Diciannovesima Uscita
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EGO. il male del secolo
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PalaIsozaki (Torino)
Si tratta del Palasport di Torino: conosciuto anche come PalaAlpitur e Palaisozaki dal nome del celebre architetto che lo ha realizzato tra il 2003 ed il 2005 in relazione ai giochi olimpici invernali che si sono tenuti proprio a Torino nel 2006. Qui si tenevano le competizioni sportive relative all'Hockey sul Ghiaccio con una capienza di oltre quattordicimila posti ed un costo di realizzazione di circa ottantasette milioni di euro. Per la progettazione vi fu un concorso internazionale che vinse l'architetto.
Collezione
Peggy Guggenheim (Venezia):
MARCEL DUCHAMP
Marcel Duchamp
e la seduzione della copia
Palazzo Venier dei Leoni (Venezia)
L'edificio è un enorme parallelepipedo rivestito di acciaio inox e
vetro: si articola su quattro livelli di cui due interrati e due in superficie.
Fu ideato con lo scopo di divenire polivalente mostrando così una flessibilità
al suo utilizzo come possiamo notare dalle gradinate mobili e così come è
ravvisabile dalle impalcature temporanee studiate per offrire al visitatore la
possibilità di adattarsi facilmente allo scopo: ed ecco che oltre le
competizioni sportive è stato utilizzato anche per quelle musicali offrendo lo
spettacolo di differenti band come i Subsonica, gli Africa United o Marlene
Kuntz, i Pearl Jam o Bruce Sprinsting. Sappiamo anche che dal 2009 si è
affiancato al Palisozaki la Società Live Nation la quale organizzando eventi
importanti ha aperto le porte ad eventi internazionali ospitando artisti del calibro
dei metallica, Bob Dylan, gli U2 così come i Depeche Mode e altri gruppi di
fama mondiale.
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Marcel Duchamp sarà il protagonista assoluto della mostra già attiva da ottobre e si protrarrà fino al 25 marzo 2024.
Il titolo: Marcel Duchamp e la seduzione della copia. Lo ricordiamo appunto come il più grande innovatore del Novecento e viene esposto nell'ambiente veneziano con un gusto retrò del vissuto, del passato, di un tempo che non tornerà ad essere. Una dimensione al limite del nostalgico che gravita intorno a la Scatola in una valigia (1935 - 41) ovvero ad una serie di lavori provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim.
In questo caso parliamo di una serie di opere/museo portatile di sessantanove pezzi in cui abbondano repliche e riproduzioni in miniatura dell'opera di Duchamp che proprio la ricca signora americana acquistò intorno al 1941 dall'artista stesso. Il concetto della mostra è nel titolo stesso dell'esposizione proprio per il fatto che indagando il principio di seduzione della copia assistiamo ad una serie di opere provenienti da collezioni americane, da musei italiani e collezioni assolutamente private al di là degli schemi.
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A un secolo dalla pubblicazione di questo saggio sappiamo che proprio nel 1923 il padre della psicoanalisi dava alla luce questa fonte essenziale per il sapere dell'umanità: Freud tentò di stabilire le fondamenta della sua scienza determinando un modello strutturale per spiegare il complesso funzionamento della psiche umana. Parte così dalla disamina di ciò che definisce inconscio stabilendo la distinzione tra il latente capace di divenire cosciente ed il rimosso che a sua volta è incapace di prendere coscienza.
Da questi aspetti distinse così tre funzioni essenziali ovvero il cosciente distinto dal precosciente ovvero da ciò che è latente sino all'inconscio a ciò che è rimosso. Questo schema della mente pose Freud alla ricerca dell'IO quale interfaccia tra il mondo esterno e il mondo interno sino poi alla determinazione di ES già definita da Georg Groddeck e che Freud descrisse in questi termini:"...Un individuo è per noi un Es psichico, ignoto e inconscio sul quale poggia nello strato superiore dell'Io, sviluppatosi dal sistema preconscio come un nucleo." Da questa sua posizione il rapporto tra Io ed Es è puramente dinamico in cui però l'Io lotta per influenzare esternamente sull'Es traslando la realtà stessa sul principio di piacere a cui l'Es affida il suo divenire totalizzante.
In questa lotta sviluppa una terza funzione detta Super-Io da cui scaturisce la propensione all'autocritica generando una sorta di colpa. Dunque il Super-Io è una forma morale che fa parte della personalità: in questi termini se da un parte assistiamo ad un Io che simboleggia il mondo esterno il Super-Io difende invece i valori del mondo interno e dell'Es e da cui si determineranno gli scompensi e le angosce della mente. In questo senso Freud valutava di aver risolto i concetti relativi alla coscienza morale spingendosi attraverso l'analisi delle pulsioni e dalla lotta dell'Io con la libido dell'Es e dal rigore del Super-Io. Il titolo originale di questo saggio Das Ich und das Es fu scritta da Freud nell'estate del 1922 per essere pubblicata proprio nel '23 per il settimo Congresso Internazionale di Psicoanalisi di Berlino. Colpisce il testo per l'attualità di dati che tipizzano atteggiamenti considerati apparentemente spontanei ma che fanno parte di un istinto primordiale che accomuna le generazioni a prescindere dal tempo di riferimento: le loro capacità adattative resteranno le stesse oltre gli usi ed i costumi che quelle date civiltà utilizzeranno per comunicare.
