DODICESIMA USCITA

01.09.2022

LO   Stato TOTALE

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Sydney (Australia)

Sydney Opera House

Considerata Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 2007 è l'edificio più importante dell'Australia. Tale costruzione architettonica ospita al suo interno diversi spazi: dalla Concert Hall ovvero una delle sale più grandi al mondo; la Utzon Room ovvero una piccola sala per eventi minori; Il vero teatro dell'Opera invece contiene più di millecinquecento posti a sedere oltre che diverse sale utilizzate per rappresentazioni teatrali e lo Studio per feste e dj set; non manca proprio niente. 

Sappiamo che tra i duecento candidati che furono scelti per la realizzazione del complesso nel 1958 fu scelto alla fine il progetto del danese Jorn Utzon genio del design e progettista che decise una forma bizzarra a metà strada tra la dimensione parabolica ed un ellisse: l'idea gli venne proprio mentre stava sbucciando un'arancia.

Concluse le vele nel 1968 si passò alla realizzazione degli spazi interni fino al momento in cui l'architetto sentendosi messo da parte decise di dimettersi ed affidarono la conclusione dei lavori ad altri collaboratori.

Nel 1973 l'opera fu conclusa ricevendo premi e riconoscimenti da tutto il mondo: il premio Pritzker nel 2003 ne è l'esempio ridondante quale opera di innovazione del ventesimo secolo. 

Design espressionista moderno

a buccia d'arancia

RUBENS

E I PALAZZI DI GENOVA

Dal 6 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 il Palazzo Ducale di Genova ospiterà almeno una ventina di opere di Rubens provenienti da diverse collezioni oltre che più di centocinquanta tele di maestri diversi che rotearono intorno al genio. Sappiamo infatti che l'artista fiammingo soggiornò a Genova ed ebbe la possibilità di frequentare la nobiltà e di conoscere altri mostri sacri come Sofonisba Anguissola così come Tintoretto e Luca Cambiaso ed in occasione del quattrocentenario dell'uscita ad Anversa volume di Pietro Paolo Rubens (1622) Palazzi di Genova.

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Sappiamo di lui che fu sicuramente uno dei più grandi esponenti del barocco europeo per la ricchezza delle atmosfere, la faziosità dei costumi, la vivezza di colori e l'armonia delle composizioni che mettevano al centro ambienti sontuosi e donne prosperose.

Già nel 1604 tornando dalla Spagna passò per la prima volta a Genova e gli piacque al punto di tornare gli anni successivi: tanto che nel 1607 tornò in compagnia del duca Vincenzo Gonzaga che voleva approfittarne per l'aria salubre.

Fu così che Rubens studiò la città ligure ed i suoi sontuosi palazzi sino a scrivere il testo sopraddetto nel corso dei vent'anni successivi che lo ispirarono a generare questo studio approfondito.

E' stato anche il tempo della realizzazione di opere indimenticabili come la Circoncisione commissionata da Marcello Pallavicino così come ai Miracoli di Sant'Ignazio basandosi sul creatore dell'ordine dei Gesuiti; ed ancora il Ritratto equestre a Giovanni Carlo Doria ed ancora il ritratto giunto a Genova da Anversa intitolato Venere e Marte.

Il legame tra Rubens e la città ligure fu intenso e a determinarlo furono sicuramente le atmosfere sontuose, gli angoli magniloquenti della città Superba che rimase da sempre nella sua memoria. 

Max Ernst

Surrealismo e pittura

Partiamo da un dato importante: il titolo del dipinto realizzato nel 1942 fu anche il titolo di un testo di Breton.

Nel dipinto assistiamo ad una figura bizzarra a metà strada tra uccello ed elefante e con tutta una serie di forme antropomorfe e serpentine che con la propria proboscide-mano tiene in mano un pennello con il quale sta realizzando un quadro. Ed è qui che entriamo nel concetto puro del surrealismo che vede la trasposizione dimensionale del sogno nel sogno: in questo caso la trasposizione del quadro nel quadro. Della realtà infatti restano gli oggetti di supporto: dal cielo retrostante alla linea metafisica dell'orizzonte sino al cavalletto che sorregge un a tela ed al pennello stesso.

