Diciassettesima Uscita
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PAGINA 1
La Nuova Poverta'
L'ANGELUS (1857- 1859)
Jean - Francois Millet
LIBRI: continua a pagina 3
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PAGINA 2
Tokyo (Giappone)
SUMIDA Hokusai Museum
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Questo improbabile museo giapponese ospita le opere del pittore Katsushika Hokusai vissuto tra il 1760 ed il 1849: parliamo di un avveniristico museo posto a est del fiume Sumida in un prestigioso quartiere di Tokyo da cui prende il nome.
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Berlino (Germania).Museo vecchio
Altes Museum
Classe e massa: tra Grecia e argilla
PAGINA 3
Inaugurato nel 2016 è stato progettato dall'architetto Kasuyo Sejima. L'edificio non ha finestre ricordando quasi una sequenza di lettere giganti a loro volta intessute di un materiale traslucido che virano all'argento e che gli conferiscono un'aria avanguardistica e un po' futuristica. Al suo interno sappiamo che è articolato in quattro piani aperti al pubblico di cui all'ultimo vi è l'esposizione dell'artista Hokusai mentre negli altri piani si alternano mostre temporanee: famosa La grande onda di Kanagawa opera del maestro nipponico quale rappresentante del genere ukiyo-e ovvero un genere pittorico e di stampe giapponesi nella rappresentazione del mondo fluttuante che esprimono un tipo di atteggiamento derivato dal periodo Edo (la Tokyo del XVII secolo) in un momento di stabilità e contrasti politici che si trasformarono dopo la fine dello shogunato. In realtà questa espressione definisce uno stato d'animo pessimista e di rinuncia alla vita. Una sorta di negatività risolta con il divertimento e lo spasso. Quindi un mondo allegro, fluente, superficiale e carico di amarezza
Quantità e qualità: Il mondo delle terrecotte greche
Sappiamo infatti che nell'antica Grecia le statuette in argilla cotta erano una risorsa produttiva molto diffusa e che poi fino a qualche tempo fa gli esperti ritenevano questa produzione una sorta di sotto-prodotto massificato ed a basso costo sia per il piccolo formato che per la bassa qualità del materiale utilizzato. Se osserviamo questi manufatti da un punto di vista strettamente artistico comprendiamo però che si trattava di gemme dell'arte partendo dai colori così come per quanto riguarda il loro impatto realistico e simbolico: la mostra iniziata già ad ottobre esprime questa forma di linguaggio quale mezzo di diffusione di massa dell'antichità.
Seguendo questo principio stilistico il percorso espositivo propone una serie di capolavori in miniatura che condensano i principi estetici di un mondo perduto proprio ora che la civiltà occidentale è in crisi e cerca nuove vie espressive capaci di rifondare una visione del mondo.
La scultura venne in soccorso ai nostri antenati mentre ora ci
preserverà dalla catastrofe?
Le MONTAGNE della FOLLIA
Nel 1931 lo scrittore Howard Phillips Lovecraft scrisse questo capolavoro ispirandosi al genio di Edgar Allan Poe nel celebre romanzo Storia di Arthur Gordon Pym. Alla sua uscita non fu un successo gettando l'autore nella tristezza eppure resta il culmine del genere horror da cui sono partiti capolavori del cinema come La Cosa di Carpenter e di conseguenza Alien di Scott. La trama è la seguente: sedici esploratori viaggiano verso il polo sud sino al ritrovamento di uno strano sito che attira la loro attenzione. In altre parole trovano l'antro di una caverna in prossimità di una catena montuosa in cui poi discendono nonostante le resistenze dei loro cani: costruiscono all'esterno un loro recinto ed entrano a contatto di questi Antichi.
Quando il corpo di spedizione torna all'accampamento trovano i presenti straziati: è Danforth il narratore di questa sciagura e descrive proprio le vicende di questo gruppo di superstiti che troverà dispersa nei recessi del mondo polare a combattere contro queste creature aliene sopravvissute nei secoli e decise a sterminare il genere umano che invade un territorio millenario. Sarà proprio Danforth a ricostruire la storia di questa civiltà remota dai reperti salvaguardati: milioni di anni fa le creature entrarono in contatto del nostro mondo convivendo con le popolazioni Mi-Go, con gli Shoggoth e gli Cthulhu spingendosi così nelle profondità dellaTerra. Gli studiosi avevano realizzato queste sconvolgenti scoperte prima di essere annientati dagli esemplari che una volta risvegliati dagli studiosi li avrebbero combattuti.
Da questo momento la spedizione di Danforth si addentra nell'abisso entrando al cospetto di una civiltà aliena. Sarà una lotta all'ultimo sangue sino al ritorno in superficie che ispirerà lo stesso autore per il NECRONOMICON. Da qui la spedizione di sopravvissuti si salva spiegando ai futuri esploratori di non risvegliare queste presenze che vivono in quelle terre remote da milioni di anni.