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A proposito di spersonalizzazione o di paradossi temporali parliamo di un film in cui la psicoanalisi regna sovrana: Cloud Atlas: Tutto è connesso. Scritto da Lana e Andy Wachowski ovvero dagli stessi autori di Matrix e da Tom Tykwer deriva dal romanzo di David Mitchell intitolato L'Atlante delle nuvole in cui l'elemento portante è il principio di reincarnazione e destino a cui saranno sottoposti i protagonisti delle diverse storie ed esattamente nelle sei situazioni dislocate nel tempo e nello spazio ma sottilmente integrate ad un principio unico. Da una parte assistiamo alle disavventure di Adam Ewing che imbarcato su una nave sarà sottoposto all'avvelenamento del perfido Henry Goose ma con l'aiuto del suo amico schiavo riuscirà a salvarsi; negli anni '30 invece il giovane musicista Robert Frobisher un copista riesce a comporre l'Atlante delle Nuvole nonostante i dissapori con l'anziano compositore da cui ne originerà l'assassinio ed il conseguente suicidio. Intanto negli anni '70 a San Francisco Luisa Rey è una giornalista che incontra l'invecchiato Rufus Sixmith su un ascensore e da qui il discorso si sposta sulle lettere di Frosbisher: il perfido Smoke riuscirà a far saltare in aria l'aereo e tenterà di ucciderla. Da qui la scena si sposta al 2012 nella Londra in cui l'anziano editore Timothy Cavendish per vendetta del fratello vien chiuso in una casa di riposo. Evade aiutato dai compagni e scrive la sceneggiatura delle sue disavventure.
Da qui nel futuro la Nuova Seoul del 2144 in cui la giovane Sonmi-451, un artificio/clone che lavoro all'interno del fast food Papa Song: viene sfruttata sino al sopraggiungere di Hae-Joo Chamng che la libera togliendole il collare e portandola alla grande rivoluzione: dopo la morte di Hae-Joo la giovane Sonmi viene catturata e racconta alle autorità come sono andati gli eventi ispirando intere popolazioni alla libertà. Viene giustiziata lasciando una speranza nel cuore dei ribelli. Ancora più in là nel futuro esattamente centosei anni dopo la caduta Zachy vive con la sorella in una colonia primitiva sopravvissuta all'olocausto nucleare venerando Sonmi-451: eppure giunge Meronyma una donna della società dei Prescienti ovvero gli ultimi sopravvissuti che cercano colonie planetarie per far trasmigrare ciò che resta del genere umano. Dalle disavventure riusciranno a salvarsi sino all'integrazione di Zachry ai Prescienti. L'ultima parte coincide con l'incipit del film ovvero con Zachry che dalla colonia presciente oramai sposato a Meronyma narra ai nipoti i fasti di questa storia controversa in cui le stesse entità tornano ad essere costantemente nel divenire degli eventi.
Altro elemento portante è che una serie di personaggi nelle diverse epoche e nazioni ha una voglia a forma di stella cometa: questo indicatore definisce un motivo portante nell'impalcatura della storia successivamente scomposta e ristrutturata dal divenire complesso del montaggio filmico. Sappiamo che i fratelli Wachowski esordirono nel 1996 con il film Bound - Torpido Inganno per giungere poi alla fama attraverso Matrix nel 1999 poi con Matrix Reloaded e nel 2003 l'ultimo capitolo con Matrix Revolution. A prescindere dal sequel i fratelli hanno preso parte a V per vendetta sino poi a Jupiter - il destino dell'universo: da Sense8 i Wachowski si sono separati lavorando individualmente pensando a Lilly che ha partecipato come sceneggiatrice al film Showtime mentre Lana è stata coinvolta nel quarto capitolo della saga con Matrix Resurrection nel 2021 scritto in collaborazione a David Mitchell.
Curiosa anche la vita degli autori pensando al fatto che in origine fossero Laurence o Larry e Andrew Paul o Andy Wachowski. Larry e Andy frequentarono il Collage abbandonando gli studi poco prima della laurea ed iniziando a lavorare nelle costruzioni. Dal mondo dei fumetti Marvel sino alle prime sceneggiature e poi ai primi anni '90 con il film Assassins. A partire dal 2000 Lana iniziò la sua transizione sessuale: Lana completò la transizione nel 2003 proprio al tempo di Matrix Reloaded. Al tempo di Cloud Atlas rilasciò anche la sua prima intervista da donna in cui rivelò che da giovane aveva tentato il suicidio a causa della disforia di genere ovvero dall'incapacità di riconoscere il proprio sesso. Dal 2016 fu la volta di Lilly che fece coming out come trasgender. A prescindere dai fatti privati che determinano la ricercatezza e di stile e accuratezza di un discorso multidisciplinare comprendiamo come il loro interesse a questioni morali, psicologiche così come all'amore per i fumetti determinassero imprevedibilità e centralità al loro lavoro di sceneggiatura.