Questi elementi fanno da cornice ad un piedistallo in primo piano su cui un soggetto multiforme sta in posa: in contrasto a questa base si erge la creatura sopradescritta o meglio il mostro organiforme che dipinge il quadro nel quadro appunto. Ed il trapasso è notevole: quando l'osservatore scorge il soggetto del dipinto comprende il viaggio filosofico oltre le barriere del tempo attraverso cui l'opera astratta smaterializza la dimensione raggiunta.

Credo che il genio dell'artista tedesco sia con questo dipinto andato più in là proprio per la sintesi narrativa oltre che espressiva: in altre parole ci sta svelando la natura intrinseca del Surrealismo che non tenendo conto della realtà stravolge l'immagine del soggetto riproducendolo in maniera astratta ovvero attraverso la lettura formale dei sogni.

In fondo aveva studiato filosofia ed aveva frequentato corsi di psicologia all'Università sino poi a scoprire il genio di De Chirico ed il suo approdo a Parigi che lo stimolò a superare i suoi concetti.

Eppure innanzi al mostro c'è la fissità della figura amorfa in posa che con tinte diverse dalle sue sta ferma su un parallelepipedo che quasi si amalgama con la figura retrostante divenuta parte della composizione organico-volumetrica ed in opposizione all'astrazione di cui dicevamo sopra.

La pittura quale sede razionale dei sogni veniva da Ernst defluita mediante stili comparativi come il raschiamento (grattage) oppure come il frottage (sfregamento) sperimentando tecniche, immagini, atmosfere che avevano lo scopo primario di riscoprire la sede automatica dell'anima.

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Grande pellicola del 2013 che celebra lo sport: per gli amanti di Formula 1 e non solo James Hunt interpretato da Chris Hemsoworth e Niki Lauda interpretato da Daniel Bruhl mette al confronto due tipologie di piloti eternamente rivali, nemici ed antagonisti.

Eroe ed antieroe in una successione di eventi che descrivono le motivazioni e la volontà di odiare/amare l'avversario.

Da una parte il pilota britannico dedito alla bella vita, alle belle donne, alla fama e dalla capacità di farsi accettare da tutti; l'unica pecca è che non riesca a vincere o quantomeno a superare in classifica il suo eterno rivale; oltre alle apparenze infatti la sua vita è un disastro: si sposa, divorzia, beve e sembra condannato a restare solo.

Dall'altra parte Lauda, la macchina da guerra austriaca che guida la Ferrari, che conduce una vita al servizio della sua causa, di impegni e ripetizioni.

Sposa una donna che crede in lui e questo lo distoglie dall'ardore precedente: un incidente infatti lo fermerà costringendolo ad una lenta riabilitazione e quando tornerà a gareggiare riprenderà la sfida contro il suo eterno avversario.

Un'improvvisa paura lo distoglierà dalla finale facendolo fermare prima e questo porterà il britannico alla vittoria.

Dopo qualche tempo i due contendenti si ritroveranno in un hangar di atterraggio per aeroplani: Hunt deve correre a bordo del jet privato per uno dei suoi soliti festini mentre Lauda si allena pilotando un aeroplano; discutono di quanta strada abbiano fatto dalla Formula 3 per diventare entrambi campioni del mondo.

Amore/odio, stima ed antagonismo alimentano entrambi a desiderare di sopraffare l'altro: oltre il film sappiamo che nella realtà Hunt morì giovane e Lauda lo ricordò con affetto nei documenti ufficiali. 

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La Vetrina

Fabio d'Agostino:

Il fantasma di van Gogh mi insegue nei campi

La VETRINA. Ci racconta dell'artista lombardo Fabio d'Agostino: genio d'una pittura spontanea e di ri-concettualizzazione simbolica. Con lui infatti si apre la OLOGRAM.generation ovvero la Seconda Maniera del Mutazionismo in cui inversamente al senso di lacerazione della maniera precedente tenta la via del ricongiungimento con la storia, con le origini e le tradizioni di un universo perduto. In questo caso la rievocazione di van Gogh per mezzo del suo tratto lo spinge a risanare la frustrazione di quel dolore represso e lo vediamo intento a ricucire il taglio fontaniano e ripostulando la dimensione atavica di una poetica sopita. La tecnica mista veicola la sperimentazione ad incidere sul sentimento. Connotazioni che lo immettono direttamente nella Seconda Maniera degli artisti Mutazionisti che nel racconto meta-artistico che avverrà durante il prossimo passaggio dell'asteroide 99942 Apophis faranno parte dello spazio virtuale RC3 meglio progettato come Seraféo: siamo lieti di esporre su RC3 i suoi lavori: https://rc3.jimdosite.com.

