"...ed io preferisco starmene fuori dal Sistema e vivere a casa, nei miei silenzi, nella creazione pura come un antico oratore..." e comprendo il senso delle sue parole trascrivendole come meglio posso.
Ho percepito la sua voglia di trasmettere emozioni attraverso la profondità delle sue parole mediante il calore della sua voce e la delizia delle canzoni che evocavano sapori antichi a metà strada tra il medioevo ed un'epoca travagliata come la nostra da cui noi (quelli nati a metà degli anni '70) ne usciremo invecchiati.
Dopo l'intervista ho continuato a seguirlo riconoscendo in lui un vero
cantafavole. Un puro.
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PAGINA 7
Riflessi pandemico-globali sul mondo dell'arte e della cultura
Dalla politica all'economia: l'effetto domino
Il silenzio dell'Arte
Dopo la prima quarantena dal 9 marzo al 18 maggio siamo caduti in una seconda a partire dal 6 novembre al 31 gennaio in cui l'Italia passando da zona Rossa ad Arancione a quella Gialla ha definitivamente bandito l'arte dai propri schemi di insegnamento e di condivisione col pubblico.
Uno dei pochi che si è nobilmente battuto per riaprire gli spazi espositivi chiusi è stato Vittorio Sgarbi il quale ribadendo al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini l'importanza dell'arte e della cultura ha ricordato il Decreto Colosseo voluto dallo stesso ministro e convertito in legge il 5 novembre 2015 in cui i musei italiani sono stati equiparati a servizi pubblici essenziali come la scuola, la sanità ed i trasporti.
Ottimo nella forma e nullo nella concretezza: scuole, musei e luoghi deputati alla cultura sono stati banditi per questioni preventive di distanziamento sociale.
Molti si stanno chiedendo la motivazione di questa scelta: andare a fare la spesa non espone ulteriormente a rischio le persone coinvolte? Sicuramente. Lo stesso vale per andare a passeggio o per svolgere funzioni essenziali come andare alle poste, in banca od in qualsiasi luogo pubblico.
Ergo: se è concesso svolgere a singhiozzo delle funzioni mentre altre no cosa le distingue? E le fasce orarie? Il virus considera orari prestabiliti per diffondersi? Preferisce età specifiche o si diffonde casualmente ovunque senza badare a tempi e fasce sociali?
Eppure basterebbe sanificare questi ambienti tra l'altro meno frequentati dei supermercati, magari utilizzando la tecnologia per prenotare le visite a musei e tenere sotto controllo il numero delle persone che sarebbe monitorato (controllo della temperatura, mascherina, distanza) consentendo così a questo settore che costituisce un pilastro dell'economia italiana di andare avanti e di non crollare.
Oppure dovremmo agire come i Paesi Europei più ricchi come la Germania che finanzia tutte le attività chiuse non abbandonando nessuno o creando l'annata bianca sino al nuovo ordinamento.
Invece non funziona così: dalla scuola ai musei, dalle gallerie ai piccoli spazi espositivi senza poi ricordare i teatri, i cinema e tutti i luoghi culturali sono stati esclusi.
Tutti si limitano ad attendere aiuti, finanziamenti, sacrificando così un settore già in crisi per un Paese che da anni tergiversava nel distanziamento culturale privilegiando i luoghi dediti alla vendita di tecnologie, a supermercati informatici o filiali automobilistiche a luoghi culturali.
Queste considerazioni non nascono dal malcontento, dal disagio o da lamentele infondate magari generate in un insano ambiente antipolitico o contro-ideologico al sistema: no, assolutamente no!
Colui che scrive è la fonte diretta di considerazioni che provengono dalla gestione di spazi espositivi su suolo italiano e contaminati da anni dall'ignoranza.
Scrivo con l'obiettivo di far riflettere: nessuna campagna elettorale, nessun orientamento o specificità finalistica. Ciò che è scritto è verificato sul campo, sul terreno dei mercati finanziari che hanno investito nelle tecnologie e nella pubblicità di sistemi che hanno stimolato negli anni la popolazione a disinteressarsi sempre più all'arte ed alla cultura allontanando persino l'interesse accademico degli studenti a certe materie umanistiche che costituivano l'humus della cultura italiana e che sono cadute nell'oblio.