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L'Ego e l'isola dell'infelicità:
trasformazione estetica delle nuove generazioniSe parliamo di egocentrismo nell'arte assistiamo alla controversa trasformazione dei costumi ed alla degenerazione di fattori estetici e filosofici che hanno mandato in tilt il processo estetico in quanto tale: partiamo dall'idea che un tempo esistessero due filoni essenziali ovvero quello dominante offerto dall'Arte Colta e quello più decadente determinato dall'Arte popolare. Ad oggi l'uno si amalgama all'altro per mezzo dell'egoico approccio che il singolo artista istaurerà con l'oggetto d'arte e servendosi degli strumenti tecnologici di diffusione al pubblico imprimerà un Sé alle sue opere.
Sembra quasi che Internet diffonda questa autocelebrazione in una sorta di new age estetica in cui ognuno può fare da sé mettendosi in mostra attraverso selfie, autocelebrandosi sino alla perdita dei confini morali: ognuno è in grado di parlare della propria vita, dei momenti privati, celebrando la propria esistenza ad opera d'arte senza confini ed in questo ha sede una graduale trasformazione in senso negativo dei costumi perché l'arte si sta progressivamente appiattendo ed il mercato seguita i followers, i like, l'attenzione del pubblico giudicante e del migliore offerente per definire qualità Mercato, visibilità, superficialità. Sono queste le parole chiave della modernità: l'Ego è il male del secolo che ha irrigidito il mondo dell'arte. Secondo recenti studi sarebbe stato proprio il 2014 l'anno domini di questa tendenza considerando l'espressione artistica sempre più narcisistica in cui dalle aste al mondo dello spettacolo sino all'autoespressione dei cellulari è proprio il concetto narcisistico dell'Ego a predominare sino a sgonfiare il senso ultimo dell'opera e della sua significazione in nome di qualcosa come la personalità. Il culto della personalità è diventato cifra di verità: gli influencer hanno scandito il tempo assecondando i musei, piegando i codici estetici tradizionali, anteponendosi al prodotto che per essere sottoposto alla loro immagine ha riscontrato efficienza e richiesta da parte del pubblico.
In questo bazar l'egoico teatrino degli auto-referenziati ha spinto artisti ad ironizzare sul tema pensando ai temi imponenti di Anselm Kiefer che al RA di Londra intonava con le retrospettive a bassa gravità quasi un eco all'autocelebrazione di Jegg Koons che si proclamava il più importante e influente artista dal dopoguerra ad oggi; potremmo ricordare anche l'atteggiamento dei Marina Abramovic che nelle sue performance si autocelebra mettendosi a nudo e descrivendosi al limite della potenza narcisistica. Sembra di rievocare il mantra della Generazione Y detta Generation Me in cui ognuno antepone sé stesso a qualsiasi cosa. In questo circo dell'egoismo la distanza che si pone tra l'individuo ed il mondo è abissale: qualunque cosa avvenga, qualunque catastrofe, calamità o fattore imprevedibile non comporta alcuna trasposizione di valore poiché ognuno è saldamente centrato sulla propria gravità divenendo anaffettivi verso qualsivoglia fattore esterno.
La filosofia dell'uomo nuovo, moderno, futuro trae ispirazione dal calcolo algoritmico di tecnologie sempre più invasive che lo veicolano facilitandogli l'esistenza: il pubblico fatto a immagine e somiglianza dell'Internetverso dialoga oniricamente da solo autoproducendosi, autocelebrandosi automasturbandosi. La distruzione dei rapporti interpersonali ne è la conseguenza primaria e la Pandemia tra quarantene e lockdown è stato il banco di prova per mettere in discussione il vecchio dal nuovo: ecco come l'arte colta è stata assorbita dall'arte popolare ed in questo lento amalgamarsi, in questo decadente sovrapporsi delle qualità si sono andate sgonfiando le differenze precipitando improvvisamente nel relativismo ideale.