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Il Mattatore Vittorio Gassman

Denominato il Mattatore Gassman ha rappresentato nella storia del teatro italiano ed internazionale il picco di una maestranza che difficilmente tornerà ad essere.

Figlio di un ingegnere tedesco impegnato in Calabria per il quartiere Ferrobeton e di un'ebrea pisana si trasferì a Roma dove studiò all'Accademia Nazionale d'Arte drammatica sino al debutto a Milano ed ai primi successi con Luchino Visconti sempre in ambito teatrale per poi recitare nelle produzioni cinematografiche a partire dal 1945 con Giovanni Paolucci, Mario Soldati ed approdare poi a Mario Monicelli.

Sappiamo che nel 1952 con Luigi Squarzina fondò il Teatro d'Arte Italiano riproponendo opere straniere in una formula nuova e da qui decollò tra cinema, premi e vita da grande mattatore dello spettacolo.

Pensiamo alla fondazione del Teatro Popolare Itinerante in cui voleva ripristinare in chiave moderna i principi dei una moderna Commedia dell'Arte e propose la Bottega Teatrale, una scuola che dal 1979 al 1991 diresse personalmente per la formazione e lo studio dei nuovi attori.

Questo viaggio nell'arte lo fece diventare personalmente regista, scrittore e doppiatore grazie all'impostazione della sua voce sino nel 1987 per diventare membro politico dell'assemblea nazionale del PSI su stretto invito di Bettino Craxi.

Fu criticato per la sua vita privata per quanto riguardava la libertà dei suoi rapporti con le donne per poi accusare negli ultimi tempi una forma di disturbo bipolare che lo portò probabilmente a peggiorare e nel 2000 a morire a settantasette anni per un improvviso attacco cardiaco avvenuto nel sonno.

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Riflessi pandemico-globali sul mondo dell'arte e della cultura

EMARGINATI

Post -Covid, dalle quarantene alla solitudine

L'abbiamo vissuta tutti la crisi determinata dal Covid: potevamo solo uscire per andare a fare la spesa o per fare il giro dell'isolato a qualche centinaio di metri dalla propria abitazione.

Le immagini dei camion militari avevano fatto il giro del mondo e gli ospedali non sapevano come fare per contenere il disagio di migliaia di persone che affollavano i pronto soccorso o che finivano in terapia intensiva. Tutto ciò ha scatenato il panico e il desiderio oltre che il dovere di stare isolati, in quarantena, al di fuori della vita sociale. Pensiamo soprattutto ai giovani in DAD ed al tempo prolungato innanzi ai televisori, ai tablet così come davanti ai Pc. Secondo gli studi degli scienziati i lunghi periodi di segregazione forzata hanno portato le persone a disturbi di stress, di insonnia, di depressione e sintomi di simile portata.

Soprattutto in questa fase di ripresa sociale transitoria tra l'estate e l'inverno in cui la carica virale sembra rallentata per poi tornare a manifestarsi in inverno assistiamo al cambiamento di quelle che potevano risultare le nostre vecchie abitudini: pensiamo al modo di rapportarci, di entrare ed uscire dai negozi, di toccare le persone, di andare a ballare o di interfacciarci agli altri.

Sembra che una fetta consistente di quel mondo sia perduta; sembra che la vecchia realtà sia tramontata per sempre. Se un giorno parleremo di Post-Covid non torneremo più quelli di prima poiché alcuni hanno puntato il dito contro gli altri, perché una fetta di popolazione ha rinunciato alla propria attività, al proprio lavoro, al proprio stile di vita adattandosi a nuove forme di esistenza mentre un'altra fetta dovrebbe tornare indietro e convivere con quelli che prima aveva additato e che in questo caso tornerebbero di diritto ad essere "uguali" agli altri. In una realtà alterata come questa il dopo sarà complesso forse ancora più dell'adesso perché la società resterà comunque modificata al suo interno. La malattia che ha spaventato le persone per oltre due anni e mezzo è stata assorbita ed ha esasperato la psiche di milioni di persone.