PAGINA 4
IL MAGO DI OZ
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Il meraviglioso mago di OZ è il capolavoro di L. Frank Baum pubblicato alle soglie del 1900. Nell'opera la protagonista Doroty presa letteralmente dal tornado che la allontana dal Kansas e dagli zii per ritrovarsi con la casa esattamente sopra la Strega dell'Est. Intanto la Strega del Nord le regala delle scarpette d'argento per raggiungere il mago che la farà tornare a casa. Così lei ed il piccolo cagnolino Totò iniziano il viaggio incontrando lo Spaventapasseri che desidera un cervello, il Taglialegna di latta che vuole un cuore ed il Leone codardo che vuole la forza.
Giunti così nella città di Smeraldo hanno l'ultima missione: ovvero di uccidere la perfida Strega dell'Ovest e ci riusciranno sino poi allo svelamento dell'impostore che governa ovvero un vecchio ventriloquo che viene dal Nebraska e che dona a loro una mongolfiera con la quale poter tornare a casa: Doroty perde il passaggio e chiede aiuto alla Strega buona del Sud: saluta tutti e si ritrova così a casa. Il romanzo uscito in Italia nel 1944 ha avuto un successo strepitoso e ancor più strepitoso è stato quello ottenuto dal film musicale del 1939 diretto da Victor Fleming: considerato un classico della storia del cinema mondiale ottenne numerosi riconoscimenti e dove trovarono posto nell'olimpo di Hollywood Judy Garland nel ruolo di Doroty; Jacl Heley nell'Uomo di Latta, Ray Bolger nello Spaventapasseri, Bert Larh in Zeke il Leone così come Frank Morgan nel mago di Oz.
Le riprese ufficiali erano iniziate con George Cukor che dovendo girare altri film fu poi sostituito da Victor Fleming che estenuò gli attori con le riprese nei teatri di posa e del caldo insopportabile a cui furono sottoposti: ci furono situazioni sfortunate come la sostituzione dell'attore che interpretò l'uomo di latta oltre che per l'avvelenamento dell'attrice Margaret Hamilton che portava un trucco a base di polvere di rame e di una serie di fattacci che screditarono il film a leggende metropolitane che ne decretarono la maledizione.
PAGINA 5
La Vetrina
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Antonietta Meneghini
La VETRINA espone l'opera n°1 della Collezione privata di Rinascenza Contemporanea (Op.1.R.C.) realizzata dall'artista Antonietta Meneghini e donata al sottoscritto per la mostra inaugurale dello spazio espositivo pescarese il 30 giugno 2012 in una mostra collettiva intitolata Il Virtualesimo in cui si dava nuovo corso al progredire delle correnti contemporanee.
Colpisce l'iperealtà e la maestria idealizzativa con la quale l'artista interpreta la bellezza femminile immortalata in questa posa pensante, sensuale, annoiata: questa è l'espressione di una visione extra-concettuale secondo cui la seconda maniera dell'era della natura esprimeva i presupposti di un'epoca riflessiva ed in procinto di consumare le proprie illusioni,
Custodita presso la Serafica di Torino e descritta nel testo critico AION. Il Tetramorfo ovvero il Quarto Libro della Natura rientra nella
pentalogia analitica che ispira l'intellettuale contemporaneo a fare i conti
con la realtà storica nella quale si trova direttamente coinvolto.
PAGINA 6
MARLON BRANDO
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Icona indiscussa del cinema del ventesimo secolo Marlon Brando ha vinto due Oscar, due Golden Globe , un festival di Cannes e tre British Academy Awards: nacque nell'aprile del 1924 ed ha realizzato capolavori che vanno da Un tram che si chiamato desiderio (1951) a Fronte del Porto ( 1954) sino poi a I due volti della vendetta (1961) a La contessa di Hong Kong ( 1967) fino a Ultimo tango a Parigi (1972) per non parlare di Apocalypse Now (1979). LA LISTA è LUNGA E NOI LA TRASCUREREMO PER UN FATTORE ESCLUSIVAMENTE DI SINTESI.
Ebbe un rapporto controverso con il padre. Eppure l'incostanza, l'incertezza così come l'indeterminazione divennero elementi portanti per i suoi ruoli controversi: ebbe una vita affettiva piuttosto tormentata sino poi al suo desiderio di allontanarsi sull'isola di Tetiaroa in Polinesia Francese del Pacifico. Ebbe undici figli di cui Christian Devi che nel 1990 venne condannato a dieci anni per l'omicidio di Dag Drollet fidanzato della sorellastra di Tarita Cheyenne; il figlio allora trentunenne si dichiarò innocente perché ubriaco ance se dopo processo ammise la sua colpevolezza.