Tutto in funzione di tutto; una cosa vale per l'altra; andrà tutto bene. Questi motti hanno ridotto l'esistenza al qui ed ora, al vivere l'adesso in un'esperienza senza conseguenze. Elementi che hanno fatto scadere l'opera al mondo dei mercati, al consumismo becero ma l'importante è che decanti sempre l'ego di chi ce l'ha fatta nella stessa misura di chi è sconosciuto e lo imita, lo clona, ripete l'identico come in una fabbrica di macchine senza coscienza. L'egocentrismo è il male del nostro tempo solo che le nuove generazioni hanno appiattito il tempo escludendo la memoria a lungo raggio appunto, escludendo il sentimento romantico, escludendo insomma tutta quella serie di rimandi e rinvii ideali che dilatavano un fatto attraverso una cosa come se fosse un segnale da mandare attraverso il tempo a gli uomini di altri tempi: ad oggi si considera solo l'adesso e il dopo che succede nelle immediate circostanze è escluso. Come può una generazione che esclude il tempo, l'eternità quindi ed ogni sua conseguenza sacra come può mantenere vivi i caratteri estetici che l'hanno costituita? La perdita di valore, lo svuotamento morale e la distanza incolmabile tra le persone rappresentano la conseguenza di questo svuotamento. I figli dei figli che nasceranno in questa realtà apparentemente perfetta dimenticheranno ulteriormente le cose affidandosi magari all'Intelligenza Artificiale che nutrirà la loro memoria, asseconderà le loro richieste distruggendo sempre di più quel velo che un tempo esisteva tra la realtà e la finzione.
L'arte in tutto questo non imita più la realtà ora è la realtà ad
imitare l'arte e questa è chiusa nei musei, negli scaffali delle biblioteche,
nelle vetrine dei negozi: l'arte rappresenta il processo trasformativo dei
secoli precedenti quando ancora l'umanità cercava un ponte tra la natura e Dio ed
alla fine trovando l'umanità ha smesso di cercare e si è auto-consacrata.
L'uomo moderno è auto-consacrato, auto-riferito, narcisista/depresso al limite
di Ego che sta conducendo nell'abisso senza fondo della propria perdizione. Non
vedendo oltre il proprio naso gli artisti, le opere e l'arte in generale clona
sé stessa in nome di un paradiso in terra che fu perduto e di cui non si
conosce la via. L'ego è l'unica possibilità che resta agli individui che sono
rimasti soli e abbandonati sulla Terra.
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BRIGITTE BARDOT
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Il suo nome per esteso Brigitte Anne Marie Bardot e conosciuta come B.B. nacque a Parigi nel 1934 da una famiglia che impartiva un'educazione rigida e dove la madre preferendo la sorella minore a lei sino poi alla sua dedizione alla danza classica. Questo le darà il La per entrare nel mondo dello spettacolo pensando alle riviste di moda per le quali ha posato sino poi ad esordire nel mondo del cinema come attrice e nel 1952 apparve nel primo film Le Trou normand e da Vadim a Clouzot lavora nel '60 a La verità sino al '65 in Erasmo il lentigginoso a fianco del grande James Stewart eppure nel 1974 annuncia il suo ritiro dalle scene partecipando come cantante all'immagine della donna sexy e divenendo nel tempo attivista per i diritti degli animali: da sempre si è definita di destra dalla parte di Charles de Gaulle e mettendo la sua immagine a fianco del Fronte Nazionale Marine Le Pen contro l'attuale Macron: nelle sue dichiarazioni sostiene i principi tradizionali con atteggiamenti che difendono la natura nei suoi aspetti spontanei e selettivi anche se ha rilasciato nel tempo dichiarazioni contrarie alla subordinazione femminile nel mondo islamico. Ultimamente ha dichiarato la pandemia Covid -19 un'autoregolazione demografica. E' considerata una delle donne più belle del mondo e nonostante i suoi oltre sessant'anni non ha mai perso stile ed eleganza: è al parti di una Marilyn Monroe vivente anche se ha scelto la via del silenzio e della vita privata lontana dai riflettori. Ha oltre una cinquantina di film alle spalle e dopo tre matrimoni sposa Bernard d'Ormale un esponente politico. E' un'icona vivente, l'immagine del fascino francese, europeo, della donna bionda e intrigante. Sex Symbol tra gli anni '50 e '60 giunge a noi come una star internazionale senza precedenti che continua a mostrarsi nelle sue battaglie private.
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La Vetrina
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Ciro Palladino
La Vetrina in questo numero tratta dell'artista
Ciro Palladino e della sua opera facente parte della collezione (R.C.n°19)
della Collezione Privata custodita alla Serafica di Torino. Nel testo AION. Il Tetramorfo ovvero ne Il Quarto Libro della Natura viene
descritta criticamente la sua partecipazione a Pescara presso Rinascenza
Contemporanea in una collettiva da cui decide di donarmi il pezzo: l'artista
campano decanta mondi in caduta descritti tra la metafisica di un mondo
ancestrale e l'onirico desiderio di mantenere in vita qualcosa. Eppure si
sviluppano echi di una sofferenza transitoria tra la materia e lo spirito, tra
la luce e la tenebra di un'introversione spietata. Nel suo modus operandi tende
alla stratificazione, ad incollare delineando meta-mondi ed ultra-dimensioni
che coinvolgono esclusivamente l'osservatore. La sua irrealtà realizzartiva
dunque definisce mondi sospesi in cui manichini amorfi indicano la via
attraverso pose drammatiche e dove oggetti derivati dal mondo materiale vengono
trasposti in dimensioni metafisiche ove le tenebre prevaricano sulle cose non
lasciando spazio alla luce di ridare vita alle cose. in questa lotta è proprio
la luce a pagarne le conseguenze: qua e là vi sono frammenti di spazio, ritagli
nel tempo in cui filtra per illuminare palcoscenici decadenti in cui le anime
antiche trovano finalmente la loro vocazione.