L'arte, la comunicazione e tutto ciò che ha a che vedere con qualsiasi forma di aggregazione o spettacolo è stata completamente danneggiata. Ho già avuto ampiamente modo di evidenziare in altri articoli la lista di attività artistiche fallite, interi reparti delle città d'arte italiane chiusi e venduti alle multinazionali esterofile pronte ad investire nel Bel Paese così come ho narrato ampiamente di come la tecnologia abbia preso il posto di spazi espositivi, opere, artisti sino ai sistemi di interscambio e di acquisto mediato dalle case d'asta (uniche ad aver guadagnato). Che fine hanno fatto gli artisti in questo stato di cose? Hanno dipinto coloro che avevano a disposizione i colori; hanno scolpito coloro che avevano a disposizione un pezzo di marmo, hanno scritto coloro che avevano idee e suonato i musicisti: sicuramente gli artisti hanno prodotto come sempre avendo a disposizione più tempo ma adesso che il mondo del mercato dell'arte sta rapidamente mutando (come è mutato il virus) ora dovranno fare i conti con il Sistema Arte.

Nulla è rimasto come prima ed i vecchi metodi di adattamento dell'artista non ha più radici. E' come se improvvisamente il vecchio mondo intellettuale fosse stato disintegrato e l'artista non avesse più voce in capitolo: o dentro il sistema o fuori nella terra di nessuno. Non parliamo più di quarantena da cui siamo partiti durante i lockdown politici (necessari per la rieducazione popolare) ma dell'isolamento che da quel momento in poi sono diventati abissali.

L'isolamento fa parte della ricerca, gli artisti lo sanno: mi viene subito in mente Giacomo Leopardi il cantore della solitudine così come Vittorio Alfieri giusto per restare in tema che si faceva legare per obbligarsi allo studio citando un mantra: "Volli, sempre volli, fortissimamente volli". Dalla letteratura alla pittura è immediata l'immagine di Vincent van Gogh in cui il delirio della sofferenza interiore lo portò alla morte e così a Pablo Picasso che sosteneva l'importanza della solitudine per poter creare. Edward Hopper è definito il maestro della solitudine. Le persone comuni hanno imparato ad essere sole, a stare distanziate dalle altre persone; si scansano quando ti vedono, si mascherano, obbediscono alle regole divenendo controllori degli altri e la regola, la norma, la replicazione robotica del meccanismo sociale è Statodigitalizzato, autocontrollato, autogestito. Per le masse il distanziamento morale ed emotivo dagli altri è stato sconvolgente per gli artisti invece è stata normalità condivisa: quello che voglio dire è che gli artisti hanno continuato a vivere normalmente come sempre estraniati dalla realtà o semplicemente immersi totalmente in essa ma lateralmente. Costoro hanno sempre vissuto soli nella moltitudine a volte soffrendo perché diversi, altre in depressione, altre ancora calati nella disperazione pura. L'arte non è solo la tecnica sul supporto, colore su colore, linea su linea: questa è tecnica. L'arte è sentimento, distanza dalle cose perché attraverso le cose; è vocazione e dannazione, ripetizione ed ossessione; l'arte è un dovere imprescindibile fondato sulla libera scelta in cui non c'è posto per gli altri ma solo per le proprie idee. L'artista vive sempre nella quarantena della creazione, l'artista è sempre isolato, l'artista vive come le masse hanno compreso, spero in questo stato di emergenza sanitaria. Gli artisti sono esseri speciali e per questo degli emarginati!

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Preveggenza

Largo! largo!(1966)

Soylent Green

Nel 1966 Harry Harrison scrisse un romanzo distopico di fantascienza intitolato Largo! Largo! E questo spinse la produzione statunitense a realizzare nel 1973 l'omonimo film intitolato Soylent Green.