Oltre la vita privata carica di sciagure conosciamo Brando per il suo
carattere ribelle mantenendo la sua amicizia con Jack Nicholson e Dennis
Hopper. E' rimasto l'icona de Il Padrino
sino poi a quando l'obesità lo fece finire su una sedia a rotelle. Lui Il Selvaggio eroe dagli affabulatori
occhi di donna è rimasto un mito remoto un po' come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now che incarna la sua
decadenza.
PAGINA 7
Riflessi post-globali sul mondo dell'arte e della cultura
1923: un secolo d'inflazione
La POVERTA' nel mondo ricco
Nello scacchiere internazionale il Primo Mondo corrisponde ai paesi del blocco capitalista facenti parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. In altre parole della Nato o dell'Otan; per Secondo Mondo invece quelli dell'area comunista in cui ora possiamo includere il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) come conseguenza di nuove alleanze economiche allarmate dallo spostamento repentino di capitali da quando è scoppiato il conflitto russo-ucraino sul territorio europeo; il Terzo Mondo ancora è quello corrispondente ad economie compromesse come quelle di Cuba, del Vietnam, della Corea del Nord sino al Mali ed all'Arabia Saudita oltre che dei paesi del Sud America. Infine il Quarto Mondo in cui confluiscono i paesi più poveri come l'Africa. La guerra è il terreno fertile di una sorta di destabilizzazione che trasformerà la ricca Europa in un contenitore spurio: da una parte ci saranno nazioni che entreranno a pieno titolo nel primo mondo così come altri accederanno al secondo; l'Italia dal canto suo andrà progressivamente svuotando la bolla di ricchezza accumulata dalla seconda guerra mondiale grazie agli aiuti americani e cadrà progressivamente in uno stato di recessione in cui venderà i suoi averi, depotenzierà i suoi territori svendendosi progressivamente ai migliori offerenti: si troverà tra il martello e l'incudine perché non avrà diritto di entrare nel primo mondo data l'assenza di ricchezze e per coerenza non potrà accettare gli interventi di aiuto proposti dal secondo mondo avido di lei; intanto dall'Africa continuerà il grande esodo asiatico che metterà in ginocchio l'Europa meridionale e questo contribuirà alla lenta caduta italica nel Terzo Mondo. La povertà dominerà sovrana: perderemo non solo la nostra moneta ma la nostra appartenenza ai paesi industriali che producevano per sé e per gli altri in nome del progresso; perderemo i confini ed il patrimonio culturale svendendo ad investitori stranieri come all'UK e agli USA assetati delle nostre bellezze gastronomiche, paesaggistiche, artistiche. L'immiserimento di interi settori, l'infiltrazione di mercati globalisti, di multinazionali e di mafie cosmopolite indeboliranno ulteriormente il sistema sino a farlo decadere del tutto nelle mani cinesi: assisteremo in futuro al tramonto definitivo della politica attraverso l'avvicendamento di governi tecnici europei alla direzione del nostro Paese che dal fallimento delle maggioranze cadrà inevitabilmente verso una sotto-forma di astensionismo indotto determinato dalla campagna manipolatoria americana che in questo modo dovrebbe controllare per qualche altro decennio attraverso il Mediterraneo i rapporti con l'Asia sino al totale inglobamento al mercato cinese.
In questo scenario poverista come intende l'arte questo impoverimento? In essa gli ideali etici, il pietismo sociale fatto di prostitute, di mendicanti, di scarti sociali vengono in superficie quasi a documentare la realtà oltre i filtri del bello o del giusto: si stanno creando infatti nuove sacche di miseria in cui lo Stato non è in grado di intervenire. Oltre le campagne politiche la classe dirigente di qualsiasi fazione ideologica non è in grado di gestire il graduale declino delle classi sociali appiattite dalla de-industrializzazione in Alta borghesia (élite dominante) e massa popolare allargata a laureati, professionisti e liberi imprenditori che hanno dovuto chiudere le proprie attività dapprima per il biennio pandemico, poi per quello bellico ed ora per la recessione che ha sgominato i vecchi moduli finanziari. In questo passaggio il Novecento ha trasformato il concetto stesso dell'arte pensando agli orinatoi decontestualizzati così come alle sgocciolature casuali del colore steso tu tele orizzontali o da compressioni, ovvero accartocciamenti dei materiali sino alla spazzatura rieditata. Volgiamo citare Burri che utilizzava i sacchi di Juta? Oppure Rotella con i frammenti di cartelloni nel cuore della strada? Oppure desideriamo pensare alle opere cromatiche di Fabre? Ce n'è per tutti i gusti! L'Italia vacilla e gli artisti cercano ora solo compratori, collezionisti, mercati internazionali a prescindere dalla controversa storia della propria nazione.