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Arte
e dintorni
Egocentrismo: L'arte individuale
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Da quando gli esseri umani lasciano testimonianza di sé hanno sempre descritto il proprio Io tanto è vero che hanno tentato di dare una visione del mondo attraverso il culto della propria personalità: in questo senso pensiamo allo status raggiunto da un genio di ogni tempo come Albrecht Durer che a metà strada tra artigiano e artista ad esempio si auto-celebrava attraverso una serie di autoritratti che lo distinguevano dalla massa. Lui è l'artista che di più si è dilettato a cercare sé stesso attraverso l'arte come possiamo comprendere dall'Autoritratto con pelliccia realizzato nel 1500.
Allo stesso modo pensiamo ad un altro artista del calibro del Parmigianino che nel 1524 realizza un Autoritratto entro uno specchio convesso: conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna conserva la moda del tempo che oltre all'autocelebrazione degli autoritratti sviluppava una certa dedizione per la pittura ad olio e per l'utilizzo di specchi.
Queste mode si sono propagate poi nel tempo pensando a stereotipi autocelebrativi che nel corso dell'epoca barocca attraverso Caravaggio e così nella fase illuministica e romantica si è spinta sino al Novecento in cui mostri sacri del calibro di Andy Warhol sono giunti a firmare dollari in serie: operazione che determinava l'unicità del dollaro per il numero di matricola in serie ed il fatto che fosse autografato. Del resto il famoso quarto d'ora di celebrità esteso a tutti fu una profezia sconvolgente: Warhol ha rappresentato la summa del narcisismo artistico in quanto diventa lui stesso opera d'arte per quello che ha toccato, per quello che ha mangiato, per quello che ha detto; lui è ARTE.
Eppure
questo genere di operazione artistica è giunta a noi dopo un sessantennio di
maturazione intellettuale da cui è stata digerita, assorbita e rigettata nel
Sistema Arte che traducendo in realtà la sua profezia l'ha dilatata al
pubblico. Oggi davvero chiunque è in grado di fare qualunque cosa: uno sconosciuto
che sia in grado di fare e che lo metta al centro dell'attenzione ha modo di
finire sui giornali, di circolare su internet e di raggiungere la fama in breve
tempo sino poi a sfiorire in fretta. Da questo punto di vista in cui tutto è
alla portata di tutti determinando la dozzinalità dell'arte attuale per via del
qualunquismo espressivo della personalità ci porta ad una ulteriore
considerazione: se l'individuo a prescindere da cosa faccia ma per il fatto di
averlo fatto e messo in circolazione riesce a dare immagine di Sé! Allora ci
domandiamo: cosa avverrà tra qualche decennio? L'individuo espone il proprio
Ego svuotandolo pubblicamente: l'intelligenza artificiale riprodurrà via via
questi parametri di condivisione collettiva trovando in Sé caratteri di
originalità, unicità ed interesse che stimoleranno le masse? Saranno gli
algoritmi a creare nuove nicchie di individualità onanistiche? Certamente.
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Eppure questa sorta di proiezione individuale del
proprio Io attraverso le cose appartiene alla storia delle arti in generale; in
tal caso spicca il senso estetico di Michelangelo Buonarroti il quel sosteneva
in proposito che ogni pittore rappresentasse sempre sé stesso anche quando
valutava di rappresentare altri soggetti: l'io frantumato appartiene alla
ricerca dell'EGO per qualsivoglia espressione artistica. La mente proietta la
propria visione del mondo tornando sempre alla propria visione di Sé: un Sé
effimero, mortale, distinto in aspetti diretti e indiretti della psiche.
Nell'atto di creare questi aspetti si scompongono in prospettive divergenti,
contrastanti, polemiche verso le resistenze al senso di liberazione. Da questo
presupposto origina il principio della frantumazione dell'identità: in questo
sembra di ricordare le concezioni di Baudelaire il quale sostenne che:"... l'artista non è artista che a condizione
di essere doppio e di non ignorare nessun aspetto della sua doppia natura".