Oltre alla partecipazione straordinaria di Charlton Heston nel ruolo del detective Thorn così come di Edward G. Robinson (Sol) che morì poco dopo le riprese sappiamo che il film fu accolto tiepidamente dal pubblico del tempo considerata anche la mediocre impostazione delle scene e dello scarso investimento da parte della produzione.

Doveva essere un B movie e lo resta al di là dello spunto ideale della storia.

Sembrano tematiche profondamente attuali: le stagioni si sono ridotte e le temperature si sono alzate vertiginosamente sino a costringere le persone a vivere le une sulle altre.

Le città sono in fermento e le materie prime scarseggiano: acqua, aria condizionata e spazio sono benefici validi solo per la ristretta classe ricca mentre la popolazione vive ammassata nelle strade, nei palazzi riducendo lo spazio vitale al minimo. L'unica risorsa per tutti è una forma di alimento sintetico chiamato Soylent Green preparato artificialmente dalle industrie di Stato per nutrire la popolazione.

Questo è determinato dall'inaridirsi dei campi e l'impossibilità di trovare cibo naturale. La storia si concentra sul Detective Thorm che vive col vecchio professor Sol in un minuscolo abitacolo periferico: chiamato ad indagare sulla morte di un facoltoso politico dell'élite William Simonson inizia a compiere una serie di indagini particolari. 

Ad un certo punto infatti comprende il rapporto del politico assassinato con la casa di produzione del farmaco: l'élite lo perseguita tenendolo sotto controllo proprio per il fatto di evitare uno scandalo.

Intanto Sol, della vecchia generazione comprende la gravità della situazione e decide di ricoverarsi al Tempio: qui si mette in fila e viene svestito per essere immesso nella sala in cui viene addormentato definitivamente.

Mentre ascolta musica classica e vede le immagini del vecchio mondo muore sotto gli occhi di Thorn che non riesce a salvarlo.

Da questo momento si dedicherà ulteriormente al caso e andrà a fondo seguendo il percorso che fanno i cadaveri dopo aver lasciato il Tempio: raggiunge così una fabbrica nella quale scopre che è proprio dai cadaveri che viene preparata la Soylent Green.

In altre parole nutrono la popolazione con altrettanta popolazione sterminata.

Da questo momento Thorn riesce ad uccidere i suoi sicari ed a rivelare al suo superiore il mistero che avvolge lo Stato. Uscirà dalla chiesa gridando alla massa dormiente la verità sullo stato delle cose.

La gente sembra non ascoltarlo: oramai sono addormentati e vittimizzati da un sistema di controllo che è risuscito a spersonalizzarli.

Sappiamo che dopo la tiepida accoglienza il film nel 1975 ottenne il Saturn Award come miglior film di fantascienza e che colpì il pubblico del suo tempo.

Infondo stupisce anche noi di questo tempo: anzi proprio nel tempo in cui il film è stato realizzato simili scenari erano difficilmente ravvisabili al punto che sembravano far parte di dimensioni apocalittiche al limite del fantascientifico: ed eccoci nel 2022 alu culmine della realizzazione profetica. Assistiamo perplessi alla veridicità di molti fattori: dai problemi relativi al riscaldamento globale, alla sovrappopolazione così come all'esigenza di trovare fonti di energia rinnovabile data la scarsità delle risorse e dell'energia.

Paradigmi che hanno condotto le nazioni a guardarsi con diffidenza ed a creare schieramenti da Seconda Guerra Fredda se consideriamo gli Usa e la Nato in combutta contro la Russia e la Cina per il predominio dell'Ucraina e delle sue risorse.

L'Europa desidera possedere un paese di matrice russa non per apportarne la democrazia ma per rifornirsi di eventuali materie prime da cui generare energia rinnovabile. Lo stesso vale per questa nazione desiderosa di arricchirsi separandosi dalla confederazione russa. 

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Ma la potenza del film è nella questione della popolazione: quando il film fu realizzato sulla Terra esistevano circa quattro miliardi di individui; nell'arco di questi quarant'anni la popolazione è raddoppiata ed abbiamo superato gli otto miliardi di abitanti.