Nei massimi sistemi le economie si occupano delle grosse fondazioni o di quei musei che in un modo o nell'altro ce la faranno perché considerati patrimonio nazionale o privato: i piccoli imprenditori, gli art Manager invece soccomberanno perché saranno costretti a chiudere non avendo le spalle coperte o bruciando quei pochi risparmi che avevano costituito gli sforzi degli ultimi anni.
In altre parole tutto ciò che aveva a che fare con la cultura e l'arte già abbondantemente sacrificati nell'ultimo decennio ora hanno trovato la loro morte definitiva.
E come dicevamo sopra a parte alcuni schiamazzi insignificanti il mondo dell'arte è rimasto in silenzio a vedere: interi reparti di questa filiera entro pochi anni non esisteranno più a meno che un ricco privato o una fondazione con interessi pubblici ci metta le mani. Il resto cadrà nel nulla.
La trasformazione finanziaria globale avvenuta a partire dal 2008 ha inciso sulle diverse economie nazionali e l'Italia quale piccola appendice di un'Europa germanocentrica ha elargito finanziamenti con lo scopo di azzittire ed appiattire le politiche locali predisposte oramai al loro servizio: non c'è posto per la povertà ed i pesci piccoli dovranno soccombere definitivamente.
L'effetto domino è stato determinato dal Covid: la
Pandemia ha rappresentato il colpo di grazia di un sistema già in bilico.
L'arte è ferma, nel silenzio, nella distanza. Tutti distanti da tutti: in
questo modo la Venere del Thorvaldsen (1816) divenuta degli Stracci (1967) da
Pistoletto l'ho riprodotta imbavagliata per indicare il silenzio dell'arte
appunto in un'epoca travagliata come quella in corso.
PAGINA 11
Slovankà epopej
Il capolavoro di Mucha
Dopo un secolo dalla morte di Alfons Mucha è stato a Praga realizzato uno spazio per contenere la Slovanska epopej ovvero un ciclo di oltre venti pezzi che narrava il mito del popolo slavo.
Questa epopea slava contiene venti tele appunto di grosso formato realizzate tra il 1910 ed il 1928 e fu donata dall'artista alla città di Praga con lo scopo che la città edificasse qualcosa per accogliere questa mega-opera testamento.
Ciò che forse incise per catapultare il capolavoro nel silenzio fu sicuramente il secondo conflitto mondiale in seguito al quale le opere furono nascoste per evitare che i nazisti se ne impadronissero o che le distruggessero.
Nel dopoguerra però fu la volta dei sovietici: anche in questo caso l'artista non era accetto ed i suoi lavori furono trasferiti presso Moravsky Krumlov ovvero città della Moravia meridionale dove rimasero fino al 2012.
Da qui la città di Praga ha lottato per riappropriarsi dei lavori dell'artista. Le sue tele nonostante sporadiche esposizioni non hanno trovato grandi risonanze eppure dopo quasi un secolo l'azienda anglo-ceca denominata del gruppo Crestyl ha annunciato che il ciclo di Mucha sarà accolto presso il complesso Savarin, un sito di oltre quindicimila metri espositivi proprio nel cuore di Praga.
Qui sarà costruito uno spazio apposito dall'architetto inglese Thomas Heatherwick e seguiteranno oggetti
della famiglia dell'artista stesso: fotografie, documenti, bozzetti e disegni.
Avrà lo spazio più di una decina di metri d'altezza per dare idea di grandezza
e magniloquenza.
Tra le opere costitutive ricordiamo i titoli più importanti che oramai faranno parte dell'entourage:
Gli slavi nella loro patria; La celebrazione di Svantovit; L'introduzione della liturgia slava; Lo zar Simeone di Bulgaria; Il re boemo Premysl Otakar II; L'incoronazione dello zar dei serbi Stefano Dusan come imperatore romano d'Oriente; Jan Milic di Kromeritz; Jan Hus che predica alla cappella di Betlemme; L'incontro di Krizky; Dopo la battaglia di Gruwald; Dopo la battaglia di Vitkov; Petr Chelcicky a Vodnany; Il re Jiri di Podebrady; La difesa di Srinsky; La stampa della Bibbia di Kralice a Ivancice; Gli ultimi giorni di Jan Amos Komensky a Narden; Il monte Athos; Il giuramaneto di Omlandina; L'abolizione della servitù in Russia; L'apoteosi degli slavi.