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La perdita di identità rappresenta il passaggio a qualcosa di superiore ad esempio come nel caso di Amedeo Modigliani il quale ricercava attraverso le linee allungate immagini fisse, con gli occhi cancellati rielaborando geometricamente la pelle umana smaterializzata al punto di perdere sostanza, verbo, luce: le figure deprivate di uno sfondo, di un peso, di una consistenza traducono la ricerca del doppio in cui la natura umana necessiti di uno spiraglio per poter essere attraverso le cose. L'ego smaterializzato di Modigliani trova differente consistenza nella pittura di De Chirico ad esempio in cui questa frantumazione dell'ego in rimandi dotti come nella statuaria classica che lo poneva in una sorta di rispecchiamento psicologico: ecco l'idea narcisistica di un Sé che si guarda da fuori configurandosi con modelli che provengono dal passato. Eppure in questo sdoppiamento la statuaria rinvia ad un'anima morta, congelata, estrapolata da un contesto e ridotta a spaventapasseri di un ricordo senza senso: torna così l'immagine di Narciso che si osserva in uno specchio d'acqua sino poi ad essere attratto al punto di cadere nella pozza d'acqua e di annegarvi solo per attrazione verso la propria immagine. Non è forse il dollaro warholiano l'esempio lampante di come sia caduta in sé stessa l'immagine simbolica del Narciso disperso tra le onde della propria vanitas?L'atto stesso di autografare un dollaro significa rendere arte tutto ciò che passi tra le mani di questo oracolo, di questo medium, di questa sorta di re Mida che tutto ciò che tocca diventa oro.
Anche Rimbaud sostenne che l'Io fosse altro da una costruzione stabile: tale visione che originava dal culto umanistico di un Essere perfetto, centrale, fisso è stato via via polarizzato, dualizzato per essere poi scomposto e parcellizzato sino poi alla frantumazione nei suoi molteplici aspetti. In questo senso trona Freud con l'analisi psicoanalitica della personalità, delle pulsioni, delle ossessioni, delle angosce che traducono il suo equilibrio/squilibrio, il suo tornare e divenire attraverso l'unica possibilità che ha di adattamento: l'EGO appunto. Ora se al tempo del Secolo dei Lumi la polemica era incentrata soprattutto sul senso polemico del decadimento Medievale mediante l'esaltazione della ragione a cui l'io era tenuto a rispondere in nome del buon senso e della lotta alla natura sino poi all'impulsività Romantica in cui il sentimento e la notevole reazione emotiva spinse razionalmente al Positivismo ed alla ricerca scientifica di questi stati scomposti di ciò che un tempo era considerato spirito ed ora psiche. La psicoanalisi non è altro che la razionalizzazione dell'anima precedentemente ricercata dai processi filosofici che ancor prima disputavano su paradossi teologici e su questioni di ordine morale, di etica ed equilibrio. Nel corso di questo progredire ideale l'artista dapprima lavorava sul suo saper fare mediante insegnamenti che quella bottega gli dettava in senso corporativo e di mestiere; da questo gruppo di lavoro l'artista/artigiano divenne cane sciolto tentando la via sperimentale attraverso la propria capacità mediata da qualcosa di innato sino a perdere gli insegnamenti oggettivi dettati dalle maestranze e ricercando dentro il proprio Sé: l'artista dannato, il poeta maledetto, il sacerdote di mondi guarda dentro la propria anima ed ispirandosi crea. In questo modo la poetica soggettiva si è fatta strada attraverso l'Ottocento ed il Novecento sino a decadere nel marasma contemporaneo.
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Narciso(1597 - 1599)
Michelangelo Merisi da Caravaggio
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Quando parliamo del mito di Narciso assistiamo al culmine della cultura egocentrica occidentale la cui vanità ci ha spinti nella crisi culturale, ideologica e politica in cui non credevamo mai che saremmo potuti cadere così in fretta: un secondo medioevo, un'epoca oscura in cui la fede in sé ci farà sprofondare nell'oceano dell'indifferenza e dell'incoscienza collettiva. Sappiamo infatti che Narciso si innamorò di sé stesso al punto di annegare nello specchio d'acqua in cui andò a riflettersi: Caravaggio rende il senso dell'opera attraverso l'oscurità che avvolge il personaggio illuminato da questa luce teatrale e drammatica. In questa sequela di particolari incisivi denota questo desiderio di azione, di trasformazione e inquietudine quasi come se il soggetto potesse prendere vita e decidere l'inevitabilità del proprio destino. L'opera custodita a Palazzo Barberini di Roma è la rappresentazione effimera di questo culto dell'autoreferenzialità attraverso la rappresentazione simbolica dello specchio maledetto che ha portato l'uomo moderno a perire, a distanziarsi sino a gravitare intorno a valori che via via hanno perso significato.
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Conosciuti come Babau e poi come Muppetts erano personaggi in forma di pupazzo ideati nel 1954 da Jim Henson per due show televisivi di quegli anni.
Poi dopo la morte del padre fu suo figlio Brian nel 1990 a portare avanti dicendo che il nome derivasse dalla fusione di marionetta e pupazzo (marionetta + puppet). Esordirono nel 1955 nel programma Sam and Friends sino al 1961 sino poi al '69 con il Sesame Street e da questo momento divennero icona di quegli anni: l'autore infatti da quel momento portò avanti il proprio Marchio di fabbrica realizzando Labyrinth, Fraggle Rock e The Dark Crystal sino alle successive trattative con la Walt Disney ed ai successi postumi. Il tutto era studiato in modo che un burattinaio tenesse il pupazzo da sotto e lo manipolasse attraverso un meccanismo sottostante che a sua volta dava il più delle volte anche la voce al proprio personaggio di riferimento. Erano realizzati da tessuti, pellicce, nylon e filo di cotone ed erano caratterizzati da queste grandi bocche ed occhioni espressivi.