Quella che stiamo vivendo noi ricorda da vicino la situazione economica tedesca di un secolo fa quando il paese dissanguato dalla Prima Guerra mondiale era in ginocchio dalle condizioni del Trattato di Versailles: Francia e Inghilterra lo avevano risucchiato di interi impianti industriali oltre un debito che sarebbe stato pagato fino al 1961. Uno stato di cose che spinse la Germania alla grande inflazione del 1923 in cui stampavano una gran quantità di banconote: il denaro perse valore e con alcune migliaia di marchi era possibile acquistare i beni primari come il pane, la carne e le patate che poi arrivarono a costare milioni e miliardi. Nel 1923 il Neue Berliner Zeitung riportava che un dollaro americano corrispondeva ad un milione di marchi. Lo strato medio della società così come per i risparmiatori o per i piccoli investitori il 1923 fu un anno tragico che lanciarono la Repubblica di Weimar nel panico: dopo una breve ripresa poi con la crisi del '29 fu il colpo di grazia che apriva le porte alla venuta di Adolf Hitler.
Non credo proprio che in Italia si debba cadere così in basso eppure la storia inflazionaria di un paese che non avrà gli aiuti che ha avuto poi la Germania con la cancellazione del debito voluto dagli Stati Uniti nel 1953 dovrà fare i conti con un'Europa a due velocità mossa tra il diavolo e l'acqua santa.
Il nostro patrimonio vacilla mentre nuovi investitori
si affacciano nel nostro mare e comprano interi settori.
PAGINA 10
Approfondimenti:
La Povertà nell'arte
Gli influssi economici non generano atteggiamenti spontanei di riflessione sull'epoca di riferimento ma mettono gli artisti che vivono in quella realtà nella possibilità di osservare con attenzione gli atteggiamenti che quella determinata epoca caratterizzerà nel mondo. Così fu nel 1905 quando a Dresda nacque il gruppo Die Brucke con mostri sacri dell'arte internazionale del calibro di Ernst Kirchner, Erich Henckel e Karl Schmidt - Rottluff; fu così quando a Monaco nacque il Der Blaue Reiter ovvero Il Cavaliere Azzurro con mostri sacri del calibro di August Macke, Paul Klee e Vasilij Kandinskij. Ed ancora quando nel 1920 quando a Manheim nasceva il Neue Sachlichkeit, la Nuova Oggettività con otto Dix, George Grosz e Rudolf Schlichter. A proposito di povertà descritta dall'arte abbiamo esempi non indifferenti: da Pieter Brueghel Il Vecchio con La danza dei Contadini nel 1567 a Vincenzo Campi ne I mangiatori di ricotta nel 1580; pensiando ad Annibale Carracci con Il mangiafagioli del 1585 fino a Diego Velasquez con Vecchia che frigge le uova del 1618 oppure con Bartolomè Esteban Murillo con Giovane Mendicante del 1650. Johannes Vermeer in La Lattaia del 1660 oltre che a Teofilo Patini nel 1884 con Vanga e Latte e Marc Chagall con Les Paysans del 1971.
L'opera di Jean - Francois Millet del 1859 e tenuta la Musée d'Orsay di Parigi rappresenta una scena di genere in cui la vita rurale dei campi decantava un lirismo popolare, una coralità sonora: L'ANGELUS riprende proprio la visione di una coppia che interrompe il lavoro della terra al suono delle campane per l'Angelus Domini. Emergono dignità, dedizione, silenzio di una classe al tramonto. Salvador Dalì scrisse persino in un libro dedicato all'incanto provato per questo capolavoro visto per la prima volta ai tempi delle scuole elementari.
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A questo punto spicca l'opera di Vincent van Gogh I mangiatori di patate del 1885. Andai a vedere questo pezzo al Van Gogh Museum di Amsterdam proprio per la capacità dell'artista di trattare affettivamente un tema delicato come questo. L'interno buio in cui cinque contadini si nutrono intorno a un tavolo con l'unica illuminazione superiore che determina la dignità dei soggetti: i loro volti stanchi, affaticati, coriacei alla debole luce di una lampada mostrano il cibo ed una bambina risparmiata dall'umiliante disvelamento perché vista di spalle.
Anche in questo caso la pratica proto-espressionistica di descrivere
frettolosamente i dettagli di una scena reale viene esaltata dal taglio della
luce, dalle sagome scolpite dal contrasto alla tenebra quasi come se
risucchiasse queste macchiette grottesche. Lo scontro passionale della luce
ricorda i contrasti caravaggeschi e questa drammaticità spinse poi Picasso alla
realizzazione della sua Guernica nel
'37. Gli esempi riportati testimoniano il desiderio collettivo di queste
individualità artistiche di documentare il senso del tragico, della realtà
colta nelle sue atmosfere decadenti, umili, oscure. L'arte diviene la penna del
pittore/artista cronista dedito a raccontare i fatti nel loro divenire: la
pittura mantiene l'atmosfera di persone allo sbando, affamate, svestite,
destinate a soccombere alla graviotà dei tempi. In questo momento specifico
della storia in cui la pandemia, la guerra, la recessione ci hanno messi in
ginocchio necessitiamo di un'arte capace di descrivere nuovamente lo stato
reale delle cose a prescindere dagli orpelli delle parole o delle mode
preconfezionate dal Sistema stesso che ha generato questa fase discendente
dell'economia globale.