L'artista sin da giovane dimostrò una certa dedizione per l'arte se pensiamo a tutta una serie di disegni che trasmettono il senso della forma nella contemplazione delle cose: la formazione religiosa fu il trampolino per un senso ulteriore di venerazione, osservazione silenziosa ed umile verso la Creazione.
Lavorò come scenografo a Vienna sino poi ad entrare successivamente nell'Accademia di Monaco di Baviera.
Ma fu Parigi il luogo magico in cui entrò in contatto
con il mondo dell'arte contemporanea sino poi all'incontro con Sarah Bernhardt. Aderì alla massoneria divenendo
esponente dell'Art Nouveau sino a
sbarcare negli Stati Uniti. Fu dal 1911 che si dedicò alla epopea slava
divorando testi sull'argomento e consultandosi
con grandi studiosi: già nel 1928 le tele erano pronte in concomitanza
al decimo anno della repubblica
cecoslovacca e fu definito artista nazionalista. Durante l'occupazione nazista
fu interrogato e morì nel '39 per problemi polmonari.
CINEMA Italiano
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Capolavoro di Pupi Avati del 2010 in cui un cast eccezionale di attori del calibro di Christian De Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti si intersecano in uno spaccato decadente della società italiana di quegli anni in cui la corruzione, la trasformazione dei costumi, delle famiglie così come degli intrighi per raggiungere la ricchezza si avvicendano in una storia avvincente che ci descrive l'Italia di oggi.
Da una parte l'imprenditore romano Luciano Baietti (Christian De Sica) che non guarda in faccia nessuno per raggiungere i propri scopi e su suggerimento del suo amico confidente avvocato Sergio Bollino (Luca Zingaretti) decidono di invitare il figlio della sua ex compagna (Laura Morante) per accaparrargli tutte le proprietà, i debiti e le problematiche legali che incriminerebbero l'imprenditore.
Il figlio ingenuamente firma tutto perché convinto di riconciliarsi col padre che alla fine sarà arrestato: proprio nel momento in cui tutto sembra perduto la vecchia famiglia accoglierà l'uomo corrotto in attesa di tornare a delinquere.
Commedia brillante che ha premiato De Sica e Zingaretti con il Nastro
d'Argento 2010.
PAGINA 12
ROBERTO BOLLE Arte Culinaria:
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Il Divino della Danza Classica
E' stato nel mese di gennaio 2020 quando il grandioso Roberto Bolle in un programma televisivo Danza con me diRai 1 ha danzato con Svetlana Zakharova prima ballerina assoluta del teatro Bol'soj di Mosca.
Impressionante viaggio nella bellezza in cui ordine, equilibrio e leggerezza si sono fusi in un solo corpo.
D'altro canto Roberto Bolle è stato magistrale. Nato a Casale Monferrato il 26 marzo 1975 è un genio della danza classica senza precedenti se pensiamo che al momento stesso Etoile del teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell'American Ballet Theatre di New York.
Sappiamo che già all'età di dodici anni Bolle è entrato all'Accademia del Teatro alla Scala e fu notato da Rudolf Nureyev per interpretare Tadzio per La morte a Venezia.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti: da Cenerentola, al Lago dei Cigni al Romeo e Giulietta.
Dal Royal Ballet di Londra al Balletto di Stoccarda sino al Tokio Ballet si è esibito in tutto il mondo dimostrando eleganza, disciplina e dedizione di un artista senza precedenti.
Riconosciuto dai palcoscenici di tutto il mondo ha presentato anche programmi televisivi. Ha un curriculum assolutamente invidiabile pensando ad esempio alla collaborazione con il direttore d'orchestra David Garforth vincendo premi prestigiosi come il Premio Gino Tani nel 1999 ed il premio Galileo 2000 persino Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 2012.
Mancava solo che divenisse conduttore televisivo per chiudere il cerchio.
Maestranza di un talento naturale che attraverso la consapevolezza e la bravura
ha raggiunto una padronanza del corpo e dello spazio che domina incontrastato.