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Per
non dimenticareUn anno fa:
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La nostra storia è stata narrata da poeti erranti che nelle diverse storie delle loro vite ci hanno accompagnati nelle nostre. Isole lontane che hanno dato l'esempio con il loro fare unico ed assoluto. Proprio un anno fa di questi tempi un poker di assi ci ha lasciato in questi drammatici giorni: la stilista inglese Vivienne Westwood morta all'età di ottantuno anni, il Papa Ratzinger all'età di novantacinque anni: ancora l'architetto giapponese Arata Isozaki all'età di novantuno anni ed infine la leggenda del calcio Pelé all'età di ottantadue anni.
Storia del fumetto
I MUPPET
Dal 1976 debuttò il Muppet Show una sorta di parodia del varietà che andava in quegli anni e dove emergevano una colorita varietà di personaggi come Ernie, Bert, Oscar the Grouch, Big Bird ed ancora Miss Piggy, Fozzie, Gonzo e Animal. Spiccavano inoltre Kermit la Rana e Rowlf sino poi alla produzione di tre film come Ecco il film dei Muppet (1979), Giallo in casa Muppet (1981) e I Muppet alla conquista di Broadway (1984). Il successo della serie così come dei film è stato sconvolgente ed ha segnato una tendenza di quegli anni d'oro in cui l'originalità e la maestria di fare con poco dava i suoi frutti: non furono spesi capitali come avvien oggi per le produzioni filmiche eppure il merchandising era talmente sviluppato e diffuso dai media che bastava semplicemente fare un film per attrarre pubblico.
Forse si trattava di un pubblico meno esigente ma l'attrazione che questi pupazzi aveva predefinito con i suoi fan era tale da attrarli a cinema: la generazione degli anni '50, degli anni '60 e dei '70 li ricorda con affetto mentre a partire da quella successiva degli anni '80 ne ha già un vago ricordo. Io che sono della classe '75 li ricordo perfettamente: ero piccolo e stavo davanti al televisore nei primi anni '80 quando la televisione italiana li diffondeva nelle ore del tardo pomeriggio o della sera. La spersonalizzazione della serie metteva sullo stesso piano la varietà di personaggi diversi tra loro: era un programma corale, allegro, divertente che ancora celebrava l'amicizia prima che l'individualità prendesse il sopravvento sulle cose
La prima oltre che stilista era stata definita madrina del genere punk e per i diritti LGBT, il secondo fu il papa emerito che dette le dimissioni lasciando il posto a Papa Francesco. Isozaki invece è stato uno dei più grandi architetti al mondo così come Pelé che nel calcio ha segnato tutti i goal possibili: se la morte di Maradona ha segnato la fine del più grande giocatore al mondo quella di Pelé ha segnato la morte del calcio. Ognuno di loro non ha bisogno di essere descritto perché ognuno di loro ha rappresentato l'innovazione nel proprio mestiere, ognuno di loro è stato unico. Ognuno di loro è stato un'icona per il sapere e la conoscenza mondiale eppure il tempo, l'età e la morte li ha raggiunti. Erano tutti e quattro anziani, capaci nel proprio lavoro e pezzi di storia: in ogni parte del mondo saranno ricordati per la loro capacità, per la loro unicità e per l'amore che hanno dato al mondo attraverso l'unica cosa che fossero in grado di fare: Sé stessi. Questo li renderà per sempre vivi nel pantheon degli dei umani, nel tempio dei geni sapienti che mai verranno obliati finché il genere umano vivrà sulla Terra.