Questo determinerà scenari apocalittici in un futuro non troppo lontano: mancheranno le risorse, le forme di sussistenza e questo obbligherà i popoli più poveri ad invadere con veri e propri esodi di massa le nazioni più ricche; scarseggeranno cibo, acqua e cose alle quali noi ora eravamo abituati ad avere per diritto di nascita.

Non assistiamo già a migliaia e migliaia di profughi che dall'Africa e dal vicino Oriente continuano a giungere in Europa? Non siamo forse nelle mani di quei potenti che ci riforniscono di energia come elettricità, gas e combustibile e ricattano le nostre esistenze imponendoci spese sempre più esose?

E la pandemia non ha forse accelerato il processo di addomesticamento per le masse oramai abituate ad essere rintracciate, codificate e riconosciute attraverso l'ausilio di Identità Digitali veicolando qualsivoglia scelta individuale? Questa non è più fantascienza! Il film - Rivelazione ha aperto uno Stargate temporale verso l'attualità.

Di fronte alla potenza evocativa di questo film evento non c'è altro da aggiungere: molte volte la fantascienza ha la forza di prevenire i disastri o quantomeno evocarli nella speranza di scongiurali. Niente di fatto: siamo immersi in questo terzo anno pandemico e sembra che l'élite abbia dichiarato la propria onnipotenza sulle masse cieche e sorde (proprio come nel film). 

IL GENIO INASCOLTATO

Un altro genio alla stregua di William Blake è stato Nietzsche il filosofo germanico che visse da profugo, che andò errando per le città europee avvolto dal silenzio, dall'indifferenza e dall'isolamento. La sua solitudine lo perseguitò per tutta la sua esistenza: la potenza dei suoi scritti lo rendeva ai più incomprensibile e la profondità delle sue idee non consentirono la loro immediata diffusione.

Vendette pochi libri e nel sistema accademico fu praticamente snobbato se non considerato uno sconosciuto.

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A questo dobbiamo aggiungere il suo temperamento che lo mise in contrasto alla madre ed alla sorella oltre che all'universo femminile: il suo smarrimento emotivo lo condusse a Torino ove visse per qualche anno sino a scrivere Ecce Homo (1888) in cui l'isolamento perpetuo lo sfinirono definitivamente. Secondo alcune testimonianze iniziò ad avere squilibri mentali al punto di parlare con i cavalli; eppure il suo capolavoro fu e resterà sempre Così parlò Zarathustra concepita qualche anno prima nel 1885. Questo fu il periodo fortunato in cui conobbe l'intellettuale russa Luo von Salomè di cui egli si innamorò follemente e che stimolò alla composizione.

Eppure l'assillo di non essere tenuto in considerazione e l'angoscia di non avere una platea di ascolto lo portò a violente emicranie, insonnia ed all'età di quarantacinque anni l'esaurimento nervoso si trasmutò in follia: l'ennesima prova del genio incompreso ed inascoltato.

Magnus Zeller

Si intitola Lo Stato TOTALE o meglio Lo Stato di Hitler realizzata nel 1938 un'opera assolutamente antifascista che l'artista dipinse segretamente durante l'avvento del Reich millenario. Sappiamo che l'artista subito dopo la seconda guerra mondiale si trasferì nella Berlino Est in cui poi partecipò a differenti mostre che definirono negativamente il suo lavoro con l'epiteto di FORMALISTICO.

Ancor peggio durante il regime nazista in cui non fu considerato pittore idoneo ad esaltare il Fuhrer e non gli fu concessa la possibilità di dipingere o tantomeno di avere il materiale per dipingere.

In questo quadro in particolare creava un Moloch gigantesco, una sorta di Totem satanico trainato da tutti i popoli del mondo schiavizzati dalla prepotenza del regime nazifascista.

Il senso di oppressione è vasto e l'inferno sembra destinato a perdurare eternamente in Terra: eppure quella tempesta è passata ed altre sono succedute ad essa. Mai come ora l'umanità è scossa dal terrore per questo maledetto virus che ha sconvolto i criteri di vita sociale, politica, economica dei popoli del mondo schiavizzati da un mostro senza braccia e senza gambe; non ha volto e non pensa ma è in grado di appiattire qualsiasi pensiero: il suo nome è PAURA.