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Laura Sechi: dal Vitanova a Cuochi d'Italia
Laureata in Lettere Antiche ha lavorato fino a due anni fa nella Pubblica Amministrazione: da sempre ha manifestato una fascinazione per il mondo della cucina e della creazione di cibi sofisticati.
Notata in televisione nel celebre programma Cuochi d'Italia giunto alla sua tredicesima edizione in onda su TV8 condotto da Alessandro Borghese in cui i due giudici Gennaro Esposito e Cristiano Tomei che scelgono tra i maestri della cucina italiana i piatti vincenti. Ebbene proprio una sera la Laura Sechi in gara per la regione Sardegna mi ha colpito per l'eleganza del piatto e la sicurezza con la quale lo realizzava.
Mentre preparava la sua pietanza contro l'esponente della regione Lazio
il conduttore Borghese le ha chiesto come è iniziata la sua passione e da qui è
tornata indietro nel tempo ricordando le sue passeggiate in barca con suo padre
quando andavano a caccia di ostriche presso Tharros, città romana in provincia
di Oristano. La sua poetica e l'amore delle radici mi hanno incuriosito e
telematicamente siamo entrati in contatto sino alla mia intervista telefonica
in cui mi ha spiegato la passione per le ricette che rievocavano la sua
famiglia, l'origine ispanica, la sperimentazione tra il salato ed il dolce. Mi
ha così descritto la fondazione del suo locale Vitanova cucina e dolci
di Cagliari dal nome dell'opera dantesca in cui lei e la sua amica Rita Caletti
hanno creduto: colpisce il suo amore per l'arte ricordando la zia ovvero la
sorella di suo padre pittrice negli Stati Uniti e dall'altro il senso che lei
dà alla cucina: " Abbiamo dato un taglio
femminile al locale perché è un tipo di cucina raffinata, studiata con ricette
che non danno poco sfogo all'improvvisazione" mi ha detto mentre annotavo
sul taccuino. Rispecchia ciò che è visibile dai suoi piatti: freschezza,
sintesi, pulizia
PAGINA 13
Metissage della Moda 2021
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Lucia Marcucci fu un'artista esponente del Gruppo 70 tra cui spiccavano Luciano Ori e Ketty La Rocca: il loro scopo di rivalutare la parola nella fase evolutiva dei mass media.
La Marcucci evocava gli slogan pubblicitari, collage ed emancipazione femminile. La maison Dior omaggia l'artista italiana un secolo dopo dalla Belle époque
L'annata Covid non tira indietro il mondo della moda: concetti come reclusione, isolamento e ritorno alla vita domestica spingono i grandi della moda ad incarnare questo stato di rilassamento (domestico) da una parte e tensione (sociale) dall'altra. Pensiamo alle grandi firme come nelle collezioni Gucci, Dior o Moschino in cui i pattern irregolari predominano sino alle geometrie esaltanti in forme e tagli piuttosto abbondanti.
La tendenza quasi vuole sfoggiare la tranquillità, il desiderio di allontanarsi dai centri abitati confondendosi con la natura, con decorazioni a pois sino al giocoso ed all'armonia.
Abbiamo tinte dominanti pastellate pensando al rosa, al giallo, al rosso al lilla sino alle sfumature più neutre di Max Mara e Burberry magari spinte al beige od al floreale di Sarah Burton od all'animalier per Versace comprendiamo che il femminile si mascolizza ed il maschile si femminilizza in una sorta di metissage.
La moda rievoca un senso di ritorno al domestico ed alla vita comoda data dal lavoro da casa e dal distanziamento sociale.
Queste tendenze si sviluppano circa un secolo dopo da quegli anni '20 che uscivano dal primo conflitto mondiale: uomini e donne necessitavano di un ritorno alla normalità mediante un eccesso di costumi che spingessero verso una sorta di vitalismo, di vita sociale e positiva.
Gli abiti erano pratici, per tutti e ci si apprestava ad uno stile di vita più dinamico: si accorciano le gonne al polpaccio poi a partire dal'25 in concomitanza con il charleston, con i jazz ed il fox-trot si arriva al ginocchio.