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Una vita al limite
Judy
Garland
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Nacque nel giugno del 1922 ed essendo una figlia d'arte sin da subito venne introdotta nel mondo dello spettacolo: spiccava infatti per le sue doti vocali e per il magnetismo che esercitava sul pubblico.
Da questo momento entrò in relazione alla Metro - Goldwyn - Mayer da cui ebbe ruoli in commedie musicali sino a quando poi Fleming la vide e decise di utilizzarla per il ruolo di Doroty nel Mago di OZ. I ritmi di lavorazione però erano esagerati ed iniziò ad assumere farmaci di cui poi rimase dipendente per il resto della sua vita. Da quel momento in avanti la sua carriera andò avanti nel segno del successo pensando E' nata una stella (1954) di George Cukor sino poi a produrre per la Warner ed il marito il film. Erano gli anni in cui l'Oscar andava a Grace Kelly mentre lei vinceva il Golden Globe. Furono gli anni di Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer sinoa Gli esclusi (1963) di John Cassavetes. E andò avanti sino al 22 giugno 1969 quando all'età di quarantasette anni si spense: secondo l'autopsia avrebbe assunto troppi barbiturici e fu trovata morta dal suo ultimo marito nella stanza da bagno del suo appartamento londinese a Chelsea.
PAGINA 12
Eppure resta ferma l'immagine della bambina che percorre il regno
di OZ: fu considerata troppo grande per interpretare il film e fu sottoposta a
qualsivoglia angheria pur di sembrare più piccola pensando ai corsetti se non
alla dieta a base di solo caffè o brodo di pollo sino all'assunzione di droghe.
Ma non è tutto.
Sid Luft ex marito dell'attrice descrive nella sua
biografia il dramma che la giovane Judy dovette subire ai tempi del film che la
rese celebre: in altre parole sarebbe stata molestata sessualmente durante la
lavorazione del film.
Troviamo queste dichiarazioni nella biografia di Luft deceduto nel 2005 intitolata Judy and I: My Life with Judy Garland.
Racconta infatti che all'epoca la piccola Judy avesse solo diciassette anni e sul set gli attori che interpretavano i Mastichini, ovvero quarantenni nani che la toccavano continuamente sotto le vesti: costoro erano sempre ubriachi e soliti di andare con prostitute che incontravano negli hotel dove facevano orge sfrenate.
Oltre questi il peggio fu Louis B. Mayer grande produttore che come ricorda Gerald Clarke, biografo della Garland fu proprio il produttore a palpeggiarla ed a molestarla ripetutamente: "...ogni volta che si complimentava con lei per la sua voce Mayer le metteva invariabilmente una mano sul seno sinistro per mostrare esattamente dove fosse il cuore"
Eppure dalla biografia emerge che la Garland lo bloccò dicendogli:"Mr Mayer, non lo faccia mai più. Non lo sopporto"
E questo non fu l'unico episodio: l'attrice rimase sconvolta anche se da lì in poi il successo del Mago di OZ rimase indelebile nella sua carriera.
Alcuni
sostengono che quello fosse un film maledetto: sappiamo che Noel Langley,
Florence Ryderson e Edgar Allen Woolf
furono i tre scrittori ufficiali anche se poi lavorarono un'altra dozzina di personalità
che riscrivevano continuamente le scene; si alternarono diversi registi; sino
agli incidenti durante le riprese pensando a Buddy Ebsen il primo Uomo di Latta
che dovette abbandonare le scene a causa
di una reazione allergica da alluminio. E così Ray Bolger vestito da
Spaventapasseri non se la vide bene con il travestimento che gli faceva superare
il quaranta gradi sino a Margaret Hamilton che interpretava la Strega
dell'Ovest che si intossicò per il trucco ma che nella scena della morte della
sorella dell'Est dovette lasciare urgentemente il set per ustioni di secondo e
terzo grado: da qui gli incidenti ai nani ed uno in particolare licenziato in
tronco che decise di suicidarsi e si impiccò utilizzando proprio la scenografia
che vediamo nello sfondo della città di Smeraldo.
La Garland rimase scioccata dal famigerato film maledetto e dipendente dalle droghe e dall'assunzione di alcol che la accompagnarono per il resto della sua carriera.
A prescindere da tutto rimase una delle più grandi attrici di Hollywood.