Arte del Fumetto

L'eroe ultra-dimensionale

Il suo vero nome è Martin Jacques Mystère ed è scaturito dai disegni di Giancarlo Alessandri e dalla penna di Alfredo Castelli.

Nato nel 1982 dalla Sergio Bonelli Editore fa parte di una serie a fumetti che narra di un archeologo e scrittore alle prese con i misteri di Atlantide, degli UFO così come della parapsicologia.

Non a caso è chiamato il Detective dell'Impossibile!

Altro dato tecnico è che questo fumento fosse di passaggio tra i personaggi classici come Tex, Mister No e Zagor alla nuova generazione come Nik Rider, Nathan Never e Dylan Dog. 

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La sua storia è poco convenzionale: nasce a New York nel 1942 e dopo la morte dei suoi genitori in seguito ad un incidente aereo nel '65 si interessa di misteri ed enigmi al limite della ragione: si laurea così in antropologia e si specializza in archeologia sino poi a trasferirsi per un certo tempo in un monastero tibetano dove apre gli orizzonti percettivi.

L'interesse del fumetto verso l'archeologia e la storia spinge gli autori a compiere vere e proprie ricerche su mondi paralleli e sui segreti di antiche civiltà. Sulle tracce di Babbo Natale, del mostro di Loch Ness sino all'Uomo delle Nevi.

Qui ancora dal Santo Graal sino ai segreti della vita di William Shakespeare, di Mosè e Leonardo da Vinci e tutto perfettamente documentato ed archiviato su un computer.

Con lui Java l'uomo di Neanderthal sopravvissuto all'estinzione abitando per un certo periodo in Mongolia e poi trasferendosi in sud America.

Inoltre sentimentalmente sappiamo del suo innamoramento per Diana Lombard che poi diventa sua moglie.

In realtà le avventure di questo personaggio pre - Dylan Dog nasce da un soggetto precedente di Castelli chiamato Doc Marvel nato nel 1975 divenuto successivamente Allan Quatermain preso asua volta dal noto romanzo di Haggard intitolato Le miniere del re Salomone.

Le avventure di Quatermain aveva molte similitudini con Martin così come l'esordio nello Yucatan; eppure dopo un breve periodo fu sospesa la produzione nel 1980.

Colpisce la stravaganza di questo personaggio ambiguo per le sue caratteristiche intellettuali, paranormali e la capacità di relazionarsi ad entità non appartenenti al nostro mondo: riesce non solo a svelare riportando alla luce ma a comprendere determinando una sorta di anello di congiunzione tra il passato ed il presente.

Continuano le sue avventure anticipando in parte colui che cinematograficamente diventerà il capolavoro di Steven Spielberg Indiana Jones.

Niccolò dell'ARCA

Lamentation over the dead Christ

Ero a bologna presso la Chiesa di Santa Maria della Vita quando vidi per la prima volta l'opera dell'artista pugliese Niccolò dell'Arca intitolata Il Compianto sul Cristo morto un gruppo scultoreo realizzato tra il 1463 ed il 1490. Si tratta di sette figure in terracotta tra cui vediamo Maria di Cleofa posta ai piedi del Cristo e la Maria Maddalena che si contorce dal dolore; ancora la Vergine Maria che unisce le mani in preghiera, Maria di Giuseppe ovvero la madre di Giacomo il maggiore e Giovanni evangelista. La sesta figura è Giuseppe d'Arimatea che guarda verso di noi mentre al centro a terra il corpo del Messia. L'opera ebbe profonda influenza sulla scuola emiliana per la forza evocativa e la cura di dettagli al limite del grottesco. Su questa linea Guido Mazzoni ed Alfonso Lombardi si ispirarono al suo stile. Fu la volta che seguendo il maestro mi recai nella basilica di san Domenico a Bologna in cui proprio nell'arca di san Domenico commissionata a Nicola Pisano e ad allievi come Arnolfo di Cambio sino ai lavori successivi come i due angeli reggicandelabro di cui uno di Michelangelo e l'altro del giovane Niccolò dell'Arca. 

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Critica della critica

Tra collezionisti e web

Maestri nei caveau

La svalutazione

I cambiamenti dello scacchiere internazionale e della situazione politico-sanitaria hanno rivoluzionato la struttura sociale oltre che economica delle nazioni e questo è stato ulteriormente favorito da Internet che ha appiattito la comunicazione.