Un secolo dopo il dinamismo diventa stasi e la moda raggiunge la quiete dei tempi impantofolati.
La corsa futurista, la guerra ed il dinamismo del secolo scorso sono passati di moda: ora la saggezza per le piccole cose domina incontrastato.
Quelli erano gli anni di Chanel, Patou, Lavin in cui si diffondevano le Flapper girl ovvero le ragazze
all'avanguardia dal trucco eccessivo, gonne e capelli corti: ora si sono
accasate!
Arte del fumetto
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Astérix e Obélix
Circa un anno fa ed esattamente il 24 marzo
del 2020 è mancato i fumettista Albert Uderzo, il creatore di Asterix. Figlio
di genitori italiani ha lavorato per più di cinquant'anni in Francia e con la
collaborazione di René Goscinny scomparso prematuramente nel 1977 ha creato una
serie di personaggi fantastici sino a quando proprio nel 1959 Radio Luxembourg
decise di fondare un giornale per giovani utilizzando la radio e la pubblicità:
con Francois Clauteaux nasce così Pilote un
giornale per bambini in cui esordì Asterix. Scrisse il direttore Clauteaux: "Asterix incarna maliziosamente tutte le
virtù dei nostri antenati Galli. L'umorismo di René Guscinny e Uderzo vi farà
amare questo piccolo guerriero baffuto, personaggio nuovo dei fumetti" L'idea
di dare al pubblico francese una sensazione di folklore. Il numero 1 intitolato
Asterix le Galois esce su Pilote nel
1959 e successivamente fu proprio Uderzo ad immaginare una spalla per Asterix:
fu in questo modo che nacque Obelix, grasso, gioviale e guerriero. Dapprima con
un'ascia era da contorno poi diventa essenziale per Asterix e gli mettono un
menhir sulle spalle. Asterix il modello ed Obelix quello carico di difetti
simpatici e tutti i personaggi collocati nel villaggio di Armorica.
PAGINA 14
Aste da capogiro:
Sotheby's a New York
Sandro Botticelli battuto all'asta negli Stati Uniti al valore di 92.184.000 dollari
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Ci risiamo. Made in Italy ed aste da capogiro che ci fanno ricordare il valore di ciò che esce dal nostro Bel Paese: verso la fine di gennaio per una cifra di circa novantadue milioni di dollari è stato venduto all'asta l'opera di Sandro Botticelli intitolata Ritratto di giovane con medaglione.
L'opera realizzata da Alessandro di Mariano Filipepi (in arte Sandro Botticelli) è un dipinto a tempera su tavola di pioppo risalente circa al periodo compreso tra il 1470 ed il 1480 con le dimensioni di 58,4 x 39,4 cm.
Il capolavoro pittorico della ritrattistica rinascimentale rappresenta un giovine abbigliato di corsetto in posa innanzi ad una finestra mentre tiene tra le mani un medaglione con la rappresentazione di un santo (con incisa un'opera trecentesca attribuita al pittore senese Bartolomeo Bulgarini).
Secondo gli studi di Keith Christiansen il ritratto inserito nel dipinto sarebbe un anacronismo e non si conoscerebbe realmente l'identità del giovane raffigurato.
Tra le altre cose sappiamo che già un altro Botticelli aveva trionfato all'asta: nel 2013 presso Christie's una Madonna con bambino e san Giovannino era stato venduta a 10,4 milioni di dollari ma in questo caso la distanza economica è impressionante.
Sarà per il mistero della raffigurazione risalente evidentemente al
periodo in cui l'artista si iscrisse alla Compagnia di San Luca fase in cui le
concezioni neoplatoniche offrirono a lui una serie di visioni che avrebbe
inserito nelle opere: pensiamo ai contrasti con le teorie ecclesiaste in cui
esaltava il misticismo tardo-pagano. Dall'ambiente mediceo sarà la fase in cui
raggiunse il suo estro sino poi a spingerlo verso la Roma papalina in cui lo
attendeva la Cappella Sistina. Realizzò l'opera a cavallo di queste convinzioni
filosofiche e tendenze stilistiche che
segnarono la sua carriera artistica.