Dal romanzo al film
FAHRENHEIT 451
Arte Distopica
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Nel 1953 Ray Bradbury scrisse questo importantissimo romanzo di fantascienza in cui proprio in un'epoca posteriore al 2022 (quindi nei giorni nostri) cadiamo in una civiltà distopica in cui è vietato possedere libri e per questo è stato istituito un corpo speciale di vigili del fuoco che devono ricercare i possessori di testi e bruciarli.
Il protagonista è Guy Montag che lavora come vigile e fa bene il proprio lavoro: lui è convinto della propria missione sino al momento in cui resta colpito dall'atteggiamento di una signora anziana che preferisce morire bruciata nella sua casa anziché abbandonar ei suoi libri.
Da quel momento Montag inizia a salvare di nascosto qualche libro sino a leggerli di nascosto: è l'epoca in cui si ribella al sistema e fugge riparandosi verso il fiume.
Sarà qui che incontrerà un gruppo di sopravvissuti che hanno infranto la legge: costoro hanno il potere di tramandarsi i libri ricordandoli a memoria di generazione in generazione.
Mentre lui torna ad esistere da uomo libero la televisione annuncia la falsa notizia della sua morte durante l'inseguimento.
Infine sappiamo che una bomba atomica è stata sganciata sulla città e questo spinge Montag ed i suoi compagni ad avviarsi verso la città distrutta per prestare soccorso ai sopravvissuti nella speranza di soccorrere i bisognosi e di ricostruire un mondo migliore.
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Tredici anni diopo dal successo del romanzo fu Francoise Truffaut a realizzare nel 1966 il film. Realizzato in Technicolor vediamo come il regista francese per la prima volta sio cimentò con il colore per una produzione straniera che gli portasse un budget elevato.
Il film infatti fu distribuito dalla Universal sino alle musiche di bernard Hermann sino ad utilizzare l'attrice preferita di Alfred Hitchcook Tippi Hedren nel ruolo della protagonista Julie Christie. Il film fu girato a Londra e proiettato sempre nel 1966 per giungere in Italia sugli schermi televisivi solo njel 1971.
Non differisce molto la trama letteraria da quella filmica: il riadattamento però entra in dettagli e sfumature del personaggio da cui si genera un nuovo tipo di drammaticità.
Ed ecco Montag interpretato da Oskar Werner che fa diligentemente il suo lavoro: trova una copia del Don Chisciotte durante una perquisizione.
Oramai è il tempo in cui i libri sono stati sostituiti dalla televisione interattiva in cui gli spettatori possono recitare con i protagonisti: la moglie lo considera poco perché sempre impegnata ad interagire virtualmente.
Sarà una vicina di casa a destare in lui la curiosità per i libri che deve distruggere per lavoro ma alla fine pur leggendo David Copperfield di Charlese Dickens sarà la moglie a tradirlo obbligandolo a usare il lanciafiamme contro i propri libri. Eppure tenterà di salvare un unico libro ma il capitano se ne accorgerà puntandogli contro la sua pistola: Montag si difende e riesce ad ucciderlo scappando fuori dalla città.
Da questo momento inizia la sua fuga verso la libertà e troverà nei boschi gli Uomini Libro che preservano il futuro imparando a memoria il contenuto dei libri: ognuno ricorda un intero libro a memoria bruciandoli dopo averli imparati e non lasciando prove della loro disobbedienza.
Tra il romanzo ed il film la denuncia di una realtà corrotta ai tempi
nostri è sorprendente: non siamo forse nell'epoca del Grande Fratello
televisivo? Non siamo forse al limite di una società che digitalizza tutto
rendendo le nostre vite virtuali, multimediali, tecnologiche? Non siamo forse
piombati nel controllo algoritmico delle masse? Montag è l'antieroe moderno che
perseguita e resta perseguitato dalla macchina sociale in cui ha creduto:
ognuno di noi però è un libro vivente che deve portare avanti la propria
storia.
LA Nuova Povertà
E' impressionante come l'arte sia in grado di anticipare, preconizzare, predefinire i tempi: dai romanzi ai film, dai saggi alle predizioni gli artisti di ogni epoca sono sempre stati in grado di annunciare le tendenze che la storia avrebbe assunto descrivendo esattamente popoli, economie, guerre. Si parla da secoli di una società futura dilaniata dalla tecnologia in cui un manipolo di potenti organizzati in multinazionali spietate corrompono i costumi sociali al punto di strumentalizzare le masse attraverso la tecnologia saccente, attraverso l'Intelligenza Artificiale più becera che soppianta l'uomo siano ad eliminarlo. Dove siamo adesso in questo 2023 le profezie artistiche sono diventate realtà: la guerra sta distruggendo i valori in cui avevamo creduto in oltre mezzo secolo di menzogne, i popoli si combattono per un pezzo di terra, la guerra energetica soppianta i singoli trascinati dalle maree finanziarie.