CRITICA della CRITICA
Partiamo da una premessa: nei miei testi analitici Sincretosophici di storia della critica dell'arte determinati dalla Teoria Sinaptica Essenziale utilizzati per oltre un decennio nei miei spazi espositivi di Rinascenza Contemporanea in cui ho avuto modo di studiare direttamente sul terreno espositivo gli artisti contemporanei della realtà vivente ebbene proprio sul campo ho definito l'invitabile caduta nell'Era oscura. Questo fenomeno necessiterà di nuovi spunti, nuovi modelli che partono dal passato sicuramente generando nuove vie capaci di dare luce alla tenebra ideale in cui siamo piombati: e questa tenebra è stata generata dall'individualità becera incapace di guardarsi attorno. L'artista di oggi inglobato appunto dai mercati e dal grande pubblico omologato necessita di egocentrismo, di singolarità e passivismo estremo. In una parola INDIVIDUALESIMO e la Nuova Modernità sarà la chiave di volta per uscire dall'oscurantismo ideologico. A questo punto dell'esposizione cito uno dei più grandi storici dell'arte pioniere dell'Iconologia ovvero Erwin Panofsky il quale nella sua carriera nel secolo scorso individuò come regione ultima e più alta dell'interpretazione di un'opera d'arte in quella che definì appunto iconologia in cui e per mezzo della quale comprendeva la visione del mondo dell'artista veicolata dalle sue scelte formali e compositive individuali. Questo elemento gli consentiva di ricercare nell'attività creativa degli artisti frammenti che descrivessero proprio questa visione del mondo attraverso la scelta di colori, di soggetti, di forme particolari che dialogassero con il pubblico della relativa epoca storica. Ed ecco che da questa prospettiva torniamo alle mie personali teorie estetiche perché ciò che definisco Documento dell'Anima ovvero l'opera ha questa funzione partendo dall'idea che l'artista non sia altro che un vettore specifico di una data cultura in quanto individualmente sia frutto di una cultura: ha avuto dei genitori, un nucleo famigliare, una nazione, una religione; in altre parole sia portavoce di un'epoca e di una geografia e di fattori esteriori che poi ha interiorizzato a prescindere dalle proprie origini e dalla propria educazione sino poi a ricercare attraverso i propri strumenti una particolare forma di linguaggio capace di compensarlo in maniera complementare nel senso che mentre parlava rivolgendosi ai suoi contemporanei (che derivavano dalla sua storia) lui metteva in campo sensazioni e sentimenti che nessuno gli aveva mai insegnato. In questa disputa di elementi introspettivi e individuali lasciava una traccia di Sé oltre il tempo capace di relazionarsi ad intelligenze di qualsiasi altra civiltà e dal dialogo extra-temporale originava l'Opera d'Arte. Torna così il valore iconologico panofskyano interpretato in chiave attuale dalla concezione assolutistica dell'Io allo stato puro.
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Michelangelo Pistoletto
Nato a Biella nel 1933 è uno dei più grandi artisti internazionali della contemporaneità: protagonista assoluto dell'Arte Povera sappiamo che sin da giovane si trasferì a Torino dove si dedicò al restauro e frequentando lo studio di suo padre Ettore Oliviero Pistoletto si dedicò all'arte moderna sino poi alla collaborazione con Armando Testa creatore della scuola di Pubblicità in Italia; da qui al suo autoritratto presso il Circolo degli Artisti e poi alla Galleria Galatea di Torino. Dai quadri specchianti in cui mostrava la ricerca dell'Ego arrivò all'arte povera sin dalla fine degli anni'60 da cui poi espose presso la Galleria Christian Stein in una serie di dodici mostre consecutive in quel concetto di OMINITEISMO, da qui il suo viaggio nel mondo fu complesso sino a giungere negli Stati Uniti e negli anni '90 in Francia. Dalla Cittadellarte alla creazione del Terzo Paradiso ovvero di un segno matematico dell'infinito attraverso l'aggiunta di un terzo cerchio all'interno dei due dell'infinito. Forse il simbolo del Terzo Paradiso è in stretta connessione al suo principio ominiteista secondo cui le persone e le istituzioni religiose non derivano da un giudizio superiore quanto dalla propria responsabilità terrena. E' proprio la responsabilità di tutti la regola della convivenza in questo mondo sino al 2012 quando coniò la DEMOPRAXIA ovvero alla democratica in sostituzione al precedente potere. In altre parole l'intento dell'artista piemontese è quello di coinvolgere il popolo dell'arte in una battaglia che parte dal senso estetico per giungere più in alto ovvero l'arte dovrebbe unire artisti, pubblico, galleristi e uomini di cultura, intellettuali, collezionisti e mercanti con lo scopo di attivare un ecosistema autoregolato e responsabile da cui si dovrebbe attivare e sollecitare proprio una forma di responsabilità sociale. Pensiamo in questo senso allo stato definitivo che ha provato lo spettatore innanzi alla prima istallazione del maestro: La Venere degli Stracci appunto. In questo esempio lampante di arte povera l'artista piemontese infatti pone un capolavoro scultoreo della tradizione classica innanzi ad un cumulo di stracci: il simbolo della bellezza e della fertilità a contatto di un cumulo di panni ironizza il valore simbolico precedente in qualcosa di decadente in cui l'ordine del mondo da cui discendevamo era scomposto dai panni gettati a terra. Il disordine prendeva il sopravvento ed in questo modo l'equilibrio dello scultore neoclassico Thorvaldsen veniva messo in discussione mediante una sorta di criticismo artistico che dava ulteriori strumenti informativi ad un pubblico al tempo non abituato a questo tipo di discorso. Era l'inizio di un'epopea discorsiva in cui le neoavanguardie artistiche aprivano le porte al linguaggio concettuale in cui poco per volta siamo sprofondati sino in fondo. Pistoletto è stato un precursore atipico dell'arte individuale in cui il poverismo metteva il pubblico a confronto di verità sottese, di argomentazioni tabù e ad atteggiamenti critici che fino a quel momento non erano mai stati presi direttamente in considerazione.
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La Venere degli Stracci (1967). Museo d'arte contemporanea (Rivoli)