La Crypo arte
Dalla Realtà alla Virtualità
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Nata come conseguenza al Bitcoin ovvero criptovalute (valute digitali) che dal 2009 si sono diffuse in rete a prescindere da banche centrali di riferimento sino al Ethereum cioè un blockchain (ovvero unità di hash crittografici costituenti un blocco appunto, ovvero una sorta di libro aperto e distribuito).
Ebbene l'influenza di questa tendenza ha delineato tecnologicamente un mercato decentralizzato che ha sicuramente minato i luoghi dell'arte che facevano parte della tradizione artistica del secolo precedente.
In questo senso l'opera d'arte digitale od in ogni caso digitalizzata viene appunto pubblicata su un blockcain a livello di NFT ovvero token non fungibile che dà all'opera dignità come proprietà, garanzia e dignità commerciale valida e certificata per definire una compravendita.
Su questo argomento esistono visioni contraddittorie: da una parte coloro che vogliono definire l'arte crittografica hanno serie difficoltà ad esempio se considerassimo il blockcain per registrare ed autenticare opere fisicamente reali. In questo caso siamo in una zona spuria in cui la tecnologia dovrebbe interagire solo con opere digitali o digitalizzate mentre supera il proprio confine tendendo digitalmente a dare un valore concreto. Sappiamo che questo sistema è diventato un territorio avveniristico in cui i pionieri stanno aprendo vie che nel tempo dovranno sicuramente raggiungere restrizioni o quantomeno nuovi equilibri: ad esempio nel 2015 fu l'artista Sara Meyohas a lanciare Bitcoin e successivamente Ascribe utilizzava la Blockchain di Bitcoin per spingere gli artisti a definire la proprietà del loro lavoro sino poi a Verisart che spinse a utilizzare la Blockchain per verificare l'autenticità delle opere d'arte stesse sino alla creazione di un registro di opere autenticate. Arriviamo all'artista Beeple che sulla piattaforma Nifty Gateway di Gemini vende nel 2020 un'intera collezione di circa venti pezzi a più di 3,5 milioni di dollari. Cosa ci riserverà il futuro? L'algoritmo digitale lo saprà sicuramente.
PAGINA 15
Hirst: capofila dell'YBAs
Lo Young British Artists è il gruppo artistico capeggiato da Damien Hirst artista britannico che si fa portavoce di un modo di intendere l'arte: ripristinando il linguaggio creativo da Rembrandt a Bacon a Soutine il senso dello squarcio, del malato, sino a carcasse animali che mostrano apertamente il senso della morte e del putrido. L'YBAs roteava introno a questo e lui anziché cedere alle lusinghe del mercato e degli intenditori ha congelato romanticamente l'immagine di questi universi macabri spinti oltre l'immaginario: è da questi postulati che iconizza macchine visionarie al limite del possibile in cui l'aspetto psichedelico di una realtà deformata viene a galla portando con sé tutti i paradossi di una società malata ed in contraddizione con i valori che spaccia come autentici e che invece cadono nelle contraddizioni.
Nato a Bristol nel 1965 Hirst ha continuato ad esprimere questo disagio.
Pensiamo ai corpi tormentati di animali imbalsamati così come quelli immersi in formaldeide quasi come generasse teche criogeniche o spazi siderali che prendono spunto dalle antiche tombe egizie in cui la vita veniva appunto imbalsamata per essere proiettata nell'aldilà.
A partire dagli anni '90 Hirst celebra la morte attraverso la conservazione, l'accettazione, il congelamento, la cristallizzazione.
La sua è un'arte fredda, lunare, femminile, congelata che mira alla terra: lo squalo tigre di oltre quattro metri messo in una vetrina in formaldeide è diventato il simbolo artistico britannico degli anni Novanta esponendo così in tutti i musei prestigiosi del mondo.
Hirst è storia dell'arte vivente. Convivono Pop Art, Informale, Action Painting generando gli Spin Painting ovvero dipingendo superfici circolari in movimento sino agli Spot Painting in cui fondeva le righe colorate che traevano spunto dalla pubblicità: l'artista concepisce l'idea di copia secondo cui i lavori di teche vitree cariche di pillole, medicinali e pietre preziose costituiscono istallazioni sostituibili e vendibili su scala internazionale.
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L'impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo (1991)