Il caro-bollette è arrivato a cifre impensabili
quadruplicando il proprio valore e le nuove file di poveri stanno accalcandosi
nelle strade di mezza Europa: tra l'alta borghesia e la miseria precedente si
sta formando una nuova povertà che appartiene a quella classe intermedia, la
piccola/media borghesia programmata per soccombere a questo olocausto
finanziario che destabilizzerà l'occidente per diversi anni ancora grazie
all'inflazione impazzita e ad un principio deflazionario che spingerà alla
recessione totale. Una nuova povertà per nuove sacche di potere!
Arte del Fumetto
La famiglia più divertente del mondo:
I Simpson
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Stiamo parlando della sitcom più esilarante che mai che a partire dal 1987 Matt Groening realizza per la Fox Broadcasting Company.
La serie è una parodia satirica della società in cui emerge il protagonista Homer che lavora per una centrale nucleare e sua moglie Marge che lo sopporta nella vita di tutti i giorni: da qui i tre figli di cui il mitico Bart, la secchiona Lisa e la piccola Maggie.
La famiglia vive nella comunità americana di Spriengfield che incarna i disagi e le contraddizioni non solo della società americana di fine secolo ma di tutto il mondo occidentale: il loro successo è stato strepitoso ed ancor oggi i canali Mediaset proiettano le repliche delle puntate degli anni precedenti; oramai siamo arrivati alla trentaquattresima stagione con una media di ventidue puntate all'anno. La cosa particolare della serie è la capacità degli sceneggiatori di fare profezie azzeccatissime: da Trump Presidente a Lady Gaga al Super Bowl; dai bibliotecari robot alla FarmVille.
Possibile che alcune profezie simili abbiano poi raggiunto il loro scopo? Il cartone animato che già dal 1978 usciva dalla penna dei suoi creatori in un record di oltre seicento puntate ha dato previsioni ai suoi fans non indifferenti come ad esempio nel 1997 preconizzava il virus Ebola in cui sarebbe stata una scimmia a portare questo virus in giro; ancora poi l'attacco della tigre bianca a Roy Horn che poi nel 1993 accadde davvero. Ma non finisce qui. Vogliamo parlare dell'attacco alle Torri Gemelle? Quando nel 1997 nell'episodio intitolato La città di New York contro Homer nel monto in cui Lisa mostra a Bart una rivista in cui appariva le Twin Towers affiancate dal prezzo dell'escursione. Lo stesso vale per l'edificazione del grattacielo dello Shard vicino al Tower Bridge di Londra quattordici anni dopo dal 1995 in cui fu predetto. Vogliamo parlare dello scandalo del Datagate oppure delle macchine per il voto difettose? Ancora più strano dell'acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney in un episodio andato oltre ventidue anni fa? I fattori strani sono molteplici come ad esempio il virus dall'Asia in cui nel 1993 si descriveva un misterioso virus proveniente dall'Asia e che avrebbe colpito gli USA: il virus si diffonde su scala globale portando ad una vera e propria psicosi collettiva. Insomma i dubbi, il mistero di predizioni sconvolgenti e di critiche sociali non indifferenti alle reali problematiche sociali fanno saltare ad un occhio critico l'insieme di coincidenze nefaste che innalzano questo semplice cartone animato ironico a qualcosa di più profondo. Ricordo di quando anni fa fu fatto un sondaggio ed il padre che tutti desideravano avere era Homer Simpson. Simpatico, cialtrone, nullafacente a volte egoista ma con un grande cuore: Homer incarna il padre di una famiglia sgangherata che si riunisce davanti alla TV con le ciambelle eppure rappresenta l'agglomerato domestico contemporaneo con i suoi difetti e la possibilità di guardare avanti.
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UNA VITA DIFFICILE
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E' del 2029 la pellicola diretta da Rupert Goold che ha per protagonista Judy Garland. JUDY interpretata dalla irriconoscibile Renèe Zellweger e dalla giovane Darci Shaw nel ruolo della Garland bambina mette in scena la vita tormentata della giovane attrice dai tempi del Mago di OZ ai tempi attuali: dai ricatti sessuali del produttore Mayer all'utilizzo di anfetamine ed all'alcolismo.
Nel 1968 all'età di oltre quarant'anni il ritratto dell'attrice è decadente: lei e i suoi due figli diventano girovaghi perché l'attrice ha annientato il suo vasto patrimonio finanziario. Affida i figli all'ex marito ed alla fine decide di accettare un ingaggio nel Regno Unito in cui dovrà esibirsi per cinque settimane e ci andrà da sola. Judy trova molte difficoltà nel portare a termine il suo lavoro: dalle crisi umorali a quelle alcoliche a quelle generate dagli antidepressivi versa in condizioni drammatiche anche se poi raggiunge il successo. Farà amicizia con gli amici gay Dan e Stan suoi ammiratori e nonostante il sopraggiungere di Stan, l'ex marito che vuole l'affidamento totale dei figli sino al suo attaccamento a Mickey dallo stress psicofisico seguito da una tracheotomia tenta il suicidio ed ubriaca andrà sul palcoscenico: viene così sostituita per lo show ricordando così stralci della sua infanzia. Poi però dopo il flashback porta a termine lo spettacolo: sei mesi dopo morirà a quarantasette anni.