L'arte ha subìto cambiamenti conseguentemente a questa sittuazione: partiamo dalle collezioni private in Italia che tra le due guerre vendeva le opere di artisti italiani a prezzi elevatissimi mentre negli anni che vanno dalla ripresa del boom economico all'evoluzione del web gli artisti italiani sono scesi dando più rilievo a quelli internazionali.

L'esempio è che oggi un aristista giovane sia venduto con molta facilità di un maestro. In questo caso ci rendiamo conto di come mostri sacri del calibro di Felice Casorati ad esempio siano caduti nell'abisso mentre quelli maggiormente consociuti all'estero siano decollati pensando a Burri, a Castellani, Manzoni e Fontana. In una parola: marcketing. La variazione è stata la distanza dei musei dall'arte degli artisti e l'incapacità di spazi privati di tentare la ricostruzione di un Sistema che a poco a poco ha preso la via della dissoluzione: dissoluzione dettata dall'attaccamento ai valori di mercato, scaturito dall'eccellenza delle collezioni e di fondazioni ad essi correlato. In questo marasma resta solo un vano appannaggio di ciò che è stata l'arte: i musei creano mostre antologiche in cui dominano i curatori che fanno scelte intellettuali mentre i critici confrontano la propria idea di arte con il valori di rimando dei pezzi espositi; le gallerie private invece sono sempre meno propense ad organizzare movimenti di protesta dal sistema consolidato.

Tutto ciò è mutato in nome delle grandi fiere e del web che sta progressivamente inghiottendo tutto: in questo scenario i giovani artisti sono ignorati dai musei mentre l'immagine dell'artista straniero fa gola e i piccoli spazi privati che gravitano in questo universo insano vivendo nel pallido riflesso della fama, del successo e delle luci della ribalta senza proporre idee.

A questo si aggiunge lo Stato che non segue le normative internazionali spingendo alla notifica delle opere senza acquistarle, bloccando e non comprando: in una parola si sta procedendo alla svalutazione di ciò che in Italia si possiede in abbondanza.

Shepard Fairey

L'opera riprende l'immagine iconica dell'allora candidato alle presidenziali americane e futuro presidente degli Stati Uniti ovvero Back Obama divenendo a partire dal 2008 simbolo indiscusso del partito democratico statunitense.

Con quest'opera l'artista inaugurò la mostra 3 decades of dissent nelle sale della Galleria d'Arte Moderna di Roma in cui lo street artist raggiunse l'apice della sua carriera. Dopo trent'anni di arte infatti i suoi volantini hanno fatto il giro del mondo dagli spazi urbani da cui nasce il suo senso estetico: infatti il giovane artista distribuiva volantini con ritagli di giornale trasformandone il senso sino a veicolandolo come voleva.

In questo stato di cose invertiva i significati contrastando anche i principi della censura e della dittatura del bon ton: pensiamo a quando ironicamente invitava all'obbedienza in modo da far percepire il senso della disobbedienza sempre in un clima di ambiguità espressiva che dà ai suoi lavori a prescindere dal perfezionismo formale immediatamente distinguibile.

Uno dei suoi punti cardine è il Costruttivismo Russo ispirandosi ai manifesti politico-ideologici in cui la semplificazione esecutiva lo portava non tanto al senso tecnico quanto a quello comunicativo: un'altra sua ossessione è l'opposizione ad una forma di totalitarismo al punto che ispirandosi al romanzo di George Orwell 1984 sino a partire dal 1998 torna con immagini di tecnologie che osservano il genere umano e che vivono sotto il controllo del Grande Fratello.

La scelta di realizzare quadricromie che richiamassero alla bandiera americana mentre l'elemento formale dello sguardo verso l'alto richiamava il futuro. Da questo momento proprio Obama scrisse al giovane artista in arte Obey ringraziandolo per avergli dedicato un manifesto che fu secondo alcuni analisti il successo per farlo diventare il primo presidente nero degli Stati Uniti.

Hope (2008)

Il Periodico d'Arte. Via Genova 23 - 10126 TORINO
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