CRITICA della CRITICA
Credenze nella credenza
Fortuna o sfortuna
La scaramanzia nel mondo dell'arte è molto forte: tra numeri come il 17 ed il 13 o giorni fausti ed infausti assistiamo ad un elenco scombinato di cose curiose: tipo in Grecia come in Spagna ed in Portogallo il numero 13 così come il martedì od il venerdì porti sfortuna mentre il venerdì 17 fosse di cattivo auspicio . Leonardo da Vinci nell'Ultima Cena del 1498 fa stringere a Giuda trenta denari facendo cadere con il gomito la saliera. Elementi di questo genere tornano con la questione dello specchio rotto che porterebbe sette anni di sventure e questo lo troviamo nell'Autoritratto in uno specchio convesso del Parmigianino del 1524 a Vienna. Nel 1896 il manifesto de Le Chat Noir il celebre locale di Montmatre simbolo della Bohéme del XIX secolo così come della Scala a pioli in un'opera al neon del bresciano Massimo Uberti. Nel mondo dell'arte furono tantissimi i riti scaramantici per eccellenza come la modella Heidi Klum che portava con sé un sacchetto con dentro i denti da latte dei suoi figli così come Mary Shelley autrice di Frankenstein che andava in giro con un boa costrictor al collo.
Oppure pensiamo alla stilista Coco Chanel che avrebbe dato il numero cinque al suo profumo Chanel perché in gioventù una chiromante associò questo numero fortunato alla sua carriera artistica. Oppure Pablo Picasso che non gettava via niente supponendo che l'essenza delle sue cose non dovesse disperdersi. Dickens invece andava in giro con una bussola che utilizzava per direzionarsi sempre verso nord. Yoko Ono scoprì il potere di accendere un fiammifero in una stanza buia ed osservarlo sino al suo esaurimento. Ancora Frida Kahlo che utilizzava le sue piante per comporre i dipinti e solitamente dipingeva dopo essersi presa cura proprio delle sue piante.
Insomma i riti scaramantici sono molteplici ma il fato di credere o non
credere alla sfortuna, ai numeri, alle coincidenze sono fatti puramente
casuali. In questo potrebbe venirci in soccorso Carl Jung con il principio di Sincronicità
secondo cui nel 1950 stabiliva una relazione di fatti a-causali legasse tra
loro eventi distanti che succedono: da questo al Libro dei Mutamenti conosciuti
come CHING la via è breve!
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Lucio Fontana
Quando parliamo di Lucio Fontana ci immergiamo nei famosissimi Tagli che hanno generato differenti reazioni da parte del pubblico e degli artisti oltre che dalla produzione meno conosciuta dei suoi Buchi. L'artista italo-argentino fu uno dei grandi protagonisti del Novecento per quello che noi conosciamo come SPAZIALISMO in cui partendo dalle riflessioni spaziali di Umberto Boccioni e lo sfondamento della quarta dimensione spinse ad una sorta di eclettismo che riprendeva il movimento barocco entrando in collisione con Emilio Vedova prossimo alle esperienze informali di tipo gestuale e che si ispirò alle concezioni futuriste e con la stragrande maggioranza dei critici che alla fine hanno accettato la sua visione dell'arte. Sappiamo che collaborò con il ceramista Giuseppe Mazzotti e firmò con alcuni allievi il Manifesto Blanco sino poi a sottoscrivere al Primo Concetto Spaziale del 1947.
I suoi Tagli degli anni '50 fecero il giro del mondo portando il gesto, l'atto, l'accadimento a metà strada tra l'assenza di colore sostituito dall'elemento tagliente che crea un'action gestuale che incide sulla tela una direzionalità concettuale. L'operazione di Fontana è stata la rivoluzione discorsiva di tutta l'arte del Novecento sintetizzandola oltre il colore o la forma: bastava una tela, un supporto monocromo su cui incidere e frammentare in un prima e in un dopo. Attraverso la tela si stabiliva una lacerazione di un gusto, una firma che avrebbe fatto presto il giro del mondo per originalità e stile discorsivo. I tagli considerati tra il 1958 ed il 1968 di cui uno, più tagli netti e regolari determinano qualcosa di unico che l'arte attuale tende a ripercorrere citando continuamente come frontiera ideale da cui passare per giungere nel ghota della conoscenza artistica.
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Concetto Spaziale (1960). Idropittura su tela
Collezione privata